Quali strumenti attuare per combattere le nuove dipendenze?

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Quando si parla di “dipendenze” si pensa istintivamente alla droga o all’alcol. E, in effetti, lo sono. Ma purtroppo non esauriscono il preoccupante elenco di ciò che può creare dipendenza e sfociare in una patologia. Oggi ci sono molto più fattori che possono incidere sui nostri comportamenti, un esempio su tutti il mondo del web e il suo utilizzo. Per questo è necessaria, se non urgente, una riflessione profonda e trasversale nelle competenze, per definire i confini delle nuove dipendenze e gli strumenti a disposizione per contrastarle.

Proprio in quest’ottica, nel 2020, il Ministero della Salute ha richiesto al Consiglio Superiore di Sanità, Sezione I, di esprimere, nell’ambito delle sue prerogative, un parere in relazione ad uno schema di decreto finalizzato all’estensione del sistema informativo nazionale dipendenze (SIND), fino ad oggi mirato esclusivamente alla tossicodipendenza e alla alcoldipendenza, anche ad altre forme di dipendenza.

L’obiettivo preposto consisteva nella individuazione di un nuovo “concetto di dipendenza” che potesse includere tutte le alterazioni del comportamento che possano essere considerate e classificate come vere e proprie patologie anche alla luce anche del DPCM 12 gennaio 2017 “Definizione ed aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza”. Ciò in considerazione della necessità di garantire interventi sanitari e socio-sanitari integrati da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per l’assistenza rivolta alle persone con dipendenze patologiche o con comportamenti a rischio di uso e di abuso di sostanze.

Purtroppo fino a pochi decenni fa, erano considerate dipendenze solo quelle legate all’abuso di droghe e all’alcool. In seguito la società, prima, e i legislatori, poi, hanno dovuto prendere atto della vastità di fenomeni di dipendenza legati ad oggetti o comportamenti presenti nella vita quotidiana di tutti che non hanno nulla a che vedere con l’abuso di sostanze e sono espressione di un disagio psichico profondo e di un malessere culturale vasto e pervasivo. Pensiamo a fenomeni come la dipendenza da sesso (sexual addiction) e sesso virtuale (cybersex); la dipendenza da Internet; il disturbo da gioco su internet (Internet gaming disorder IGD, incluso nel DSM-5); lo shopping compulsivo (buying-shopping disorder BSD), il gioco d’azzardo (gambling, incluso nel DSM-5); lavoro eccessivo (Workaholism); l’esercizio fisico (Workout); i giochi di ruolo on line (Role Playing Game – RPG, MUD’s – Multi User Domains); la ricerca continua e incessante di esperienze sentimentali e di stati di innamoramento (Love addiction).

Questo insieme, assolutamente eterogeneo, di “dipendenze comportamentali” sono in costante aumento e rappresentano un rilevante problema sanitario e sociale con un costo elevato per il sistema sanitario atteso che queste persone necessitano di un approccio socio-sanitario integrato.

Ebbene proprio al fine di assicurare una maggiore tutela ai soggetti affetti da ogni forma di dipendenza, lo scorso aprile, il Ministero della Salute ha autorizzato la pubblicazione del documento “I disturbi da Addiction nelle dipendenze non-legate all’uso/abuso di sostanze” elaborato da un Gruppo di lavoro creato ad hoc nell’ambito della Sezione I del Consiglio Superiore della Sanità.

Nel documento si evidenzia che ancora oggi la percezione comune della pericolosità, del danno potenziale e del costo sociale dei comportamenti di abuso resta prioritariamente vincolata all’oggetto “sostanza” e il termine di addiction è riferito, all’origine, al “rapporto compulsivo e ad un attaccamento patologico a una sostanza psicoattiva”. Al contrario le più recenti evidenze scientifiche internazionali hanno accertato che il rapporto patologico di dipendenza possa svilupparsi con le stesse dinamiche biologiche e caratteristiche fenomenologiche anche verso particolari tipologie di comportamento, che non implicano l’uso di sostanze psicoattive. In questo senso si parla di “dipendenze comportamentali”, ovvero di “non-drug-related behavioral addictions”. In un simile contesto risulta evidente che la tradizionale definizione di dipendenza non è in grado di comprendere tutti i fenomeni che possano in ogni caso arrecare un enorme danno.

Pertanto nel parere espresso il 10 novembre 2020 si è elaborato questo nuovo “concetto di dipendenza“ inteso come “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo, una sostanza e/o uno specifico comportamento, caratterizzata da risposte psicofisiche che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza e/o di mettere in atto un determinato comportamento disfunzionale in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e di evitare il malessere della sua privazione”.

La adozione di questo innovativo concetto di dipendenza rappresenta uno step importante per avviare un percorso di approfondimento delle dipendenze comportamentali, fenomeno ancora troppo sottostimato rispetto alla reale situazione sociale, e di elaborazione di interventi normativi a tutela di chi affetto da queste patologie si è, per troppo tempo, trovato solo a combattere per uscire fuori dalla propria condizione. Il dovere della società consiste nel prendere atto di questi fenomeni e nel mettere in campo tutti gli strumenti, non solo sanitari ma anche legislativi, economici e sociali, necessari ed utili ad aiutare le persone che vivono queste enormi difficoltà.