Africa, l’instabilità che mina il continente

Gabon, il generale golpista promette libere elezioni: Oligui giura da presidente senza dire quanto dura la transizione

Africa
La guerra in Ucraina ha tragicamente dimostrato quanto l’Africa sia vicina e il mondo interconnesso. La crisi del grano provocata dall’invasione russa in Europa orientale ha avuto effetti economici e geopolitici devastanti nel continente più povero. Qui a un colonialismo mai superato si sta sostituendo un nuovo dominio cinese e russo che parte dal controllo delle risorse. Niger, Corno d’Africa, Gabon, Sudan: il caos si allarga a macchia d’olio tra golpe e destabilizzazioni. Svolta intanto alla Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale. Eccas ha annunciato la decisione di sospendere il Gabon in seguito al golpe militare dello scorso 30 agosto nel quale è stato spodestato il presidente Ali Bongo. La decisione è stata presa durante una riunione dell’organizzazione nella vicina Guinea Equatoriale. E resterà in vigore “fino a quando non tornerà un governo costituzionale in un periodo di tempo accettabile“. Secondo il presidente della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema “il Gabon rappresenta una minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità negli altri membri dell’Eccas“.
Africa

Tensione in Africa

Con il giuramento del presidente gabonese ad interim, il generale Brice Oligui Nguema, sulla carta si apre una nuova era per il Paese della “Francafrique”, dopo quasi cinquant’anni di potere indiscusso detenuto da una famiglia simil-monarchica come quella dei Bongo. Tra gli esperti del Continente africano, riferisce AdnKronos, sono in tanti, tuttavia, a sospettare che il cambiamento sia più di facciata che di sostanza. E che l’era Oligui, il nuovo ‘uomo forte’ del Gabon, si caratterizzerà soprattutto per la stabilità, specie in campo internazionale, e per la continuità “famigliare” della leadership (non solo perché il presidente ad interim è anche il cugino dell’anziano presidente Ali Bongo destituito). La lettura del “golpe di palazzo” mascherato da colpo di stato militare, sarebbe sostenuta non solo dalle primissime dichiarazioni del generale Oligui, ma anche dalle promesse contenute nel suo discorso d’insediamento e da alcune sue esternazioni, non a caso prontamente rilanciate dalla stampa. Africa

Transizione

“Ali Bongo è andato in pensione e continua a godere di tutti i suoi diritti”, aveva assicurato il generale dopo aver destituito l’anziano leader, cercando peraltro di fermare l’ondata di condanne internazionali che l’aveva travolto. In sintonia con le prime rassicurazioni date nel discorso d’insediamento, il generale Oligui si è affrettato a promettere elezioni “libere e trasparenti” nonché l’amnistia per i “prigionieri di coscienza“. Ha chiesto la partecipazione di tutte le “forze vive della nazione” per redigere una “nuova Costituzione”, che mira a costruire “istituzioni più rispettose dei diritti umani e della democrazia” e “sarà adottata tramite referendum”, ha dichiarato. Dopo aver prestato giuramento come Presidente della Repubblica. Fino al compimento del processo di transizione. Davanti ai giudici della Corte Costituzionale uscente. Al termine della transizione, ha proseguito, “intendiamo consegnare il potere ai civili. Organizzando elezioni libere, trasparenti e credibili”. Tra gli impegni assunti dal nuovo “uomo forte” del Gabon c’è anche quello di concedere l’amnistia a coloro che lui stesso ha definito i “prigionieri di coscienza”. “Incarico il futuro governo” (di prossima nomina) a riflettere sui meccanismi per concedere l’amnistia ai prigionieri di coscienza”. E “facilitare il ritorno di tutti coloro che sono in esilio“, ha aggiunto Oligui. Rivolgendosi alle centinaia di persone che hanno ascoltato il suo discorso inaugurale.
Africa

Sistema

Dopo il golpe del 30 agosto, il politologo camerunese Aristide Mono aveva evidenziato come i golpisti del Gabon fossero “figli del sistema”. Con il “vero obiettivo” di volerlo salvare dopo le contestate elezioni che avevano visto vacillare la leadership di Bongo sotto la pressione di un’opposizione sempre più forte. La giunta militare al potere, fanno notare gli analisti, “non ha mai detto di voler restituire la vittoria elettorale all’opposizione“. E non lo ha mai detto neppure il generale Oligui, in un qualche passaggio del discorso odierno. Al contrario, Oligui si è detto “sorpreso” per le condanne ricevute dalle istituzioni internazionali, dal momento che i militari hanno agito per evitare “uno spargimento di sangue”. L’esercito, ha chiarito, ha posto fine al regime di Bongo, appena rieletto per la terza volta, dopo che le opposizioni l’avevano accusato di “colpo di stato elettorale”. “Siamo stupiti quando sentiamo certe istituzioni internazionali condannare il gesto dei soldati che hanno rispettato il giuramento fatto sotto la bandiera. Salvare la patria a rischio della propria vita”,  ha sottolineato Oligui. Ad ascoltare il discorso inaugurale dell’ex capo della giunta militare che lo scorso 30 agosto ha rovesciato presidente gabonese Ali Bongo, c’erano centinaia di persone incluso l’ultimo premier di governo, il vicepresidente di Ali Bongo e i principali membri dell’opposizione al regime di Bongo, che ha guidato il Gabon per 14 anni.Africa

Golpe

Il colpo di Stato in Gabon, il nono compiuto negli ultimi tre anni in Sahel e Africa subsahariana, si è consolidato, per ora sine die, avanzando promesse di democrazia: il generale Brice Oligui Nguema, il nuovo uomo forte del piccolo Stato equatoriale che ha rovesciato il presidente Ali Bongo, ha giurato come presidente di una “transizione” di cui non ha precisato la durata pur assicurando di “restituire il potere ai civili” attraverso “elezioni credibili”. Il 30 agosto i militari gabonesi avevano proclamato la “fine del regime” di Ali Bongo Ondimba, che aveva governato il Gabon per 14 anni dopo essere succeduto al padre Omar, protraendo così per oltre mezzo secolo un corrotto dominio familiare sul Paese dell’Africa occidentale ricco di petrolio ma con un terzo della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. “Giuro davanti a Dio e al popolo gabonese che preserverò fedelmente il regime repubblicano” e “salvaguarderò le conquiste della democrazia“, ha dichiarato il generale di brigata Oligui, vestito con l’uniforme rossa della Guardia Repubblicana, l’unità d’élite dell’esercito che comanda dal 2020 e che aveva fornito ai Bongo pretoriani per decenni.
Africa

Pilastri d’Africa

Davanti a centinaia di ospiti, tra cui i ministri estromessi da Ali Bongo ed esponenti di spicco dell’opposizione, il generale ha esortato a partecipare alla stesura di una futura Costituzione da “adottare tramite referendum” e di nuovi codici elettorali e penali “più democratici e rispettosi dei diritti umani”. Oligui si è inoltre impegnato a “restituire il potere ai civili organizzando elezioni libere, trasparenti e credibili” e ha annunciato la nomina, “tra pochi giorni”, di un governo di transizione composto da persone “esperte” e “navigate”. Alle quali ha chiesto la liberazione dei “prigionieri di coscienza” e il ritorno degli “esiliati politici”. Il golpe era stato compiuto meno di un’ora dopo la proclamazione della rielezione di Bongo nel contestato voto del 26 agosto. Il giorno successivo, i capi dell’esercito e della polizia, riuniti in un Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni (Ctri) guidato da Oligui, hanno posto il capo di Stato agli arresti domiciliari e accusato il suo entourage – in particolare la moglie e uno dei figli – di “massiccia appropriazione indebita” di denaro pubblico e di “governo irresponsabile”. Bongo era uno dei pilastri della “Françafrique”, l’opaca rete di diplomazia, commercio e potenza militare francese che per decenni ha mantenuto al potere nelle ex colonie autocrati africani assicurando ad aziende francesi un accesso privilegiato ai loro entourage