“Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Io so tu chi sei: Il Santo di Dio”

«Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?»
«Quod est hoc verbum, quia in postestāte et virtūte impĕrat immundis spiritĭbus, et exĕunt?»

XXII Settimana del Tempo Ordinario – Lc 4,31-37

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della
regione circostante.

Commento di Massimiliano Zupi

Subito dopo aver annunciato, ieri, l’anno di grazia del Signore (Lc 4,19.21), Gesù compie oggi un esorcismo. In effetti, se tutti fossimo liberati dal Maligno, sarebbe già il regno dei cieli: da questo punto di vista, l’intera missione di Gesù sulla terra è stata
essenzialmente un’opera di sdemonizzazione. Ma che cos’è esattamente la possessione? E com’è possibile esserne liberati? Luca parla di «demonio impuro» e poi di «spiriti impuri».

Ora, mentre l’espressione «demonio impuro» fa pensare ad una presenza altra rispetto all’uomo, quella appunto di Satana e dei suoi servitori, «spiriti impuri» invece allude piuttosto all’interiorità dell’uomo, al suo cuore (Mt 15,11.17-20). «Spirito», sia in greco sia in latino, denota anche il «respiro», l’«alito di vita» di ogni vivente: gli spiriti pertanto sono ciò che dà vita alla nostra carne altrimenti inerme. La differenza tra un vivo ed un morto è il respiro che anima il primo e non il secondo. Ma il respiro dell’uomo non è solo aria, composta in massima parte di ossigeno ed anidride carbonica; è anche l’insieme dei suoi pensieri, affetti, desideri e paure: tutto ciò determina la luce viva dei suoi occhi.
In questo senso, siamo abitati da molti spiriti, che sono appunto l’insieme del nostro volere ed intendere. Ora, però, ci sono spiriti puri ed impuri. Impuri sono tutti quelli che producono morte: egoismo, odio, divisioni, invidia, inganno, malvagità, lussuria (Gal 5,19-21). Puro invece è lo spirito di Dio, lo Spirito Santo, datore di vita: amore, generosità, comunione, benevolenza, verità, bontà, fedeltà (Gal 5,22). È interessante il fatto che negli esorcismi Gesù separi sempre nettamente l’indemoniato dagli spiriti dai quali è posseduto: necessariamente siamo i pensieri che pensiamo e i desideri che desideriamo; tuttavia quando i nostri spiriti sono immondi, è come se non fossimo più noi stessi: il nostro volto è deturpato.

Il peccatore è sempre uno smarrito: ha perso sé stesso. Ma come può ritrovarsi? Se respira lo spirito di Dio, se riceve ed accoglie lo Spirito Santo. Il Vangelo di oggi mostra chiaramente che esso è veicolato dalla Parola di Gesù: l’ascolto della Bibbia, in particolare dei Vangeli, ha il potere di manifestare il male che è nel nostro cuore (la cosa tragica infatti è che l’indemoniato avrebbe potuto vivere nascosto tutta la vita all’interno della sinagoga!), di espellerlo e di sostituirlo con il bene. Là dove
poi non giunga la Parola, arriva l’amore: quando Gesù sarà ridotto in silenzio, proprio allora, donando sé stesso come pane, effonderà su tutti lo Spirito Santo, spirando sulla croce (Lc 23,46).

Lo specifico dei cristiani è di prolungare nel tempo quell’effusione, in loro attraverso l’ascolto della Scrittura e la partecipazione all’Eucarestia, intorno a loro attraverso l’annuncio del vangelo (Mt 28,19-20; At 1,8) ed il lavare i piedi gli uni degli altri (Gv 13, 14-17).