Le gravi conseguenze del lavoro minorile

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Foto di Cris DeCreator da Pixabay

Il 12 giugno si celebra la Giornata Mondiale contro il Lavoro e lo Sfruttamento Minorile, istituita nel 2002 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Secondo ILO e UNICEF, “nel 2020, a livello globale, circa 160 milioni di bambine, bambini e adolescenti tra i 7 e i 15 anni hanno lavorato. Di questi, 79 milioni hanno svolto lavori pericolosi, in grado di danneggiare la salute e lo sviluppo psicofisico e morale”. Un bambino su dieci! Gravi le conseguenze: gli adolescenti sono privati dello studio, del gioco, di una vita sana e, a volte, anche della libertà.

Quasi tutti gli stati membri delle NU hanno ratificato la Convenzione dei Diritti del Fanciullo. Molti la Convenzione sull’Età Minima per il Lavoro n. 138/73 https://www.ilo.org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB:12100:0::NO::P12100_ILO_CODE:C138 e la Convenzione sulle Peggiori Forme di Lavoro Minorile n. 82/99https://www.ilo.org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB:12100:0::NO::P12100_ILO_CODE:C182  Convenzioni considerate “fondamentali”: ai sensi della Dichiarazione dell’OIL sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, tutti gli stati membri dell’ILO devono rispettarle. Anche se non le hanno ratificate. https://www.ilo.org/declaration/lang–en/index.htm

La realtà è che il lavoro minorile continua ad essere diffuso in tutto il mondo. Nell’agricoltura, ma anche in altri settori come l’abbigliamento (in particolare per lo sport, come dimostrano diverse inchieste giornalistiche). In Italia sarebbero “336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni hanno avuto esperienze di lavoro, continuative, saltuarie o occasionali”. A dirlo è il rapporto di Save the Children “Non è un gioco – Indagine sul lavoro minorile in Italia”. E in molti casi (circa 58mila, il 27,8%) si tratta di lavori dannosi. https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/non-e-un-gioco_1.pdf

Il 2021 è stato dichiarato Anno contro lo Sfruttamento del Lavoro Minorile. Nel 2022, dal 15 al 20 maggio, a Durban, in Sudafrica, si è tenuta la V Conferenza Mondiale sull’Eliminazione del Lavoro Minorile. Al termine, i leader mondiali hanno sottoscritto l’Appello all’Azione di Durban: una misura “essenziale per forgiare un mondo libero dal lavoro minorile e garantire la protezione sociale universale, come richiesto dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile 8.7 e 1.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”. Appello all’azione di Durban per l’eliminazione del lavoro minorile (ilo.org)  A dicembre 2022 è stata lanciata la Piattaforma sul Lavoro Minorile, definita la “principale iniziativa imprenditoriale per sradicare il lavoro minorile nelle catene di approvvigionamento”. Quest’anno, per la Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, l’ILO ha lanciato un nuovo slogan: “Giustizia sociale per tutti. Basta con il lavoro minorile!”.

L’Obiettivo 8.7 prevede di “Adottare misure immediate ed efficaci per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani e garantire il divieto e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, compreso il reclutamento e l’uso di bambini soldato, ed entro il 2025 porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme”. Ma è difficile credere alle promesse di Agenda 2030: la maggior parte non sarà raggiunta.

Forse, i giornali scriveranno della Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile. Magari se ne parlerà in qualche TG. Poi, tutto tornerà come prima: la gente continuerà a comprare prodotti realizzati sfruttando adolescenti a volte ancora bambini. E nessuno si chiederà quali conseguenze ha per questi bambini aver realizzato quel pallone o quel capo di abbigliamento. Oppure aver scavato la terra (a mani nude) per estrarre, in cambio solo pochi spiccioli, il coltan utilizzato per derivarne il litio da utilizzare nelle batterie di cellulari, notebook e auto elettriche venduti a migliaia di dollari.