L’Europa: una società che ha perso l’equilibrio fra fede e ragione

Travolta dallo scandalo Qatargate l’Europa sente cigolare la sua declamata autorità morale e la sua credibilità. Le istituzioni europee, che in maniera sempre crescente, hanno imposto agli stati membri codici etici in nome di una autoconferitasi superiorità morale, culturale e politica sugli stati nazionali, condannando i sovranismi e le iniziative degli stati membri come pericoli per la democrazia e per la pace, rischia ora di perdere terreno e corre ai ripari per difendere i propri valori.

Colpisce sempre l’uso della parola “valori” da parte di chi oggi detiene il potere in Europa. Le stragi operate dai terroristi jihadisti che hanno seminato sangue e paura in Europa, (goffo ma significativo tentativo di reconquista islamica presto dimenticato “grazie” alle nuove emergenze), hanno messo più volte la parola “valori europei” in bocca ai nostri leader.

Vale la pena chiedersi quali siano questi valori. Di che valori si parla quando si dice che l’Islam attacca i nostri valori, che dobbiamo difendere i nostri valori, che dobbiamo trasmettere alle prossime generazioni i nostri valori? Rinnegate ed eliminate le radici giudaico-cristiane della nostra civiltà e della nostra cultura, cosa abbiamo da anteporre ad una cultura plurimillenaria come quella islamica capace di trasmettere una fede forte e impermeabile alle sirene del relativismo nichilista imperante? Sentir parlare le signore Merkel e Von Der Leyen, o i signori Macron e Sanchez di valori europei lascia in effetti perplessi. Si può pensare ai valori di libertà e democrazia di cui spesso si parla nei discorsi ufficiali. Alla difesa della vita, oppure al pacifismo in un continente che è stato il principale scenario di due guerre mondiali, stragi inenarrabili che valgono bene i “mai più guerra” e “mai più morti innocenti”.

A ben vedere nessuno di questi sembra essere un valore innegoziabile per l’Europa. La storia recente ce lo insegna: la libertà si può limitare, la democrazia si può sospendere, la vita si può sopprimere (al suo sorgere o prima della sua fine naturale) e la guerra può diventare l’opzione principale per risolvere i problemi. Così hanno insegnato i due anni di “emergenza Covid” e così il conflitto russo-ucraino che ha visto tutti i paesi europei coesi nell’invio di armi al presidente Zelensky.

Quali sono dunque i valori europei? È innegabile che quella che venne fondata su valori cristiani è ora un’unione fondata sull’Euro e sul mercato come ha ribadito lo storico Luciano Canfora (che pure non considera il patrimonio cristiano) nel recente libro Guerra in Europa (Oaks editrice, 2022): pur avendo risorse importanti sul piano scientifico, culturale, dell’esperienza giuridica, della sapienza diplomatica…. “Si è guardato in modo mercantile a tutto questo, utilizzando soltanto la moneta comune come pilastro“.

Così l’Europa ha tradito la sua vocazione, l’idea originaria dei suoi padri fondatori (Alcide de Gasperi, Robert Schumann, Konrad Adenauer) che – come ha ricordato recentemente mons. Sanguinetti, vescovo di Pavia nel presentare il libro “La vera Europa” di Joseph Ratzinger – furono “uomini di fede, cattolici integrali e di alto spessore umano“. Non c’è invece traccia di Dio tra i fondamenti dell’attuale Europa, basata sul “dio mercato”, e tutto ciò che si dice e si afferma come “valore” non è altro che uno specchio per le allodole, utile preservare il potere monetario e finanziario e per diffondere un pensiero unico, metafisicamente nichilista, valorialmente relativista, praticamente utilitarista. L’Europa si è così incamminata in quella che san Giovanni Paolo II ha definito “apostasia silenziosa da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse” (Ecclesia in Europa, n. 9) figlia dello “smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane” (n. 7) che si manifesta in una dilagante “cultura di morte”.

Ecco allora sorgere contestualmente nuovi (cosiddetti) valori che non nascono dalla tradizione o dal sentire comune, non dal bagaglio culturale del continente né dalla sua bimillenaria storia religiosa cristiana, ma da diktat imperanti del pensiero unico e politicamente “corretto” made in USA. Così i Dieci Comandamenti – che furono alla base di ogni legge civile e dell’ordinamento morale dell’Occidente – vengono sostituiti da nuovi imperativi etici che si configurano, anno dopo anno, come i nuovi comandamenti dell’Europa: l’ecologismo, il multiculturalismo, l’immigrazionismo, l’omosessualismo, la libertà esasperata (fino al punto di definire “diritto” l’omicidio del proprio figlio prima che venga alla luce). Tutto nel nome della libertà e dei diritti individuali, in una parola, dell’autodeterminazione del singolo, elevato a principio cardine della società.

Il resto è cronaca quotidiana di un’Europa che impone i nuovi dogmi mentre minaccia i paesi non allineati o poco obbedienti. Dalle politiche economiche della Banca Centrale per non dispiacere ai mercati all’utilizzo degli insetti nella dieta per salvare il pianeta, dall’educazione gender ai cosiddetti diritti civili, dall’utilizzo di energie rinnovabili per non dipendere dalla Russia, al carica batterie universale (sempre per salvare il pianeta), fino all’obbligo di inserire donne (“sesso sottorappresentato” scrivono) nel Cda delle aziende. Così l’Europa si è impegnata per “imporci vincoli, parametri, divieti, limitazioni delle libertà personali e d’impresa” (R. Razzante su La Nuova Bussola Quotidiana).

Su gender, ecologia, migranti, diritti civili e temi economici, così come su vaccini e guerra, vige in Europa una narrazione unica che non condente il dissenso. Un “totalitarismo morbido”, come lo definiscono Rod Dreher (Live Not by Lies, 2020) e Francisco José Contreras (Conta el totalitarismo blando, 2022), che genera un manicheismo informativo sempre più pervasivo che, come abbiamo avuto modo di sperimentare, divide i cittadini europei in buoni e cattivi cittadini. Una propaganda, sposata con grande disinvoltura dai media ufficiali, che addita i cattivi come retrogradi e inetti.

In questo modo i nuovi valori vengono imposti come salutari, ancora di più, come salvifici. Chi li ripudia si rivela un nemico che vive nelle tenebre della ragione, rifiutando il verbo degli illuminati al potere. Ma a chi li osserva e contribuisce a farli osservare è promesso l’avvento di un mondo nuovo mondo. Un “‘impero del bene”, come lo chiamava Philippe Muray, o meglio ancora la “tirannia del bene”, come la chiama oggi Guy Mettan.

È cronaca di questi giorni il nuovo diktat della comunità europea che invita gli stati membri a riconoscere i figli delle coppie omosessuali (sic!) mascherando la norma come una iniziativa a favore dei più piccoli, al fine di “proteggere i diritti fondamentali dei bambini”. E mentre il socialista Sanchez regala alla Spagna una “legge trans” (che prevede, tra le altre cose, che un dodicenne possa autodeterminare il proprio sesso in base al proprio sentimento senza bisogno del parere medico), il presidente francese Macron ha annunciato in questi giorni la distribuzione gratuita da parte dello Stato francese di preservativi ai giovani, anche minorenni, fino ai 25 anni. Un’iniziativa che lo stesso Macron ha definito una “politica molto buona di prevenzione per permettere ai giovani di proteggersi”. Allo stesso tempo ha previsto la possibilità di una vaccinazione obbligatoria contro le infezioni da papilloma virus e un implemento dell’educazione sessuale nelle scuole.

Iniziative dettate da una visione miope della natura umana ed in particolare dei giovani ai quali non è previsto insegnare nulla se non a godere dei propri appetiti senza subirne le conseguenze. Così è per l’aborto, soluzione rapida sempre più facilitata ed incentivata nel nome del libero piacere, per evitare, distruggendo la vita delle persone, le conseguenze serie di una gravidanza indesiderata, frutto del libero e spensierato godimento. Stesso discorso vale per l’eutanasia, proposta e incentivata come “soluzione” alla sofferenza senza soluzione.

Una società che ha perso l’equilibrio tra fede e ragione, affidandosi ad una ragione che, volendo prescindere dal sostegno della fede, rimane monca e limitata, incapace di comprendere la profondità del reale. Per questo, a causa di questo doloroso divorzio, si è arrivati a sostituire la verità col sentimento, la realtà con l’illusione. Una società che ha bandito il dolore (Byung-Chul Han) e l’eroismo (Robert Redeker) e che ha elevato la festa a valore non negoziabile non sembra avere dei valori da opporre all’avanzata dell’Islam che accoglie bonariamente nel nome dell’interculturalità per supplire alla propria incapacità di generare vita.

L’Europa si presenta oggi come quel “fortunato paese” dei Balocchi descritto da Collodi. Paese salubre e benedetto, dove stare allegri “senza libri, né scuole, né maestri”; paese della cuccagna, dove le giornate si passano “baloccandosi dalla mattina alla sera”, così “come dovrebbero essere tutti i paesi civili”, spiega Lucignolo. Ma a differenza della trasposizione waldisneyana dove si distribuiscono gratuitamente dei sigari, incuranti delle conseguenze sui bambini (Pinocchio passerà un brutto momento mentre tenterà di giocare a biliardo), il nostro Macron appare un visionario nel regalare ai ragazzi preservativi gratis per prevenire gli effetti indesiderati dello spensierato godimento.

Nel frattempo la festa continua come in quel paese delle favole dove “chi rideva chi urlava, chi chiamava, chi batteva le mani, chi fischiava, chi faceva il verso della gallina quando ha fatto l’uovo, insomma un tal pandemonio, un tal passeraio, un tal baccano indiavolato, da doversi mettere il cotone negli orecchi per non rimanere assorditi”. Non può non tornare in mente l’impietoso ritratto della società occidentale, sazia e gaudente, dipinto negli anni novanta dal compianto Philippe Muray in cui l’homo festivus, abitante di Cordalia, gode dell’esistenza passando da ristoranti a concerti, da festival a pride, serviti dal prime. L’impero del bene descritto da Muray poco dista dal “nostro regno profilattico, eugenista e igienista”. Orgogliosamente impermeabilizzati dai preservativi (sotto) e dalle mascherine (sopra), tra monopattini ecologici, bonus psicologi e deroghe per l’uso e abuso di droghe più o meno leggere per dimenticare la pesantezza del vivere.

Così l’Europa, che ha eclissato Dio dal suo orizzonte, esalta i suoi nuovi valori (un po’ di tutto sostenuto dal nulla) dimenticando quelli sacri e inviolabili che, come affermava Joseph Ratzinger, non sono frutto di un progetto politico ma “precedono qualsiasi giurisdizione statale”, diritti che “non vengono creati dal legislatore, né conferiti ai cittadini” e che rimandano in ultima istanza al Creatore dell’uomo: la dignità della vita, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, il rispetto del sacro e la famiglia come “struttura fondamentale della relazione tra uomo e donna” (J. Ratzinger, Europa. I suoi fondamenti oggi e domani, San Paolo 2004).

Un continente che dimentica Dio e le sue radici cristiane mentre invoca il rispetto per le altre religioni, mostra un “odio di sé” che può definirsi “patologico”, affermava Ratzinger. Non resta che un goffo tentativo di sostituirsi al Dio dimenticato e rinnegato, come sottolinea il cardinale Sarah nel suo ultimo libro Catechismo della vita spirituale (Cantagalli 2023): “L’esclusione di Dio comporta il rifiuto di ogni autorità, la ribellione contro ogni limite, contro ogni valore morale universale e contro il fondamento stesso di quei valori – cioè la nozione di natura umana -, dando vita a ben note esacerbazioni: la rivendicazione della scelta del sesso o la modifica del corpo per diventare ‘un’uomo potenziato’ che sogna il controllo totale della vita fino a produrre un uomo immortale“.