De Marco (Caritas): “L’importanza dei corridoi umanitari per promuovere l’accoglienza”

L'intervista di Interris.it alla dott.ssa Manuela De Marco, membro dell’Ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana, in merito ai corridoi umanitari

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Foto: © VaticanMedia

I diversi conflitti attualmente in corso, come quello tra Israele e Hamas o quello tra Russia e Ucraina, hanno riportato d’attualità l’importanza dei corridoi umanitari, ovvero un percorso, a carattere temporaneo, sicuro mediante il quale si forniscono aiuti o strade di evacuazione per i civili in pericolo, intrappolati nelle zone di conflitto. In particolare, i “corridoi umanitari”, sono porzioni di territorio che, all’interno di zone teatro di guerra vedono la temporanea e locale sospensione delle azioni belliche per consentire il passaggio di convogli per il trasferimento dei profughi e per l’assistenza alle popolazioni. Le modalità possono essere diverse: riguardare la distribuzione di alimenti, generi di prima necessità o medicinali o consentire il trasferimento dei civili o dei soggetti più a rischio in zone sicure fino all’espatrio dei profughi con percorsi legali. Interris.it, in merito all’importanza dei corridoi umanitari e al loro attuale utilizzo nelle aree di conflitto, ha intervistato la dott.ssa Manuela De Marco, membro dell’Ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana.

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Migranti (© Barbara Zandoval su Unsplash)

L’intervista

Dott.ssa De Marco, qual è la funzione dei corridoi umanitari? In che modo possono essere sviluppati?

“I corridoi umanitari sono delle vie legali di ingresso, ovvero un modo per far arrivare in sicurezza o far affrontare viaggi pericolosi alle persone che sono in cerca di protezione perché in fuga dai loro paesi. Questi ultimi, anziché mettersi nelle mani dei trafficanti possono essere aiutati con questo programma dai paesi di transito nei quali, nel frattempo, hanno trovato una protezione non durevole, in quanto si tratta comunque di paesi instabili o che non garantiscono un possibile percorso di integrazione. Da qui si possono prendere in carico le persone in condizione di vulnerabilità fisica o quelle per cui, i ricongiungimenti familiari con i parenti già in Italia, sarebbero molto lunghi e complicati. Il presupposto è il riconoscimento della protezione internazionale da parte del nostro paese”.

Come si sta connotando l’azione di Caritas Italiana su questo versante?

“Caritas Italiana, fino ad oggi, ha concluso due programmi di corridoi umanitari realizzati dai paesi di transito, come l’Etiopia, il Niger, la Giordania e la Turchia. Attualmente si sta concludendo un programma di corridoi per i cittadini afghani, avviato dopo che sono terminate le operazioni di evacuazione umanitaria promosse dal governo italiano che, dando un segno di ampliamento della platea dei beneficiari, insieme a Caritas, Sant’Egidio, Unhcr e ad Arci ha promosso questo ulteriore programma. Ognuno di questi partner ha avuto la possibilità di gestire una parte dei beneficiari da ammettere nei vari programmi. Noi di Caritas Italiana stiamo operando per far giungere in Italia dei cittadini afghani attraverso il Pakistan”.

Papa Francesco ci ha più volte richiamato ad “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Quali sono gli auspici di Caritas su questo versante?

“Noi ispiriamo tutta la nostra azione e i nostri programmi a questo messaggio di Papa Francesco. Le parole del Santo Padre sono state forti e chiare e, da quando sono state pronunciate, ha improntato i nostri programmi nazionali e internazionali per l’accoglienza dei rifugiati. L’elemento importante che percepiamo subito è di aver dato una chance di salvezza a persone che difficilmente l’avrebbero avuta, evitando loro di finire nelle mani dei trafficanti e affrontare viaggi pericolosi. Questa è la prima utilità di un programma come quello dei corridoi umanitari”.