La settimana più densa per Francesco

Santa
Fonte: Vatican news

Le celebrazioni della Settimana Santa sono iniziate ieri per Papa Francesco con la Messa della Domenica delle Palme in piazza San Pietro. Il triduo pasquale comincerà invece Giovedì santo, con la Messa del crisma, alle 9.30 nella basilica di San Pietro. Il Venerdì Santo, il Pontefice presiederà la celebrazione della Passione del Signore alle 17 nella basilica di San Pietro. In serata, alle 21.15, la tradizionale Via Crucis al Colosseo. Sabato alle 19.30 nella basilica di San Pietro, Jorge Mario Bergoglio presiederà la Veglia pasquale, cui seguirà, il giorno dopo alle 10, la Messa in piazza San Pietro, con alle 12 il consueto Messaggio “Urbi et Orbi” dalla loggia centrale della basilica. I riti della Settimana Santa che culminano nella Pasqua sintetizzano il significato dell’esperienza cristiana. Sono tante le persone che desiderano profondamente voltare pagina. La Santa Pasqua si offre quale riforma della coscienza personale e collettiva per assumere la misericordia come “misura” della nostra vita.

Settimana
Foto: Vatican News

Francesco testimonia che Cristo risorge per tutti, a cominciare da chi ha più bisogno della speranza cristiana. I pastori sono chiamati a stare nella storia e aiutare le persone a santificare la quotidianità. Il mistero della Risurrezione ci chiede di non avere paura della realtà. Non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo. Non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi. A cominciare dalla vita di ogni giorno. La miseria, per esempio, è indegnità, la povertà è uno stile di vita. La verità è come l’acqua, la strada la trova. Non sono gli uomini che cambiano l’umanità, ma Dio. La Chiesa deve crescere nella dimensione della collegialità, nell’assunzione comune e responsabile del bene di tutti. Senza mai dimenticare la differenza tra povertà e miseria. Nei Vangeli si dice “beati i poveri”, non “beati i miseri”. Per rivolgersi alle coscienze servono sensibilità e disponibilità al dialogo. La Chiesa è per il mondo e per l’umanità e l’umanità ha tante facce. Gesù ci ha donato la verità e la misericordia. Secondo Francesco il nostro impegno come Chiesa è mettere insieme verità e misericordia perché laddove non ci riusciamo rischiamo di dividere la persona di Cristo. Ogni Chiesa locale ha la sua storia e ogni storia è significativa per la bellezza di quella universale. L’imperativo è non abbandonare mai nessuno, insegna il Santo Padre.

Settimana
Foto: Vatican News

Papa Francesco indica la necessità di una Chiesa traboccante di compassione d’amore, che sappia distinguere il peccato dal peccatore. Il nostro patrimonio, secondo Jorge Mario Bergoglio, è la maternità spirituale nei confronti dell’umanità nella convinzione che la bellezza della Chiesa non è negli addobbi ma nell’amore per Cristo e nell’impegno di liberare tutti dalla “inequità” di cui Santo Padre parla nella Evangelii Gaudium. Occorre suscitare l’impazienza della carità. C’è bisogno della capacità di ascoltare e di maggior comprensione. Vescovi e sacerdoti sono chiamati a comprendere le problematiche e le fatiche che la famiglia e le persone sopportano a vari livelli. In un mondo così complesso, la Chiesa non può incasellare tutto in certi termini o certi concetti precisi che ci siamo abituati a usare. Oggi molta realtà sfugge, non si stanca di ripetere il Santo Padre.

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Occorre unire, esorta Francesco, l’educazione alla compassione. Ogni persona è un dono di Dio e ha qualcosa da offrire all’altro. Il messaggio pasquale è un appello ad accompagnare e a educare perché ogni persona capisca il messaggio del Vangelo che non è contro nessuno ma a favore di tutti nel senso che può aiutare ciascuno a capirsi e a vivere in relazione con gli altri. Papa Francesco ricorda a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere. Per Francesco è di più, è molto di più. Entrare nel mistero significa capacità di stupore, di contemplazione. Capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio parla.