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Crescere a Corleone. La testimonianza di Maria Guagliardo

E’ la reazione morale dei giovani di Corleone ad un destino segnato dal marchio di “terra di mafia”. La cooperativa si chiama Nsitu, che in siciliano vuol dire innesto. Ed è stata concepita come un innesto che crescerà portando i suoi frutti. Interris.it ha raccolto la testimonianza di una delle protagoniste della rinascita no-mafia di Corleone: Maria Guagliardo.

La reazione morale dei giovani di Corleone

A Corleone il 2021 si preannuncia sicuramente complicato per il turismo e la cultura, ma i giovani che fanno parte di “Nsitu” sono fortemente motivati a portare avanti il percorso del progetto “Questa terra sarà bellissima”. L’arcidiocesi di Monrealeper mezzo della Caritas diocesana e in partenariato con Confcooperative Sicilia, ha promosso e sta gestendo un progetto di valorizzazione e gestione dei beni culturali ecclesiali a Corleone, comune-martire della protervia mafiosa. “Questa terra sarà bellissima” è un progetto di sviluppo di comunità, sostenuto con i fondi 8xmille. Con l’obiettivo generale di sostenere un processo di riappropriazione di una identità positiva da parte degli abitanti di Corleone. E di risanamento di ferite identitarie e sociali, generate dalla storia recente. Un impegno che la Chiesa ha messo al primo posto.Essere giovani in una terra difficile come Corleone è più una sfida o un’opportunità?

“Corleone è una terra che ha avuto una sua ricca storia, con le sue luci e le sue ombre. Alla domanda se è più una sfida o una possibilità rispondo che è sicuramente una possibilità ed una sfida insieme. La possibilità di far conoscere le bellezze di un territorio, e la sfida derivante dal fatto che è considerato e conosciuto, ormai, solo per le sue ‘difficoltà’”.La pandemia ha accresciuto il valore della solidarietà nell’azione di volontariato delle nuove generazioni?

“La pandemia ha aumentato il senso di incertezza e insicurezza sul futuro mettendo a serio rischio l’essenziale bisogno relazionale della gente. La paura, negli scorsi mesi invernali, ha infatti prevalso sulla capacità di guardare ai bisogni degli altri. La solidarietà è stata presente, dunque, a macchia di leopardo, ed è stata prevalentemente  legata ai contesti parrocchiali e a qualche iniziativa privata”.La fede è un aiuto per superare le difficoltà in un angolo difficile d’Italia?

“Ritengo che la fede, come atto di affidamento a Dio, può essere un aiuto se la viviamo come capacità di non perdere la speranza. È chiaro che la speranza deve essere sempre unita alla personale capacità di trovare soluzioni e alternative. La sola fede, scevra da azioni efficaci e pratiche, non potrebbe portare alla soluzione dei problemi”.Sono più le potenzialità o i disagi del crescere a Corleone, per troppo tempo danneggiata da retaggi della mentalità mafiosa?

“Ho vissuto alcuni anni della mia vita fuori da Corleone e dalla Sicilia e penso che chi vuole essere incisivo e presente nella realtà, ad oggi, può esserlo sia qui che in qualsiasi altro posto”.Cosa rappresentano la diocesi di Monreale e il suo arcivescovo monsignor Michele Pennisi per i giovani impegnati nella Chiesa come lei?

“La diocesi e l’arcivescovo sono un punto di riferimento perché rappresentano la Chiesa nel territorio. Monsignor Michele Pennisi per i giovani impegnati nella Chiesa si fa compagno di viaggio in una Chiesa in uscita”.

Giacomo Galeazzi

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