La Giornata internazionale della democrazia, indetta per il 15 settembre dalla Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), non costituisce solamente una occasione per riflettere sullo stato della democrazia nel mondo, affidandola anche alle prossime generazioni. Che l’iniziativa sia presa dall’ONU mostra già come questa Organizzazione internazionale, alla quale partecipano pressoché tutti gli stati, manifesti un chiaro orientamento favorevole e di sostegno per i principi democratici ai quali dovrebbero essere improntati i sistemi politici, la organizzazione e delle istituzioni politiche, la vita sociale negli e degli stati.
Eppure in molti, e forse anche nella maggioranza degli stati membri dell’ONU le istituzioni democratiche sono nella maggior parte dei casi in difficoltà, se non addirittura carenti. La stessa idea di democrazia è posta in discussione con qualificazioni che, anziché precisarlo, ne limitano o ne alterano il contenuto, quali democrazia liberale o, all’opposto, democrazia autoritaria.
Se ci si limita a considerare l’investitura popolare del potere, è facile riscontrare che anche nei regimi totalitari non mancano appuntamenti elettorali per manifestare con un massiccio voto popolare, della cui genuina espressione è pur lecito dubitare, un plebiscitario consenso per l’autocrate o il dittatore al potere. Si direbbe che qualsiasi potere, anche quello tirannico, pretende di essere il genuino rappresentante del popolo e di interpretarne la volontà, pur se inespressa.
Ma insidie non mancano neanche nei regimi dotati di istituzioni rappresentative, parlamenti e governi che hanno una investitura popolare attraverso libere e ricorrenti elezioni. Non solamente per la più evidente sofferenza della democrazia, se le astensioni popolari dal voto assumono la dimensione della maggioranza dei cittadini elettori. Come pure la democrazia è in sofferenza quando il potere conquistato con il sostegno del voto popolare, pur contendibile nei successivi appuntamenti elettorali, finisse con il tradursi in tirannia della maggioranza.
Ne deriva che oltre all’investitura popolare per la rappresentanza politica, quale che sia poi l’articolazione e il disegno delle istituzioni parlamentari e governative, ci sono anche altri elementi che caratterizzano la democrazia. Anzitutto il riconoscimento e la effettiva garanzia dei diritti fondamentali, civili, politici e sociali, dei cittadini. Di essi proprio l’ONU offre un quadro essenziale, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, ai Patti internazionali sui diritti dell’uomo che ne sono seguiti. Inoltre la espressione del voto popolare si nutre di un libero dibattito politico, tradizionalmente attraverso la stampa, considerata essenziale per il funzionamento della democrazia, oggi ancor più attraverso i mezzi di comunicazione di massa e attraverso la rete, che hanno un poderoso impatto sulla formazione dell’opinione pubblica. Questi possono essere così influenti, da rappresentare talvolta essi stessi un possibile rischio, anziché un necessario strumento, per la democrazia. Infine la sottoposizione di ogni potere a regole e la configurazione di contrappesi che ne limitano ogni tendenza all’espansione.
Tuttavia alla base di istituzioni democratiche c’è sempre una società viva, forte e vigile, con articolazioni e formazioni sociali che concorrono ad animare il dibattito politico e a ostacolare deragliamenti. E, ancor più, la partecipazione dei cittadini che non si esprime solo con e al momento del voto, come pure vale lo spirito di servizio dei cittadini che assumono la titolarità di cariche politiche, nell’esercizio di quella che Paolo VI segnalava dovesse essere considerata una delle più alte forme di carità. Come sottolinea l’ONU, ai giovani è affidato in ogni Paese il futuro della democrazia. È compito comune formarli con una adeguata cultura istituzionale, orientarli anche, se questa fosse la loro passione, alla libera assunzione di responsabilità politiche.