11 ottobre 1962, una data storica per la Chiesa e per il mondo

Concilio

Sono trascorsi 59 anni da una data fondamentale per la Chiesa e per il mondo. A San Pietro l’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII inaugurò il Concilio. L’anniversario dell’apertura ufficiale del Vaticano II deve rappresentare un’opportunità di verifica per i cattolici in ogni diocesi. A livello individuale e comunitario.ConcilioJorge Mario Bergoglio si è subito definito un peccatore a cui il Signore (“miserando“) ha rivolto i suoi occhi. Ma soprattutto è il papa che ha ripreso in mano il Vaticano II. E lo sta portando avanti. Dopo quasi sei decenni di recezione piuttosto contrastata. Ripartendo dal punto in cui il Concilio era arrivato. E cioè la riproposizione dell’annuncio nei modi adatti ai nostri tempi. Con le modalità, lo stile e le parole che i tempi richiedono. Il riferimento costante di Francesco è il Vaticano II. La cui prima sessione terminò l’8 dicembre 1962. Ma. mentre fervevano i lavori di preparazione della seconda, il 3 giugno 1963 morì Giovanni XXIII. A porre fine a timori e auspici su un’interruzione definitiva del Concilio, il 27 giugno dello stesso anno papa Paolo VI annunciò la decisione di riprendere con la seconda sessione che si aprì il 29 settembre. E culminò il 4 dicembre 1963. Con la promulgazione del primo dei documenti maggiori del Concilio. E cioè la costituzione “Sacrosanctum Concilium”.ConcilioLa terza sessione si svolse dal 14 settembre al 21 novembre del 1964. La quarta ed ultima dal 4 settembre 1965 all’8 dicembre dello stesso anno. In quel giorno Paolo VI, sul sagrato della basilica San Pietro, chiuse ufficialmente il Vaticano II dopo aver essersi rivolto ai governanti. Agli uomini di pensiero e di scienza. Agli artisti. Alle donne. Ai lavoratori. Ai poveri. Ai sofferenti. E ai giovani. Nell’arco delle quattro sessioni erano state promulgate quattro costituzioni (una liturgica, due dogmatiche,
una pastorale). Nove decreti. E tre dichiarazioni. Nel febbraio 1961 il giornalista e scrittore Raniero La Valle venne chiamato a dirigere il quotidiano cattolico “L’Avvenire d’Italia“. Uno degli organi d’informazione che coprirono più capillarmente l’assise episcopale che ha cambiato per sempre la storia ecclesiastica. Instaurando un dialogo costante tra la Chiesa e il mondo.ConcilioDal Concilio muove Francesco per riportare la Chiesa alle radici evangeliche. Perciò l’impronta del suo pontificato, secondo La Valle, è la rinnovata testimonianza del Vangelo. Riprendere il ragionamento del Concilio e sulla riforma della Chiesa comporta la riforma del papato. Una svolta che non possono realizzare le istituzioni della Chiesa, ma spetta al papa stesso. Ecco perché Francesco per primo si pone la domanda di “chi sono io“. E tutto parte da quella richiesta di benedizione alla folla subito dopo la fumata bianca. Quello è stato il segnale di un cambiamento straordinario. Francesco sta con il popolo e non sopra al popolo. La Valle al riguardo richiama la definizione che fu data di Giovanni XXIII. Un cristiano sul trono di Pietro.ConcilioJorge Mario Bergoglio parla un linguaggio per nulla curiale. La sua formazione
è la teologia del popolo. La sua identità, osserva La Valle, è quella del prete di
strada. Ha un orecchio al popolo e un altro al Vangelo. Sa qual è il linguaggio giusto per farsi comprendere. Francesco è più vicino a Roncalli che ha iniziato il Concilio e a Paolo VI che lo ha portato avanti. Papa Bergoglio ha riaperto la questione di Dio. Ha spiegato in pratica che la questione-chiave non è restaurare i fasti della religione e della Chiesa. Bensì il problema è il Dio sbagliato che si ha in mente. E non solo per via dei fondamentalismi. Il suo obiettivo, a giudizio di La Valle, è far capire a tutti che esiste un’immagine di Dio diversa da quella che gli uomini hanno sfigurato.