“L’impegno di Croce Rossa inizia nel novembre 2016 quando supero l’esame del corso base al comitato di Napoli. Fu un momento bellissimo, perché da lì cominciai ad entrare a pieno titolo nella grande squadra, pronto ad aiutare il prossimo”. Così ad Interris.it Emanuele Pio Napolitano racconta l’inizio della sua vita in Croce Rossa.
“All’inizio le attività a cui partecipavo erano molto limitate a ciò che poteva fare un volontario del gruppo giovani. Croce Rossa infatti non è solamente ambulanza o emergenze nelle calamità naturali, come quella che stiamo vivendo in questo periodo, ma bensì è legata anche all’area sociale, salute, emergenza, area giovani, all’area dello sviluppo e delle gestioni di cui pure faccio parte. L’area giovani si occupa di diverse tematiche legate all’ambiente e alla prevezione delle malattie sessualmente trasmissibili, l’alimentazione, la sicurezza stradale”.
“Sono entrato in Croce Rossa perché la mia figura si rispecchia moltissimo con quelli che sono i sette principi della Croce Rossa. Umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontarietà, unità ed universalità. Amo stare a contatto con quelle persone che non hanno nulla, ma che anche semplicemente sentendosi dire una parola di conforto o vedendosi dare un panino sono felici. Vedere il loro sorriso mi riempe di gioia. Aiutare gli altri, poter dare una mano all’ultimo mi scalda il cuore, mi da carica ed è per questo che continuo a donarmi agli altri”.
“In questo momento grazie al progetto “Il tempo della gentilezza”, presentato a marzo dal presidente Francesco Rocca, siamo entrati nelle case delle persone con il servizio di consegna di spesa e farmaci a domicilio, soprattutto per le persone fragili che in questo periodo non potevano recarsi a fare la spesa. Noi tramite un centralino raccoglievamo le richieste e ci attivavamo. Spesso però ci hanno chiamati anche per una semplice chiacchiaerata. A quel punto con l’ok del responsabile ci siamo recati a casa di quelle persone anche per capire semplicemente se stessero bene o se avessero bisogno di qualcosa nello specifico”.
“Ci sono tante persone che hanno bisogno di alimenti. In particolare le famiglie in cui ci sono i bambini che spesso richiedono proprio prodotti specifici anche per neonati, come il latte artificiale. Purtroppo sono prodotti molto costosi e c’è bisogno di aiuto. Ci sono alcune famiglie che chiedono anche i vestiti per i bambini, famiglie nelle quali hanno dovuto scegliere se comprare i vestiti o mettere un piatto a tavola. La situazione è davvero tragica purtroppo”.
“Personalmente la fede mi ha aiutato tantissimo nel sostenere questa situazione che non era facile e non lo è tutt’ora. Durante il lockdown uscire ogni mattina e trovarsi in un deserto dove era tutto chiuso e le uniche persone che vedevi erano quelle in divisa e quelle a cui andavi a consegnare gli alimenti, faceva quasi spavento. Il Signore mi ha dato la forza di andare avanti e di vedere la luce anche lì dove magari gli altri non riescono più a vederla. In due battute, per chiudere questa bella intervista: cos’è per te Croce Rossa?“Una grande famiglia”.
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