Lotta a bullismo e cyberbullismo, cruciale l’alleanza Genitori-Scuola

cyberbullismo
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il bullismo è una forma di violenza verbale, fisica e psicologica ripetuta nel tempo, intenzionale, perpetrata da una o più persone (i “bulli” e i “gregari”) nei confronti di un’altra persona (la “vittima”) con il fine di danneggiarla psicologicamente, tiranneggiandola quotidianamente.

È un fenomeno che tipicamente si crea nell’ambiente scolastico, è inferiore ma in crescente aumento alle Elementari, per la precoce indipendenza dei bambini e per l’uso degli smartphone, ha una particolare frequenza alle Medie in cui s’intreccia con la pubertà, tende a diminuire alle Superiori sia per la maturazione degli studenti sia per le misure di prevenzione e contrasto prolungate negli anni. Il cyberbullismo è la manifestazione in rete del bullismo che inizia di persona e continua online. A differenza del bullismo più limitato come tempo e come numero degli aggressori, la Rete è un moltiplicatore incontrollato, i bulli si possono nascondere dietro l’anonimato, chiunque si può aggiungere e divenire aggressore. Inoltre, i social consentono ai cyberbulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, materializzandosi in ogni momento della giornata attraverso telefonate, messaggi, foto, video, minacciosi e aggressivi.

Secondo i dati Istat, in Italia più del 50% degli studenti dagli 11 ai 17 anni ha subito almeno un episodio di bullismo e il 20% dei bambini che hanno più di 11 anni è stato vittima di cyberbullismo.

Abitualmente i genitori si accorgono che i propri figli sono attaccati dai bulli solitamente poiché notano dei cambiamenti importanti nel loro comportamento: difficoltà nello studio, insonnia, inappetenza, mutacismo, paura di andare a scuola; altre volte sono messi in allarme da telefonate e messaggi per cui parlano prima con i figli e poi con la Scuola. Quando accade che sia la scuola ad avvisarli, può succedere che viene richiesto loro di non svelare ai figli quale la fonte nel timore di creare ulteriori inquietudini nella classe o peggiorare la situazione. Invece, al contrario, dire sinceramente ai propri figli di aver parlato con gli insegnanti e che la scuola metterà in atto tutto il necessario per interrompere gli attacchi dei bulli, li tranquillizza. Spezzare l’omertà e la buona alleanza tra genitori e insegnanti è molto rassicurante, fa sentire i figli più forti nell’affrontare la situazione, poiché sentono di poter contare nell’aiuto di adulti affettuosi ed efficaci, sapendo di non essere soli. Anche i genitori dei bulli hanno necessità di essere informati e sostenuti in modo adeguato, con garbo, poiché nella gran parte dei casi ne sono all’oscuro. Inoltre, hanno loro stessi bisogno di intervenire con i figli, poiché nella maggior parte dei casi i bulli sono a loro volta aggrediti, vessati o bullizzati, anche fuori dell’ambito scolastico, da parte di ragazzi o ragazze più grandi. Se è necessario un intervento di deterrenza anche con adeguate sanzioni, è altrettanto importante un supporto psicologico per affrontare il disagio che li porta ad azioni psicologicamente distruttive.

Nella maggior parte dei casi gli interventi in classe e a scuola, soprattutto se sono tempestivi, sono sufficienti per annullare il fenomeno e per rinforzare e sostenere psicologicamente le vittime di bullismo. Talvolta però, l’insicurezza, la paura, la perdita di autostima necessitano una consultazione psicoanalitica, nella maggior parte dei casi sono sufficienti pochi incontri mirati individuali e con i genitori per risolvere il disagio e ritrovare la vitalità e l’energia necessarie per portare avanti in propri progetti e tornare vivere serenamente le amicizie.

L’intervento sui bulli può essere un po’ più complesso soprattutto per le resistenze rispetto all’affrontare le proprie difficoltà e l’abitudine di scaricare rabbiosamente le tensioni interiori sul compagno preso di mira e rinunciare ad un Falso Sé prepotente, affrontando la depressione che lo sostiene. Generalmente, il trattamento psicoanalitico individuale e familiare è più prolungato, poiché è necessario lavorare sui disturbi emotivi e la depressione, capire se sia la prima manifestazione di un disturbo psicologico più importante, rimodulare le dinamiche e relazioni familiari, fornire un sostegno e gli strumenti ai genitori per gestire efficacemente la situazione.

Adelia Lucattini, Psichiatra e psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana