Un Presidente nella Rete

foto luca 2Quella che abbiamo davanti sarà la prima vera elezione al Quirinale dell’era del web 2.0. A beneficio dei meno avvezzi diamo una definizione di questa espressione: si tratta dell’evoluzione ancora in corso di internet, che da almeno un decennio ha cessato di essere un prodotto offerto al pubblico ed è diventato uno strumento dinamico, realizzato attraverso una sempre maggiore interazione del pubblico. L’età della “pappa pronta” è finita da un pezzo. Chi oggi non voglia sentirsi ancora nel pleistocene dell’informatica deve smettere i panni del mero fruitore e acquisire un ruolo dinamico, partecipando alla creazione di una Rete sempre più condivisa. In questo quadro i social network non sono più semplice estensione del proprio ego (chi sono, cosa faccio, che gusti ho) ma sono divenuti sintesi del tessuto sociale e come tali vengono analizzati e studiati. Come stupirsi allora se elementi come la digital reputation (vale a dire l’immagine di una persona filtrata attraverso le nuove piattaforme di comunicazione) vengano usati, ad esempio, per la selezione del personale delle aziende?

La politica italiana sta progressivamente comprendendo queste novità, sia pur con grave ritardo rispetto al contesto internazionale occidentale. Dall’avvento dell’accoppiata Renzi-Grillo, non a caso a capo dei partiti più votati alle elezioni parlamentari del 2013, Twitter e Facebook sono stabilmente il principale veicolo di propaganda. Se non credete andatevi a guardare i risultati di tutte le ultime tornate, dalle primarie Pd di due anni fa alle Europee di maggio. Scoprirete che gli schieramenti con maggiore popolarità e capacità di comunicazione sui social sono stati premiati con valanghe di consensi. Mentre chi ha confidato su una comunicazione tradizionale (basata solo su cartelloni, comizi e tv) è stato bocciato senz’appello. Non c’è nessuna magia dietro questo fatto, è la semplice reiterazione di un’equazione darwiniana: l’evoluzione vince sempre.

Oggi il muro di gomma che separava il popolo dai suoi rappresentati è crollato; le stanze del potere non sono più una realtà nebbiosa ma vengono per lunghi tratti mostrati agli italiani. Chi avrebbe potuto pensare, solo pochi anni fa, che momenti sacri della vita istituzionale, come le consultazioni del presidente del Consiglio incaricato, potessero essere trasmesse attraverso l’informatica? O che comunicazioni sensibili, pensiamo a quella sulla liberazione di Greta e Vanessa, sarebbero state diffuse attraverso un tweet? Sono le meraviglie del progresso cui la politica ha dovuto rivolgersi per non essere travolta da una crescente impopolarità.

Non è allora un’eresia pensare che la prossima corsa al Colle sarà fortemente influenzata da quello che la Rete pensa di questo o quel candidato. Durante le lunghe giornate di votazioni, possiamo scommetterci, l’occhio dei partiti sarà puntato anche su post e tweet. E fa quasi sorridere pensare che tra i papabili ci siano personaggi provenienti da un’epoca in cui la rivoluzione tecnologica era ancora agli albori. Come saprà relazionarsi con i cittadini il prossimo presidente? Ridurrà tutto al celebre discorso di fine anno o riuscirà ad entrare nelle nostre case quotidianamente, sfruttando al meglio le potenzialità del web? Domande legittime alla luce del periodo che stiamo vivendo. Anche perché se la Seconda Repubblica è stata quella della televisione, la Terza dovrà essere strettamente “connessa” a internet.

Per uscire dall’imbarazzo consigliamo al futuro capo dello Stato di guardare Oltretevere, dove, a partire dal lancio del fortunatissimo account @pontifex, le strategie di comunicazione hanno subito una vera e propria rivoluzione copernicana. Coraggio signor Presidente: se anche un’istituzione bimillenaria come quella del Papa ha capito che a volte un selfie è meglio di tante parole allora, forse, c’è speranza per tutti.