Intervento

La quarantena Covid non equiparata alla malattia: un provvedimento incredibile

La quarantena Covid non è più equiparata alla malattia, i lavoratori sono penalizzati e saranno disincentivati a segnalare il proprio stato. È sorprendente la nota n.2842 del 6 agosto scorso in cui l’Inps ha comunicato che per il 2021 non sono state stanziate risorse per le indennità di malattia in caso di quarantena per i dipendenti privati entrati in contatto con un positivo Covid. Inoltre, è incredibile che un provvedimento così impattante sia reso noto ad agosto e con effetto retroattivo. L’isolamento, che prima era parificato alla malattia e quindi pagato dall’Inps, ora non lo è più. L’Istituto chiarisce, infatti, che non saranno corrisposti i trattamenti economici previsti dal DL “Cura Italia” del marzo 2020 ed equiparati a quanto previsto in caso di malattia comune.

Una novità che si abbatterà in particolare su coloro che non possono effettuare smart working. Coloro che non riceveranno per l’intero 2021 la copertura economica per l’assenza dovuta a quarantena e si troveranno senza stipendio e senza contributi, sono soprattutto quei lavoratori che non possono in alcun modo svolgere attività da remoto, come operai, magazzinieri, muratori, commessi, cassieri, educatori delle cooperative sociali, cioè coloro che sono stati in prima linea durante il lockdown. Molti lavoratori e lavoratrici entrati in contatto con un positivo potrebbero essere disincentivati a segnalare questa loro condizione, dato che comporterebbe un’assenza non retribuita dal lavoro. Il risultato sarebbe quello di porre le condizioni per una ulteriore diffusione del Covid-19 tra i colleghi.

La mancata equiparazione dei periodi trascorsi in sorveglianza fiduciaria o in quarantena a malattia, pone inoltre, seri interrogativi sia su come potranno essere riconosciuti tali periodi di assenza da lavoro per le lavoratrici e i lavoratori che improvvisamente si trovano privi delle tutele che erano previste dalla norma, sia su come sarà assicurata la copertura retributiva e contributiva.

A tal proposito l’impegno della Cisl e delle altre organizzazioni sindacali su questo tema è massimo, ed è pertanto auspicabile che, attraverso un confronto con le istituzioni deputate, nella fattispecie il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze, si giunga a trovare la adeguata copertura finanziaria per questa urgente necessità, per far si che si possano assicurare alle lavoratrici e ai lavoratori le tutele previste dall’articolo 26 del decreto-legge n. 18/2020 fino al termine dell’emergenza sanitaria in atto.

Angelo Colombini

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