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Brizi antesignano della Chiesa ospedale da campo. Eredità di un vescovo “in uscita”

Un vescovo antesignano della “Chiesa in uscita“. L’Ecclesia ospedale da campo nella testimonianza di un pastore con il “profumo delle pecore”. Il tuscanese Domenico Brizi è stato l’ultimo Vescovo di Osimo e Cingoli, dal 1945 al 1964. È il vescovo del secondo dopo-guerra. L’uomo della ricostruzione morale e materiale di questa fetta di Chiesa locale che guardava dal balcone delle Marche fino all’Adriatico. Il professor Matteo Cantori, giornalista pubblicista, giovane legale e docente universitario, ha curato un’accurata biografia data alle stampe per i tipi della Velar di Bergamo. “Monsignor Domenico Brizi. Un pastore tra le pecore”. Domenica prossima, al Duomo di Osimo, la presentazione del testo. All’autore Interris.it ha rivolto alcune domande per conoscere meglio questa significativa figura di pastore.Professor Cantori, perché si parla di un Vescovo scomparso quasi sessant’anni fa? Nostalgia?

“Per carità, se questo testo dovesse puzzare di nostalgia, sarebbe un errore imperdonabile. In primo luogo, a me stesso. E poi ai lettori. Domenico Brizi è l’uomo che vive appieno, ancor prima della sua conclusione, lo spirito del secondo Concilio Ecumenico Vaticano. Per quanto gli consente l’aggressività e la malignità della malattia, Brizi vi si reca e studia i vari carteggi. A monsignor Brizi generazioni di osimani e cingolani, come pure la Chiesa marchigiana, sono debitori di tanto zelo e spiritualità”.A cosa si riferisce?

“Domenico Brizi arriva ad Osimo e Cingoli in una fase delicatissima della storia nazionale, perché si sta concludendo la guerra. La mole di lavoro cui è sottoposto l’ex Rettore del Collegio Urbano di Propaganda Fide è enorme. Eppure, testimoni autorevoli e viventi registrano la sua semplicità e la sua serenità. Quanto alla spiritualità, cura personalmente la direzione di giovani e giovanissime fino a poche ore prima che un male incurabile lo conduca al Creatore. Vocazioni sacerdotali, alla vita consacrata maschile e femminile, ma anche semplicemente al ministero nella Chiesa domestica sono opera sua”.Leggendo il suo lavoro, emerge anche l’immagine di un vescovo attento all’arte, alla cultura ed alla formazione dei ragazzi.

“Sì, gli ultimi restauri della Cattedrale di Osimo portano la sua firma; il seminario vescovile oltre a numerose nuove parrocchie sono frutto del suo cuore e delle sue mani. Brizi è vicino alla gente comune, senza distinzioni. Ammaestra, senza sfoggiare paroloni. È padre nel senso completo del termine. Ha il profumo delle pecore, per dirla con Papa Francesco. È un maestro impareggiabile: la sua vera cattedra è il pulpito. Inutile ricordare che fosse un predicatore ricercato”.Secondo lei Brizi è santo?

“La tomba di Domenico Brizi, nella cripta del Duomo di Osimo, è visitata ancora oggi: chi vi depone un fiore, chi vi si inginocchia, chi porta un lume da casa. Sono non solo osimani o marchigiani, ma molti provengono da fuori regione. Il fatto che un uomo sia ricordato per il bene che ha fatto a cinquantotto anni dalla sua scomparsa significa molto per la Storia. Domenico Brizi celebra di certo la Messa senza fine con Gesù Sacerdote, tra le schiere celesti. Ad altri, eventualmente, il compito di rispondere a questa Sua domanda, anche perché Brizi non è neppure Servo di Dio”.

Giacomo Galeazzi

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