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Ecco perché ai bambini servono “educazione partecipativa” e condivisione

L’educazione partecipativa è il ponte fra bambini e adulti. Franco Pittau nel 2004 è diventato a Roma il responsabile dell’Osservatorio Caritas sull’immigrazione. Il suo ultimo studio per Idos riguarda proprio il diritto all’infanzia. E dal Brasile all’Italia raccoglie storie di quotidiana interculturalità.

Dalla parte dei bambini

“Brasile e Italia, nonostante la distanza oceanica, sono due Paesi vicini. Non solo per la presenza di circa 30 milioni di oriundi italiani- sottolinea Franco Pittau-. Ma anche per la sussistenza di problematiche simili. Cioè di numerosi aspetti che meritano di essere affrontati in un’ottica bilaterale“. Il saggio è appunto intitolato “L’infanzia e l’educazione partecipativa in Brasile e in Italia. Ordinamenti giuridici. Teorie. Esperienze”. Ne è autrice la docente di scienze dell’educazione all’Università di Rio de Janeiro Lisandra Ogg Gomes. Assieme al presidente onorario di Idos, Franco Pittau. Il risultato è un’efficace esposizione dei principi costituzionali sull’educazione dell’infanzia e i diritti. Ad essere analizzata è la formulazione nelle leggi ordinarie dei due Paesi. Con particolare riferimento alle categorie disagiate. Ripercorrendo il cammino dei sostanziali progressi fatti dal Novecento ad oggi. E il definitivo superamento della percezione dell’infanzia come periodo di mera attesa dell’età adulta.

I bambini al centro

L’impostazione di fondo è quella di riconoscere nell’infanzia una fruttuosa fase dello sviluppo della persona. Con un proprio modo di pensare. Di agire. Di progettare. E di istituire relazioni. A guidare il lettore in un interessante percorso di approfondimento pedagogico sono grandi personaggi. Presentati con una breve biografia e una sintesi del loro pensiero. Per l’Italia Maria Montessori (1870-1952). Don Lorenzo Milani (1923-1967). Loris Malaguzzi (1920-1994). Per il Brasile Anísio Teixeira (1900-1971). Heloísa Marinho (1903-1994). Paulo Freire (1921-1997). Persone straordinarie che spesso pagarono il loro impegno sociale. Con l’emarginazione. E con la prigione. Lo studio  presenta alcune esperienze. Ispirate a teorie pedagogiche avanzate sul protagonismo dell’infanzia. Ossia, in Brasile, la Scuola elementare Sócrates Brasileiro a San Paolo. E la Scuola Olga Mitá a Rio de Janeiro. In Italia il Centro didattico interculturale Celio Azzurro. E l’asilo nido Munting Tahanan dell’Associazione e filippina CFMW. Due strutture a suo tempo inserite nel grande progetto “Forum per l’ Intercultura”. Promosso dal lungimirante direttore della Caritas di Roma, monsignor Luigi Di Liegro.

Al servizio dei poveri

Sul finire degli anni Settanta Luigi Di Liegro sceglie di diventare pastore della nascente comunità di Centro Giano. Una piccola borgata in prossimità di Ostia. La sua scelta nasce dalla convinzione che un prete non è tale senza una comunità da servire. E a cui appartenere. Lo spinge anche la inclinazione a leggere la realtà con lo sguardo di chi ne abita le periferie. Di questa comunità don Luigi rimarrà fino alla fine della sua vita la guida spirituale, ma anche umana e sociale. “Non si può amare a distanza. Restando fuori dalla mischia. Senza sporcarsi le mani- sosteneva-. Ma soprattutto non si può amare senza condividere“. Nel 1988 la Caritas promuove l’apertura di una Casa Famiglia per malati di Aids nel parco di Villa Glori. Gli abitanti del ricco quartiere Parioli si spaventano all’idea di ritrovarsi a contatto con questo tipo di malattia. Dura la reazione. Manifestazioni di protesta. Assemblee. Petizioni. Ricorsi al Tar. Don Luigi Di Liegro viene attaccato in modo pesante.

Condizioni disumane

Monsignor Di Liegro amava definirsi “figlio dell’emigrazione”. E si confronta anche con il problema dell’immigrazione. Fin dal 1981, la Caritas aveva aperto il Centro Ascolto Stranieri. Una realtà che oggi accoglie persone provenienti da più di 100 nazioni diverse. Registrando un flusso annuale compreso tra le 6.000 e le 10.000 unità. La battaglia, forse la più famosa scoppia nell’inverno 1990-91. Teatro degli avvenimenti, l’ex Pastificio Pantanella, nei pressi di San Giovanni. Dove sono accampati in condizioni disumane oltre mille immigrati asiatici e nordafricani. Una miscela di etnie e religioni.

Geopolitica di guerra

Una riflessione di più ampia portata è dedicata da Pittau ai circa 70 milioni di oriundi italiani insediati in diversi Paesi del mondo. “Viviamo una fase di ricorrenti riflessioni geopolitiche. Stimolate dalla crisi delle materie prime. Dalla guerra in Ucraina. E da altri conflitti o fattori strutturali negativi – evidenzia lo studioso-. La presenza italiana all’estero continua a costituire un’opportunità che meriterebbe maggiore attenzione. E’ ciò che si ripromettono di fare la Rivista “Dialoghi Mediterranei” e il Centro Studi e Ricerche Idos. Continuando la loro collaborazione sui temi degli italiani all’estero.

Giacomo Galeazzi

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