Lavoro e maternità: non sono in contrapposizione per la realizzazione di una donna

In queste ultime settimane le donne sono state protagoniste indiscusse dei media nazionali con ruoli non convenzionali, ma con contributi di spessore, e professionalità: opinioniste, giornaliste, docenti universitarie, medici, presidenti e governanti che con serietà e passione stanno dando lustro al proprio Paese.

Rimango positivamente sorpresa poi guardando la tv che le notizie sul conflitto Russo-Ucraino, vedono tante donne inviate a raccontare le notizie della guerra: un ambito che finora nella storia dell’umanità era stata appannaggio solo degli uomini. Mi colpisce la modalità con cui si pongono, lo sguardo e l’attenzione, non solo ai fatti di guerra, ma anche il focus che danno sulle vicende particolari, di uomini e donne che hanno visto la loro quotidianità devastata, lo strazio di madri e padri che cercano di proteggere i propri figli. Situazioni inedite che ci fanno capire quanto un altro “fronte” – per stare in tema – è stato abbattuto sul piano delle pari opportunità.

Se dunque sul piano professionale, cominciamo a vivere come una “normalità” il fatto che vi siano donne a dirigere posizioni di responsabilità e anche di pericolo, dall’altra abbiamo ancora molto da lavorare, in Italia, per offrire alle donne garanzie di piena possibilità di realizzazione. Alcune questioni rimangono ancora “calde” e in attesa di risposte; tra queste il riconoscimento del valore sociale della maternità e la possibilità reale di non essere penalizzate sul lavoro a causa della maternità.

Come portavoce del mondo del Forum delle Associazioni Familiari abbiamo a cuore questo tema e come donne abbiamo dato vita – già da alcuni anni – ad una riflessione di genere che lavora per promuovere un pieno riconoscimento del valore della donna. Siamo convinte che la realizzazione della donna, delle proprie inclinazioni e delle proprie passioni non debba avvenire nella contrapposizione tra il suo essere madre e lavoratrice, né nella contrapposizione con il mondo maschile.

Famiglia e lavoro non possono e non devono essere scelte alternative. La scelta della maternità ancora oggi paga prezzi troppo alti sul piano lavorativo, sociale ed economico; inoltre la valorizzazione maggiore di ambienti childfree piuttosto che family friendly accompagnate dall’ assenza di vere politiche di sostegno e accompagnamento alla genitorialità e alla vita affettiva indeboliscono il tessuto sociale e aumentano la solitudine delle persone.

Relegata ad un bene individuale, la maternità ha subito negli ultimi 50 anni una serie di umiliazioni tanto da essere rifiutata da tante donne che vedono in essa solo una complicazione della loro vita.  Gli effetti devastanti di questa tendenza si possono osservare nel rapido declino demografico che sta caratterizzando i paesi più industrializzati e culturalmente più evoluti tra i quali in testa spicca l’Italia. Le donne oramai quando diventano madri si sentono emarginate e abbandonate a sé stesse, pagano a caro prezzo le loro scelte.

Inoltre, la lunga diatriba sui temi etici legati al diritto all’aborto, all’uso della pillola RU486, ad una gestione solo femminile della gravidanza, escludendo di fatto il diritto di parola del padre, ha dato un peso troppo grande da sopportare alle donne. Il peso di dovere scegliere in solitudine sul futuro di una vita umana. Una maggiore libertà questa, il frutto di una vera emancipazione, o uno scarico di responsabilità da parte del mondo maschile? Comunque la si veda, questa questione rimane un’arma a doppio taglio.

Nell’immaginario collettivo infine, permane la convinzione che una mamma che rimane a casa a gestire i propri cari, figli e nonni compresi, è una donna non produttiva per il paese, una donna non emancipata: sfatare questo pregiudizio è importante per garantire piena libertà di scelta delle donne. Soprattutto oggi che il lavoro di cura domestico è ambito condiviso tra i coniugi e non appannaggio solo delle donne.

La giornata internazionale della donna quest’anno allora sarebbe bello che fosse la festa di una rinnovata alleanza tra uomini e donne, che guardi ai problemi in maniera condivisa, dove non prevalgano questioni di potere, e dove il futuro sia guardato nell’ottica della custodia reciproca del valore e della bellezza dell’umanità tutta.