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Allarme femminicidi in Turchia, donne costrette al cambio di identità

E’ un allarme angosciante quello che proviene dalla Turchia. Interris.it documenta costantemente l’impegno anti-tratta e il soccorso alle donne vittime di violenza svolto in Italia dalle forze dell’ordine e realtà di volontariato come la Comunità Papa Giovanni XXIII. Una realtà sconvolgente documentata da “Donne Crocifisse“, il libro d’inchiesta di don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera da molti anni in prima linea a salvaguardia delle donne schiavizzate. Si tratta di una piaga planetaria come dimostra lo sconvolgente grido d’aiuto che proviene dalla Turchia.

Escalation di femminicidi

Sos donne: quando la violenza ruba anche l’identità. Sono preoccupanti i numeri relativi alla violenza sulle donne e i femminicidi in Turchia. Dove nel 2020 almeno 300 donne sono state uccise e 99 sono state costrette a cambiare identità. E a trasferirsi. Per sfuggire alle persecuzioni di ex mariti, compagni e fidanzati. A rendere noti i numeri è la piattaforma turca contro i femminicidi (“Kadin Cinayetlerini durduracagiz platformu”) nel suo rapporto annuale. Prosegue anche la pratica del matrimonio combinato con minori. Si tratta di un abominio perpetrato in violazione di una legge statale che fissa a 18 anni l’età minima per contrarre matrimonio. Secondo un report governativo, 482.908 bambine sono state costrette a sposarsi negli ultimi dieci anni. In realtà il numero effettivo dei casi è molto più alto in mancanza di dati sulle unioni celebrate unicamente dalle autorità religiose. E di cui raramente si ha notizia.

Ripudio

Sono numerose le associazioni turche che lottano per i diritti delle donne. Richiamano da tempo l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sull’escalation di femminicidi. E più in generale sulle forti disparità esistenti nella società, dovute a una cultura patriarcale e maschilista che la stessa classe politica continua a sostenere. Il rapporto annuale di “Kadinha” rileva che, oltre ai femminicidi accertati, altre 171 morti di donne “rimangono sospette”. Tra queste non solo morti avvenute in circostanze ancora da chiarire. Ma anche suicidi. A cui molte donne sono spinte dal clima familiare di ripudio e odio che può scattare per una relazione che la famiglia non approva. O per aver rifiutato matrimoni combinati.

Restrizioni

Le autorità turche hanno cercato di affrontare il problema con 5.748 condanne a pene detentive inflitte solo lo scorso anno. Un numero minimo, però. Sempre in base ai dati forniti dal ministero dell’Interno turco. Se si considera che nel 2020 271.927 uomini sono stati soggetti a restrizioni imposte da autorità giudiziaria. 6.050 condannati per violenza domestica sono stati posti in centri di disintossicazione da droghe e alcool. La Turchia ha firmato la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Ma molti politici conservatori criticano fin dal 2011 questa adesione. E considerano le leggi europee una minaccia ai tradizionali valori della famiglia.

Cambio di identità

Negli ultimi dodici mesi in Turchia 99 donne hanno cambiato identità e residenza. 409 donne hanno dovuto abbandonare il luogo di lavoro. E sono stati applicati 333 braccialetti elettronici per controllare i movimenti di stalker. Nel 2019 e 2018, erano stati rispettivamente 474 e 440 i casi di femminicidio in Turchia. Per le associazioni turche che salvaguardano l’universo femminile, resiste una tragica incongruenza. Al quadro legislativo non corrisponde la concreta condotta delle forze dell’ordine e della magistratura. Spesso ignorano o sottovalutano, infatti, le richieste di aiuto delle donne.

Giacomo Galeazzi

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