Come deve cambiare la sanità per sostenere l’urto del Covid. Intervista all’economista Moscone

"Servono riforme strutturali". Intervista di Interris.it al professor Francesco Moscone, docente della Brunel University di Londra e dell'Università Ca’ Foscari di Venezia, tra i più autorevoli economisti della sanità in Europa

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“Questa pandemia ci insegna l’importanza di costruire sistemi sanitari resilienti. Ovvero con la capacità di assorbire, reagire e adattarsi a cambiamenti strutturali. E ciò mentre si fa fronte alla gestione ordinaria delle attività”, spiega a Interris.it il professor Francesco Moscone. Docente della Brunel University di Londra e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia è tra i più autorevoli economisti della sanità in Europa.

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“Servono investimenti adeguati. E una progettualità che faccio fatica ad intravedere nel nostro Paese. A differenza dell’Italia e della Spagna ci sono Paesi come la Germania e la Norvegia che sono dotati di una quantità relativamente elevata di personale medico. A parità di altri fattori, quindi, hanno una maggiore capacità di risposta allo shock Covid-19″, afferma a Interris.it l’economista. E aggiunge: “Possiamo fare lo stesso ragionamento per il numero di posti letto ospedalieri. Che in Italia è più basso rispetto a Francia e Germania. E più vicino alla situazione del Regno Unito e della Spagna. Errare è umano. Ma è di una gravità inaudita osservare che la maggior parte delle regioni italiane non ha ancora provveduto al necessario. Cioè, in piena seconda ondata, al potenziamento dei reparti indispensabile ai malati Covid in fase avanzata”.MosconePerché non ha funzionato la strategia italiana di prevenzione della seconda ondata Covid?

“Dopo la prima ondata, bisognava invece correre subito ai ripari. Magari anche accedendo ai fondi Mes. Che certamente potrebbero contribuire alla costruzione di un sistema sanitario più resiliente. In tutto questo, secondo me l’Europa dovrebbe giocare un ruolo di coordinamento e di leadership più marcato. Ciò oltre ad iniettare risorse attraverso il Recovery Fund”.

Foto © Abc

Perché?

“Esistono troppe differenze territoriali nella capacità di testare, identificare, tracciare i casi Covid, nei tempi e nei modi delle misure di confinamento. Inoltre, gli Stati membri dell’Ue  sembrano comportarsi un po’ come le nostre regioni italiane. Dove ognuno vuole dire la sua mentre il virus galoppa. La retorica del politichese a volte sfocia nel populismo e altre nella deresponsabilizzazione. Così il tempo perso si traduce in sofferenza umana e morte”.A cosa si riferisce?

“In altre parole, ci vorrebbe un’unica regia quando si è in emergenza, che si muova all’insegna dell’evidenza scientifica. E laddove non è possibile, secondo il criterio della prudenza. Paesi come il Regno Unito oggi non si ritroverebbero nel dramma che stanno vivendo se avessero fatto tesoro dell’esperienza del caso Italia nella prima ondata. Credo che  il nostro Paese abbia fatto scuola in Europa e non solo”.SanitàCi si era illusi di poter fare a meno della sanità di base?

“Mi rimarrà sempre impressa la polemica dell’estate che precedette questa grande crisi. Un importante esponente politico riteneva che ormai in questo nuovo secolo fosse tutto cambiato. E che grazie ai nuovi mezzi di comunicazione quali internet, fosse tramontato il ruolo di fiducia ricoperto dal medico di famiglia nella nostra società. E ciò a favore della ricerca di informazioni e interazione attraverso per esempio Internet”.

sanitàE invece?

“Qualche mese dopo, in piena pandemia, il non aver coinvolto i medici di base nella gestione della crisi, e l’aver puntato principalmente sulla rete ospedaliera, si sarebbe rivelato un errore fatale. Soprattutto per alcune regioni come la Lombardia, quando si comparano i tassi di mortalità con la regione Veneto. Come ho dimostrato insieme ai miei coautori, lavorando con dati italiani, il medico di famiglia è fondamentale”.sanitàIn cosa?

“Nell’identificare le strutture migliori dove farsi curare. Mentre l’informazione che proviene da una rete di non esperti medici (internet o il passaparola) in molti casi può portare a scelte sbagliate. Decisioni errate che si possono ripercuotere sulla salute delle persone. Bisogna rafforzare la sanità di base non soltanto perché essa è complementare alla specialità medica. Ma anche perché figure come il pediatra diventano delle sentinelle importanti nel sistema sanitario per identificare e gestire focolai epidemici”.SanitàQual è la soluzione?

“Durante la pandemia in molte altre nazioni i medici di base hanno unito le loro forze con i servizi di assistenza territoriale. Mentre altre hanno formato delle cliniche per la febbre, per esempio la Lituania, organizzate dagli stessi medici di base. In molti Stati membri, una debole integrazione tra la sanità di base, quella specialistica e assistenziale ospedaliera e dei servizi territoriali ha messo a dura prova la tenuta della rete ospedaliera. Mentre molte case di cura sono diventate vettore di trasmissione dell’epidemia”.sanitàCosa dovrà cambiare in seguito all’emergenza Covid nell’organizzazione sanitaria in Italia?

“Per ritornare alla sua prima domanda, anche il nostro sistema sanitario, con il supporto dell’Europa, dovrà diventare più resiliente alle grandi sfide e shock che caratterizzeranno questa epoca. Questo vuol dire che forse dovremmo ripensare sistemi sanitari regionali che si fondano principalmente sull’idea, di impostazione anglosassone, della competizione tra gli erogatori di servizi assistenziali. E puntare sulla cooperazione e la solidarietà all’interno delle regioni e tra le regioni”.SanitàPuò farci un esempio?

“Dovremmo evitare di continuare nella logica dei tagli lineari della spesa pubblica. E investire in formazione dei nostri medici. Abbandonando anche l’idea che avere più posti letto porti inefficienza. La voce ricerca e sviluppo diventerà importante per la realizzazione di nuovi vaccini, cure e tecnologie. E dovrà passare attraverso la collaborazione tra pubblico e privato.SanitàCioè?

“Il nostro sistema dovrà garantire un’informazione medica pulita dalla tanta disinformazione che abbiamo visto alcune volte mettere in pericolo la sicurezza pubblica. Inoltre, la gestione dei dati deve cambiare, bisognerà garantire ai ricercatori di poter usare l’informazione medica. Facendo comunicare i vari database esistenti nel territorio. E collaborando a qualsiasi livello con gli attori decisionali. Passata l’emergenza dovremo sviluppare ovunque un forte sistema di servizi sociali che deve essere integrato con il sistema sanitario”.sanitàPoi cosa bisognerà fare?

“Dovremo sfruttare importanti tecnologie come la tele medicina. La cosa più importante sarà quella di organizzare un sistema dove al prossimo shock non si nasconderà sotto il tappeto, come è stato fatto in molti casi, la gestione ordinaria di tanti malati cronici”.sanitàQuali sono i sistemi  sanitari che hanno retto meglio in Europa all’urto della pandemia?

“In assenza di un vaccino e di cure sanitarie adeguate, sono i Paesi come il nostro che hanno imposto il lockdown per favorire la distanza sociale. Cioè l’niziativa che ha maggiormente rallentato la pressione sugli ospedali. Tuttavia, molti Stati membri dell’Europa, invece che cercare di piegare la curva dei casi sostanzialmente a zero, questa estate hanno riacceso i motori delle economie. Ritrovandosi a dover far fronte a questa seconda ondata anomala con un inevitabile secondo lockdown e la conseguente chiusura di molti mercati”.sanità

Cosa se ne desume?

Ancora una volta non mi sembra che in Europa ci sia una strategia di lungo periodo per portare i casi Covid a zero e quindi scongiurare una terza ondata; si cerca invece di guadagnare tempo, seppur con meccanismi di tracciamento più efficaci,  nella speranza che vaccini sicuri ed efficaci vengano lanciati.