Arturo e Vicky: “La missione? Le scarpe che il Signore ci regala per percorrere il cammino della vita”

Dal Cile all'Argentina, dalla Calabria alla Spagna. Il viaggio lungo una vita di una coppia di sposi dell'Apg23

Un passaporto con molti timbri, segno impresso su carta di tanti cambi di residenza avvenuti nel corso degli anni. Dal Cile alla Bolivia, dall’Argentina alla Calabria per poi approdare nel cuore della Spagna, a Guadalajara. Si potrebbero riassumere così gli ultimi 22 anni vissuti da Arturo e Vicky Mottola che hanno costruito la loro vita sulla condivisione diretta con gli ultimi, i poveri e gli emarginati, conformandosi a Gesù povero, servo e sofferente, secondo il carisma della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi.

Vicky e Arturo

Siamo sposati da 24 anni, vicini ai 25. Ci siamo conosciuti in esperienza di missione. Pregavamo insieme, facevamo volontariato nel Mato Grosso e poi abbiamo incontrato don Oreste Benzi. Un incontro importante, dal primo momento che ci ha visto, ci ha detto: ‘Il Signore ha una missione grande per voi’ – raccontano Vicky e Arturo, raggiunti telefonicamente da Interris.it -. Una missione che dura ancora oggi: siamo stati 6 anni in Cile, altri 6 in Bolivia, 7 in Argentina e 2 mezzo in Calabria“. Il loro inserimento nel mondo missionario è cresciuto di pari passo con loro grazie alle esperienze di accoglienza, alla condivisione con i ragazzi tossicodipendenti, le ragazze madri, disabili, il calarsi completamente nella vita della realtà in cui si trovavano. In questi anni nella loro casa, chi in forma più stabile chi meno, sono passate circa una sessantina di persone. “Al momento siamo ‘stabili’: siamo noi e i nostri otto figli – spiega Vicky – quelli del cuore e quelli della pancia”. “Siamo una casa famiglia taglia xxl“, ride Arturo.

Il villaggio della carità in Calabria

Dall’Argentina arrivano in Calabria dove il loro progetto era dare vita un villaggio della carità nella diocesi di Lamezia. Purtroppo, mentre erano in corso i lavori per la costruzione, i moduli abitativi sono andati in fiamme, molto probabilmente in un incendio doloso.  Vicky e Arturo, però, non si sono arresi e, nella struttura dell’ex seminario della diocesi, hanno aperto le porte della loro casa famiglia. “Un’esperienza molto bella, ci siamo inseriti nel mondo delle accoglienze della Caritas, abbiamo fondato una squadra di calcio multietnica e multiculturale per bambini – racconta Arturo -. Sono stati due anni e mezzo in cui le porte della nostra casa erano sempre aperte, inseriti nel cuore della diocesi”.

Verso Guadalajara

Ma la vita dei missionari è fatta di movimento: ad agosto 2019 arriva la richiesta di trasferirsi nel cuore della Spagna, a Guadalajara. I due sposi pieni di entusiasmo hanno dato la loro disponibilità e, fatte le valige e preparati i documenti sono partiti alla volta di una nuova avventura. Da luglio 2020 sono inseriti nella realtà della diocesi: un po’ alla volta le porte della loro casa si sono riaperte all’accoglienza, anche se solo diurne a causa della mancanza di spazio. Ma in caso di necessità si fanno delle eccezioni. Come per una signora venezuelana di 72 anni che per circa 5 mesi ha abitato con loro. Per problemi di salute è stata poi ricoverata in ospedale e, successivamente, in una residenza per anziani dove riceve continua assistenza medica e infermieristica.

Il sapone artigianale

Mentre Arturo è più impegnato con il lavoro fuori casa, da poco è stato assunto dalla Caritas per un progetto formativo rivolto alle donne rom e il vescovo lo ha nominato responsabile della pastorale dei rom a livello diocesano, Vicky si dedica più alla cura della famiglia, è volontaria in Caritas e porta avanti dei laboratori. Uno di queste coinvolge le signore anziane della diocesi con le quali realizza del sapone artigianale.

Questo laboratorio è molto vissuto e partecipato dalla popolazione. “La maggior parte delle persone che vive qui a Guadalajara sono anziani e sono una vera ricchezza. Mi hanno insegnato molte cose, anche a fare le marmellate – spiega -. Si divertono molto, ma la cosa più importante è che passano del tempo in compagnia, altrimenti sarebbero sole“.

Il significato della missione

“Io sono boliviana, abbiamo iniziato i primi anni senza essere dell’Apg23. Penso che da sempre il Signore mi ha voluto missionaria – spiega Vicky -. Io cerco sempre di sentire la gioia, mi impegno per far conoscere Gesù agli altri. In un modo e nell’altro, Dio mi ha chiamato, insieme alla mia famiglia, per far sì che gli altri lo conoscano anche attraverso le mie difficoltà i miei problemi e le mie fragilità”. “Se dovessi tornare indietro non cambierei nulla, rifarei tutto nello stesso modo – conclude Arturo -. La vita che abbiamo condotto finora, i nostri figli, la missione, le persone che abbiamo aiutato e che ci hanno aiutato, sono parte di noi. Penso che questo è il dono più grande che Dio mi ha fatto. Continueremo ad andare là dove Dio ci chiama ben consapevoli che andiamo a incontrare l’altro. La missione per noi rappresenta le scarpe che il Signore ci ha messo ai piedi per percorrere la strada della vita“.