Movimento Genitori: “Parlare di droghe leggere mette a rischio i nostri figli”

Secondo l’ultimo studio “Venduti ai minori”, il 7% degli intervistati ha fatto uso di cannabis, l’1% la fuma abitualmente, il 2% l’ha fumata spesso, un preoccupante 1% ha fatto la prima canna tra gli 11 e i 12 anni

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Moige: “Non ci sono sostanze leggere. Si tratta di un inganno lessicale che mette in pericolo i nostri figli“. In Italia il 7% dei minori ha ammesso di aver fumato cannabis. E l’1% ha fumato la prima canna tra gli 11 e i 12 anni. Antonio Affinita (Moige): “I genitori lasciati soli contro lo strapotere dei rapper che inneggiano al consumo di droga’’. L’ultimo studio condotto dal Movimento Genitori Italiani si intitola “Venduti ai minori” svela una realtà inquietante. Il 7% degli intervistati ha fatto uso di cannabis. L’1% la fuma abitualmente. Il 2% l’ha fumata spesso. E appunto un preoccupante 1% ha fumato la prima canna tra gli 11 e i 12 anni.Droghe

Sos droghe

Non ci sono droghe leggere, ma solo sostanze che minacciano la salute psicofisica di chi le assume. Questa è da sempre la posizione del Moige. Ora il Movimento Italiano Genitori interviene sulle parole pronunciate dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A Vienna Alfredo Mantovano è intervenuto alla commissione stupefacenti delle Nazioni Unite. “È nostro dovere opporci a qualsiasi forma di traffico di sostanze stupefacenti. E anche alla legalizzazione di talune di esse- sostiene Mantovano-. Tutte le droghe sono dannose. Non ci sono sostanze leggere”. In particolare quella da cannabis è una dipendenza ad elevato rischio. Il suo ingrediente psicoattivo principale, infatti, è il tetraidrocannabinolo. La pianta della cannabis è ampiamente diffusa. E cresce nelle zone temperate e tropicali.

Palermo 16/01/2023 – Il Presidente del Consiglio in visita a Palermo / foto Ufficio Stampa Presidenza Consiglio Ministri/Image nella foto: Giorgia Meloni-Maurizio De Lucia-Alfredo Mantovano-Pasquale Angelosanto

Modelli sbagliati

Secondo il Moige fare una distinzione tra droghe definite “pesanti” e quelle chiamate “leggere” fa apparire quest’ultime “come qualcosa di blando”. Cioè come sostanza che in caso di assunzione “non avranno grandi conseguenze“. Osserva il Movimento Genitori: “Si tratta di una convinzione che, purtroppo, è molto diffusa anche tra i giovani. Le nuove generazioni, infatti, sono sempre più attratte da queste sostanze. In parte per il fascino del proibito. In parte per modelli sbagliati che vengono proposti sui social e in tante serie televisive”. Numerosi studi di neuroimmagine hanno dimostrato come l’assunzione di marijuana sia associata ad alterazioni della capacità cognitiva ed affettiva. La sostanza agisce a livello del metabolismo cerebrale. Con cambiamenti sia funzionali che strutturali del tessuto nervoso.Droghe

Famiglie sole

“Purtroppo, spesso le famiglie vengono lasciate sole nell’affrontare il tema della droga e della tossicodipendenza dei figli- afferma Antonio Affinita, direttore generale del Moige – Sui media e sui social, con la complicità di tanti rapper, girano messaggi fuorvianti ed incentivanti sul tema. Proponendo addirittura l’uso di droga come semplice antistress”. Inoltre, “tutto questo parlare di droghe leggere, e anche la stessa legalizzazione della cannabis light, fa apparire queste sostanze come qualcosa di sicuro e gestibile”. Ma, aggiunge Affinita, “sappiamo bene che non è così”. Per i genitori “non sempre è semplice intervenire. E sradicare queste convinzioni nei propri figli”.droghe

Condizionamenti pro-droghe

Quindi, avverte il Moige, “le campagne di prevenzione dovrebbero iniziare nelle scuole“. Facendo un’informazione “chiara e corretta” dei reali rischi che si celano anche dietro le cosiddette droghe leggere. “C’è bisogno di sostegno alle famiglie. Perché sappiamo bene che le parole sono importanti. E possono avere un potere enorme nel condizionare i nostri figli”, conclude Affinita. Per esempio gli effetti durano 6-8 ore. Ma le conseguenze sulla capacità di concentrazione, possono persistere molto più a lungo. L’Istituto superiore di sanità (Iss) stima che circa il 10% di chi la usa sviluppi una sindrome da dipendenza da cannabis. Caratterizzata dall’incapacità di smettere di utilizzarla nonostante la consapevolezza dei suoi effetti negativi. Questa proporzione sale al 17% se si tratta di adolescenti. E al 25-50% se il consumo è quotidiano.