Come sostenere i nostri figli nello “stress da rientro” dopo le vacanze

Normalmente a fine agosto ognuno, ad ogni età, mostra uno stress da rientro. Ciò non vuol dire per forza che ha fatto le vacanze in italia o fuori ma vuole dire che passa da una situazione dove non aveva impegni e doveri che siano quelli familiari o lavorativi o scolastici a una ripresa in qualche modo della vita che prevede per ognuno di noi a qualunque età degli impegni. Questo stress da rientro non è necessariamente negativo ma può essere un segnale dell’anima e del corpo a riconcentrarsi sulle situazioni che ha lasciato per rimembrarsi.

Per i bimbi dai 6 agli 11 il dover lasciare la libertà di orario, la libertà di decidere come e quando svolgere i compiti in estate, giocare per tornare alla normalità provoca una sorta di astenia e quindi voglia di non fare più nulla, neanche di giocare. Questo è un segnale che i genitori devono cogliere per fare in modo che i figli capiscano che stano reagendo all’attività a cui andranno incontro.

Bisogna aiutare i bambini a capire questo, aiutandoli ad organizzare la giornata alternando momenti di impiego per il gioco e momenti di lettura ecc, riorganizzando la propria giornata. Questo risolve uno stress da rientro che sicuramente mette i bambini nella possibilità di godere del rientro a scuola.

Quest’anno è un rientro nuovo con situazioni diverse e quindi bisogna stargli molto vicini. Tutto è nuoco, soprattutto per i bambini al di sotto degli 11 anni. Per loro la novità non è curiosità ma spesso è instabilità perché fino agli 11 anni la mente ha bisogno delle proprie abitudini per stare tranquilla, il cambiamento e la curiosità arrivano dopo.

Nella fase di pre adolescenza e adolescenza la siuazione è diversa. Stanno passando dall’infanzia in cui il dire degli adulti non viene messa in discussione perché non hanno pensieri propri (ricordiamo che la neocorteccia impiega 14 anni per sviluppare e dagli 11 ai 14 anni passa da una fase di assolutismo ad una fase di probabilità).

Siamo in un momento della vita in cui mettono in discussione anche i principi che gli sono stati proposti ad es. forse è vero quello che dicono mamma e papà ma io ho la possibilità di pensarla in maniera diversa perché ho dei pensieri autonomi. Quindi in questa fase il cambiamento fa gioco alla curiosità e può essere una carica positiva, ci troviamo di fronte ad adolescenti che gestiscono la propria mentalità e ad avere un idea di se stessi e del mondo.

È una fase complicata perché l’intervento di genitori ed insegnanti diventa minimalista nel senso che rientra in una sfera conoscitiva in cui l’io del pre adolescente è primario. Ci troviamo quindi in una fase di ribellione che può essere vista come una fase di apprendimento quindi non va criticata ma va ascoltata e poi ridefinita.

Per loro, in questo periodo, lo stress maggiore è dover sottostare a regole e abitudini che se prima davano una sicurezza adesso sono una costrizione, bisogna quindi aiutare il ragazzo a passare da questo senso di costrizione che vivono tornando a scuola ad avere la consapevolezza di quello che succede anche col COVID.

Il dialogo è essenziale al 100%: i ragazzi sono affamati di sapere e novità perciò bisogna stabilire questo dialogo e passare dal sentire all’ascoltare perché solo così si può costruire un’umantà prudente aiutandoli a passare dal controllo alla prudenza.

Il controllo in adolescenza si combatte perché nessun adolescente vuole essere controllato perché per natura è un ribelle, ma sulla prudenza ci si può lavorare e anche a possibilità di ammortizzarli con gioia facendo capire che la vita adulta non deve spaventare ma se ben costruita può dare serenità.

Maria Malucelli, psicologa, psicoterapeuta e ordinario della S.I.T.C.C. (Società Italiana Terapia Cognitivo-Comportamentale)