La bellezza e la vocazione della famiglia

Dal 2019 ad oggi i matrimoni sono in netto calo. La famiglia sembra non essere più attrattiva per i giovani, tanto che si registra un calo delle unioni con rito religioso del 67,9% e di quelle con rito civile del 28,9%. Eppure, dal rapporto Giovani, famiglia e futuro attraverso la pandemia, edito da San Paolo e realizzato dal Cisf, dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo e dal Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia dell’Università La Cattolica, si evidenzia come non sia il desiderio di sposarsi e fare famiglia a mancare, soprattutto per i giovani che non hanno superato i 30 anni, ma, da un lato, la difficoltà di conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita, mentre dall’altro sembra emergere il desiderio di mantenere una stabilità acquisita nel tempo. Significa che la famiglia ha perso valore? O, più semplicemente, che sono cambiati i tempi? Forse, per provare a rispondere, può essere utile prendere in considerazione quanto spazio ha la famiglia nel variegato mondo della comunicazione in tutte le sue forme.

Non si tratta di voler trovare la presenza di narrazione familiare in libri, serie tv, film più o meno recenti, servizi giornalistici o anche solo come spazio social. D’altra parte, una ricerca di questo tipo mostrerebbe come ogni storia è sempre storia di famiglia. I legami familiari, nel bene e nel male, sono sempre la filigrana che attraversa gli eventi narrati su carta o sullo schermo.

Piuttosto può essere interessante capire in che modo anche le relazioni familiari possano essere rafforzate dalla condivisione di un momento in cui genitori e figli si fermano per commentare insieme un episodio, un racconto, un post.

Scoprire che i giovani hanno una spiccata tendenza per tutto ciò che stimola la loro intelligenza e la loro curiosità, imparare a comprendere il loro linguaggio senza pregiudizi, evitare di alzare un muro tra l’oggi e il tempo che fu può essere la chiave per testimoniare la bellezza dello stare insieme come famiglia. Magari, poi, si scopre che la serie tanto criticata, in realtà, racconta il difficile rapporto tra libertà e giustizia, attraverso l’uso di simboli che, narrati, offrono la possibilità di educare anche davanti ad uno schermo. Oppure, ci si ritrova a raccontarsi la grandezza di un classico senza tempo, che unisce come un filo invisibile le generazioni. È un’occasione per riscoprire la dedizione alla famiglia e al lavoro di Soichiro Yagami o l’importanza della verità in Erin Brockovich oppure, ancora, il simbolismo importante delle Cronache di Narnia. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi quasi all’infinito, perché infinite sono le occasioni di confronto e, quindi, di comunicazione, intesa nel senso etimologico del termine: mettere in comune, compiere il proprio dovere insieme.

Ciò che conta, ancora una volta, è cogliere ogni momento come momento educativo, non necessariamente a senso unico. Anche i ragazzi, infatti, educano, magari usando strumenti e parole a loro disposizione. Ma i ragazzi chiedono soprattutto di essere educati, senza finzioni e senza sconti. Loro imparano dall’esempio, prima che dalle parole. Vedere genitori felici di trovare tempo da condividere, conoscere un’aria di famiglia che, con tutte le difficoltà quotidiane, racconta una storia che vale la pena di vivere, sperimentare relazioni autentiche anche nei momenti di leggerezza aiuta anche a mostrare la bellezza dei legami familiari. La famiglia comunica sempre, perché, per sua natura, non può non comunicare. È questa la sua bellezza e la sua vocazione.

Forse per questo la maggior parte dei giovani desidera fare famiglia e, il più delle volte, se si chiede loro a chi vorrebbero somigliare, la risposta è sempre uguale: “ai miei genitori”. Perché la famiglia non è perfetta, ma è sempre il luogo più bello a cui tornare.

Pinella Crimì, membro del consiglio direttivo del Forum Nazionale delle famiglie