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Puntiamo sui corridoi umanitari

Non molti giorni fa, ricevendo in udienza i partecipanti alla 92esima assemblea plenaria della Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, Papa Francesco ha parlato dell'ipocrisia di quell'Europa che chiude i porti a quanti “gridano ammassati sulle navi”, ma non alle imbarcazioni che si apprestano a caricare sofisticati e costosi armamenti. Penso che il Pontefice abbia pienamente ragione. Avevo già sottolineato questo aspetto durante l'assemblea annuale mondiale dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che si è svolta a fine maggio a Forlì, ribadendo che non si può più tacere su questo commercio di armi di cui l'Italia è una delle principali venditrici. C'è una retorica sulla chiusura dei porti agli immigrati, ma poi da questi porti partono strumenti di guerra. C'è un'ipocrisia di fondo da parte di alcuni stati e purtroppo anche da parte dell'Italia. Un paese civile e democratico deve porsi il problema di come aiutare, attraverso la cooperazione e lo sviluppo, i Paesi più poveri affinché i loro cittadini possano anche scegliere di rimanere nelle loro terre natali e vivere dignitosamente e lavorando. 

I governi passati, ma anche quello in corso, hanno timidamente aperto ai corridoi umanitari. Si tratta di una via che non deve essere marginale, ma deve essere scelta e proposta a tutta l'Europa. E' necessario collaborare con quelle organizzazioni, come l'Unhcr ad esempio, che si trovano già nei Paesi da dove partono gli immigrati. Con la loro esperienza sono in grado di fare delle valutazioni a monte su chi realmente ha necessità e ha il diritto di essere accolto come rifugiato. Da questo punto sarà poi possibile partire con una regolare e sistematica entrata dei profughi attraverso i corridoi umanitari. Si tratta di un modo sicuro che, se sviluppato, contribuirà a far diminuire i morti nel Mar Mediterraneo e impedirà alle organizzazioni criminali di continuare a guadagnare sulla pelle di questi esseri umani che fuggono dalle guerre, dalle violenze e dalla fame, e che per un sogno di libertà, troppo spesso, perdono la vita

L'Apg23 sin da quando è iniziata l'emergenza profughi, ha sempre cercato di dare una risposta concreta accogliendo centinaia di persone. Nell'ultimo periodo ci siamo aperti all'accoglienza delle persone che arrivano attraverso i corridoi umanitari. Questo anche grazie alla mediazione di don Aldo Buonaiuto con il governo attualmente in carica. 

Paolo Ramonda

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