Le riforme che l’Europa ci chiede

Il round di Bruxelles è stato duro, ma proprio per questi motivi era viva la convinzione che alla fine si sarebbe raggiunto un accordo sul Recovery Fund. Gli importi sono importanti (750 miliardi) e sono equamente ripartiti tra prestiti ad interessi simbolici e a lunga scadenza e finanziamenti a fondo perduto. Giuseppe Conte torna in patria con un pacchetto complessivo di 209 miliardi. L’Italia è stato una protagonista del vertice e ha ottenuto un successo anche di ruolo e di immagine. Ora si deve dimostrare di saper valorizzare i risultati. Le condizionalità ci sono e non potrebbe essere altrimenti anche per le risorse erogate a fondo perduto. Per rifiutare la logica delle condizioni bisognerebbe dimostrare che esse sono rivolte ad obiettivi che non servono alla crescita del nostro Paese. E’ sempre il solito discorso: l’Europa ci invita a realizzare quelle riforme di cui dovremmo essere i primi a riconoscere la necessità. Vediamo allora quali sono queste ‘’invadenti’’ raccomandazioni che condizionano l’accesso ai finanziamenti.

  1. Incentrare la politica economica connessa agli investimenti sulla ricerca e l’innovazione

Occorre impostare un ampio dibattito per comprendere l’importanza di questi obiettivi? Non lamentiamo sempre che da noi si investe poco e male nella ricerca e che l’innovazione incombe non solo per quanto riguarda i processi produttivi (automazione, nuove tecnologie, ecc.), ma anche i prodotti, nella ricerca di un nuovo modello di sviluppo? E’ ora di finirla con gli omaggi rituali dedicati ai livelli di istruzione, alla formazione professionale, alla costruzione di adeguate competenze a livello di massa, come avviene in altri Paese e come è necessario per essere competitivi.

2. Migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione aumentando l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici

Questo è un obiettivo che ci poniamo invano da almeno trent’anni, da quando ebbe luogo l’adozione di un regime di diritto comune anche per i dipendenti pubblici (salvo accorgersi che in questo modo in nuovo regime manteneva la stabilità del pubblico e la flessibilità contrattuale del privato). Se andiamo indietro di alcune legislature troveremo che ogni governo di qualunque colore si è cimentato con una riforma della pubblica amministrazione. Del resto attualmente è in conversione un decreto legge che si propone di sbloccare i vincoli burocratici, in un Paese in cui servizi pubblici adeguati, non sono a disposizione di tutti i cittadini.

3. Affrontare le restrizioni alla concorrenza

E’ questa una garanzia di sviluppo basata sulla libertà del commercio internazionale sull’integrazione economica. L’Italia è un Paese la cui economia è trainata dalle esportazioni, anche nei momenti di maggiori difficoltà. Rinchiudersi nel mercato interno non ha senso. Basti pensare alle regioni più sviluppate che sono in stretta sinergia con i più forti Paesi europei.

4. Attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni nella spesa pubblica.

D’accordo, questa raccomandazione si legge in un solo modo: ‘’ridateci la riforma Fornero’’. E su questo punto i sovranpopulisti vogliono avere partita vinta. Basterebbe spiegare agli italiani e ai partner europei due questioni di buon senso. Le deroghe introdotte dal governo giallo-verde hanno una scadenza, allorchè , rebus sic stantibus, ritornerà in vigore la disciplina del 2011. Si potrebbe allora partire dall’esistente (ciò che è stato è stato) per avvicinarsi gradualmente ai requisiti delle passare riforme, rimettendo in sesto la spesa e liberando i futuri pensionandi dalla minaccia di uno ‘’scalone’’ (passare dalla sera al mattino da 62 a 67 anni di età).

5. Ridurre la durata dei processi civili.

Alzi la mano chi non sarebbe d’accordo, chi non è stato oppresso dall’impossibilità di ottenere giustizia in un tempo congruo. L’inefficienza della giustizia civile è una dei principali motivi che scoraggiano gli investimenti esteri.

6. Migliorare l’efficienza della lotta alla corruzione e all’evasione fiscale

In Italia non si parla d’altro. Queste sono le piaghe che l’italiano medio denuncia quotidianamente per lavarsi la coscienza ed imputare ai corrotti e agli evasori i ‘’sacrifici’’che le riforme gli impongono.

Ecco qua. Se per realizzare questi obiettivi arrivano in Italia risorse significative, non credo che ci siano motivi di perdita di sovranità. Inizia una nuova epoca: quella di una più elevata sovranità europea.