Coronavirus e stress: ecco quali sono le “strutture di personalità” più a rischio

L’effetto della quarantena forzata dipende dalla struttura di personalità di ognuno di noi. Dobbiamo partire dal fatto che oltre a una struttura fisica, entro i 14 anni, ne sviluppiamo anche una psicologica. Noi abbiamo questi primi 14 anni di vita in cui su di noi scrive l’ambiente, i nostri genitori… successivamente iniziamo ad avere idee proprie. In base a questa struttura di personalità, che nella società contemporanea possiamo identificare in quattro situazioni, questo periodo stressogeno ha diverse influenze sulle persone.

Una struttura con ascendete fobico, che fa della paura il suo mestiere, una persona ipercontrollante, in questo momento è quella più a rischio. La solitudine diventa un problema, per chi è costretto a rispettare regole esterne che non ha scelto, si prospettano delle difficoltà. Chi ha sviluppato in qualche modo una sua modalità di stare molto sul controllo, di non avere piacere a stare solo, in questo momento vive una situazione di stress quasi illimitato, addirittura pericoloso. Tanto vero che per queste persone io consiglio una via fuga: una passeggiata rispettando i limiti imposti dal governo, una modalità di incontro virtuale con parenti ed amici. Questo rende tutto molto più facile.

Poi c’è una struttura di personalità che noi chiamiamo a “sfondo depressogeno“. Potremmo dire che è la migliore, perché si fonda su due pilastri: il sentirsi utile e lo sforzarsi. Ovviamente non parliamo della depressione come malattia, ma della struttura di personalità. In questo caso, chi vive la sua vita cercando di essere utile per gli altri e per se stessa, ed è abituato a fare sforzi, vive uno stress abbastanza leggero.

Un’altra struttura di personalità è chiamata “dap”, disturbi alimentari psicogeni. Cioè quelle persone che, o in eccesso o difetto, in situazioni emotivamente forti fanno riferimento al cibo, mangiando o no. E’ un’altra struttura a rischio, tutti i pazienti che vedo o sento, pensano che se non si ammaleranno di coronavirs, moriranno di obesità. Perché la chiusura, per queste persone porta molto a scivolare sul cibo.

L’ultima è quella che noi chiamiamo a tendenza ossessiva, ed è quella più scientifica, più metodica ed è quella che sta meglio in questa situazione. A queste persone, in verità, uscire o restare a casa gli cambia poco, hanno le loro abitudini: ascoltano la loro musica, leggono un libro, fanno lavoretti di falegnameria in casa. E’ la struttura che in questo momento rischia di meno.

La fobica e la “dap” sono le più comuni e sono quasi sempre a rischio. Questo senza parlare di chi ha qualche altro problema più serio, psichiatrico. Parlo di una persona che è caratteropatica, che ha una filosofia di vita che attribuisce sempre agli altri la colpa di qualunque situazione. Ecco queste sono persone abbastanza a rischio, perché si rinforza il loro punto di vista che è psichiatrico, ma è il loro punto di vista.

Questa situazione di stress prolungato sui bambini avrà un effetto è minimo se la presenza emotiva genitoriale è stimolante. Diventa un’occasione di grande dialogo, di comunicazione, di possibilità di gioco e dell’uso del mezzo web con l’adulto, cosa che spesso non accade. Gli adolescenti sono assolutamente a rischio, questo è un momento gravissimo. La mia pratica clinica mi sta portando a vedere fasce di età entro i 20 anni, in cui purtroppo i ragazzi vanno a letto la mattina alle 6, dopo aver giocato ai video game ed essere stati sul web, per dormire fino al pomeriggio e poi ricominciare. Il tutto, in una situazione di grande apatia, attacchi di panico e paura del futuro.

Per gli adulti, con un equilibrio nevrotico, certo è uno stress ma potrebbe essere anche un momento di riflessione se non è troppo prolungato nel tempo. In questo momento il tempo – come diceva Sant’Agostino: “Chiedetemi chi è Dio, se mi chiedete cosa è il tempo io non ve lo so dire” – purtroppo, gioca a sfavore dello stress, il tempo cronologico prolungato, in questo momento, è per tutti motivo di stress. Per quanto riguarda gli anziani, abbiamo due situazioni: chi è accudito, almeno emotivamente, dal suo gruppo familiare e quindi che si sente tutti i giorni con i figli, che può vedere tramite web i suoi nipoti, è un anziano che trova in piccoli servizi domestici e nella televisione un conforto; gli anziani che, forse anche per loro tendenza, vivono la vecchiaia come una disgrazia e puntano di più sulle inabilità che su quel che rimane del proprio corpo, la situazione stressogena è molto elevata.

Ho molto seguito, per la psicologia della comunicazione, le modalità con cui vengono informati gli italiani. Arriva più un timore e un terrore più che un’affettuosità. E’ vero, siamo in una situazione pericolosa ed è giusto fermare le persone. E’ un apprendimento stimolo-risposta. Io trasmetto diverse volte al giorno questo messaggio, alla fine le persone sono terrorizzate, per lo meno così spaventate da non uscire di casa. Forse ha anche un effetto benefico, ma se io potessi dare un consiglio direi di fare altro e in un altro modo.