L’imperante cultura dello scarto e quei “numeri” di cui nessuno parla

Da due mesi a questa parte, ogni giorno, ci viene comunicato il bollettino dell’andamento epidemiologico della pandemia da coronavirus. A partire da gennaio scorso, fino al primo maggio il numero di morti è di 237.469 persone: una vera ecatombe. Gli esperti assicurano che la tragedia sarebbe stata ben più pesante se non si fossero messi in atto tutti i dispositivi di prevenzione in nostro possesso per evitare il contagio ed il diffondersi dell’infezione. Nel leggere quel dato mi è venuto spontaneo metterlo a paragone con altri agghiaccianti numeri riferiti allo stesso periodo di tempo: 327.267 morti per malaria, 357.785 morti per suicidio, 3.731.427 morti per fame, 4.331.251 morti per malattie infettive, 14.184.388 morti per aborto.

Mi sono chiesto se anche nei confronti di questi nefasti eventi si stanno mettendo in opera tutti gli sforzi possibili per limitare al massimo il numero delle vittime. Contro la malaria: finalmente, da poco più di un anno l’OMS ha a disposizione un vaccino efficace, ma è disponibile solo in tre stati africani (Kenya, Malawi, Ghana) e nonostante le ingenti quantità di denaro disponibili per la bonifica delle zone malariche e la disinfestazione non si è fatto quasi nulla, limitandosi a comprare e fornire solo zanzariere! Perché? Forse, l’azzardata dichiarazione del Presidente Trump secondo il quale l’OMS è asservita alla Cina (l’Africa è monopolio cinese) e non serve a nulla se non ad automantenersi, qualche fondo di verità ce l’ha. E poi, se muore un europeo o un americano le indagini si moltiplicano, se muore un nero africano chi se ne accorge!

Contro la fame e le malattie infettive: più o meno è la stessa musica. L’imperante “cultura dello scarto” fa sì che tre quarti dell’umanità venga totalmente dimenticata, muore di fame e sete, e viene falcidiata da infezioni che con un po’ di penicillina e sulfamidici (che costano quattro euro dollari) si potrebbero certamente guarire; mentre l’altro quarto muore di opulenza, eccessi alimentari, abitudini perverse e noia esistenziale. Non è per nulla un caso che il numero dei suicidi riguardi in modo speciale il nord del mondo: oltre il 90%.

Aborto: nel computo delle morti dichiarate, il dato degli aborti è impressionante per la sua enormità. Oltretutto non si tratta di persone malate, persone incidentate, persone biologicamente fragili; si tratta di bimbi all’inizio del loro percorso vitale. Di innocenti cui viene negato il primo dei diritti: il diritto alla vita. E allora torna con forza la domanda che ci siamo posti all’inizio: è stato fatto tutto il possibile per evitare questo strazio? Se COVID lo stiamo sconfiggendo mettendo in campo tutte le contromisure disponibili, possiamo dire altrettanto per la prevenzione dell’aborto?

Da molti anni, in tutto il mondo, i movimenti che sostengono la “cultura della vita” si battono affinchè gli stati stabiliscano finanziamenti per aiutare quelle mamme che stanno scegliendo l’aborto per problemi economici, sostenendole con soldi e con misure sociali di accoglienza, nella convinzione che quando nasce un bimbo è sempre una ricchezza per l’intera società, e la risposta va dalla vergognosa indifferenza alla minaccia sguaiata. Magari, con la bandiera arcobaleno, simbolo della vita e della pace, in mano! Questa strage degli innocenti è frutto della violenza e della sopraffazione della società dell’”homo homini lupus”: il più forte elimina il più debole perché è il più forte e il più debole non può difendersi. Ma questa non è civiltà! Chiudiamo con una nota di speranza: COVID ci ha insegnato che siamo uomini vulnerabili e mortali, che stiamo allungando le nostre mani sacrileghe all’albero della vita, ma la vita non è in nostro possesso. Chi ce l’ha data, può togliercela in ogni momento. Dunque, torniamo a fare ciò che ci compete: rispettare, difendere e ringraziare per quel dono grande che si chiama “vita” e, piangendo i morti di COVID, vittime di un virus che non siamo in grado di controllare, non dimentichiamoci dei morti per aborto, che possiamo controllare, basta volerlo.