Quando penso all’Unione Europa come la conosciamo oggi, per comprenderne meglio le radici, la mia mente corre ai suoi albori. All’indomani della Seconda guerra mondiale che, con la sua efferatezza e insensatezza, aveva causato 54 milioni di vittime, per mettere fine alle rivalità politiche ed economiche e far trionfare la pace e la collaborazione tra i popoli, tre grandi statisti cristiani e di frontiera, ovvero Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer, dimostrando una sensibilità comune verso il valore della fraternità, hanno dato vita alla Ceca, ovvero la Comunità economica del carbone e dell’acciaio, la quale costituisce il primo passo verso l’Europa come la conosciamo ai giorni nostri.
L’Europa, ad oggi, dopo i Trattati di Roma del 1957 che hanno istituito la Comunità Economica Europea e il trattato di Maastricht che, nel 1992, ha dato un senso maggiore all’essere cittadini europei attraverso l’istituzione di diritti e doveri, è composta da 27 Stati membri. Ma, cosa deve significare, in questo difficile momento storico, l’Europa? Il nostro continente deve innanzitutto essere una guida per riaffermare, sulla base dei suoi valori fondativi, la pace ad ogni latitudine. Da ciò occorre che, ognuno di noi, si impegni per costruire nuovamente quel sentimento di prossimità posto a fondamento delle istituzioni comunitarie in cui, la libertà e la democrazia, erano sono e resteranno i tratti fondamentali.
Questi motivi, in qualità di Acli, ci hanno spinto ad andare nelle scuole e nei luoghi di aggregazione per sensibilizzare la cittadinanza in merito al valore e all’importanza delle istituzioni comunitarie per rispondere ai bisogni della nostra società, ovvero solidarietà, pace, lavoro ed equità sociale. Tutto ciò però, potrà essere fatto solo attraverso la partecipazione di tutti, che vogliamo promuovere inizialmente attraverso un momento di confronto pubblico tra realtà dell’associazionismo che si terrà a Milano proprio in occasione della Giornata dell’Europa. Allora come oggi, siamo chiamati a pensare ad un futuro in cui, i popoli, devono vivere mettendo il dialogo e la pacificazione al primo posto. In particolare, noi cristiani, senza se e senza ma, siamo tenuti a ricordare e applicare, ogni giorno, i preziosi insegnamenti contenuti nell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Solo in questo modo, potremo evitare la degenerazione dei conflitti alle porte d’Europa e, di conseguenza, garantire un futuro di pace ai nostri figli.
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