Caro Bambino Gesù

Caro Bambino Gesù, quest’anno ho la sensazione che il fascino del Natale sia più fragile fra tanta povertà e paura perché i problemi si sono moltiplicati e in aumento è anche l’incertezza per il presente e per il futuro. Mancanza di lavoro, confusione in tanti ambiti della vita sociale, malattie e scarsità di mezzi per curarsi, voglia di nascondere le proprie difficoltà e urgenza di risolvere situazioni che rischiano di travolgere la società e penalizzano soprattutto i bambini e gli anziani. E tralascio di proposito l’ultimo regalo che il Parlamento italiano ci ha voluto fare proprio prima di chiudere i battenti: il Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento, chiamata anche testamento biologico o di vita). A parere di molti, e anche mio, è un altro colpo andato a segno da chi propina con forza la cultura della morte pensando forse in buona fede di essere i difensori della libertà della vita. Ma è proprio la strada giusta per dare senso alla vita e anche alla morte?

Perché ti meravigli? Caro Bambino Gesù, mi è sembrato di sentire la tua voce che reagisce così al mio interiore disappunto dinanzi a un mondo che corre all’impazzata verso il proprio allegro suicidio globale. Perché ti meravigli – mi ripeti – se, tanto per cominciare, la storia degli uomini si calcola a partire dalla mia nascita e qualcuno comincia a dire che questo gli dà fastidio. E poi, anche nelle vostre città impregnate della mia presenza, ormai si legge dappertutto “buone feste” e “auguri” con luminarie e addobbi natalizi, ma i segni della mia nascita sono scomparsi dando l’impressione che voi festeggiate il Natale senza sapere perché. Una volta dicevate: “Santo Natale”, oggi “buon Natale” e un po’ alla volta mi state escludendo dalla mia stessa festa: infatti, a Natale rischio proprio io di essere il grande assente, eppure dovreste ricordare me, che sono nato più di due millenni fa fuori Betlemme in una notte fonda dentro una grotta perché non c’era posto altrove. Nei supermercati attesissimo ospite d’onore è ormai Babbo Natale con una renna coperta da neve, e di me quasi niente, anzi a ben vedere proprio nessuna traccia tra le fantasiose offerte di regali e festoni di auguri che inneggiano alla “nuova stagione”. Perché mi avete dimenticato ed emarginato al punto che anche il presepe dà fastidio insieme ai canti che ricordano la mia nascita? Peccato! Era tanto bello vedere la vigilia di Natale le famiglie, oppure le scolaresche dai più piccoli e ai più grandi riunirsi attorno al presepe e scoprire la statuetta di me nella culla tra quei canti natalizi che hanno dato vita alle vostre comunità: vi stavo vicino e in voi percepivo tanta fiducia in me. Mi commuovevo e notavo che questo faceva sentire le famiglie più unite, i bambini e gli adulti più sensibili al mio amore e alla loro reciproca compagnia.

E’ vero, eravate più poveri ma sicuramente più sereni, anzi persino più felici. Oggi invece quanta tristezza leggo sul volto di tante persone adulti e bambini; è quasi scomparso il sorriso, e mi dispiace perché a Natale sono venuto a portare la pace, la luce, la gioia. Insomma, sono venuto a farvi capire che mio Padre ama tutti indistintamente così tanto che mi ha chiesto di dare la mia vita per voi. A Betlemme sono venuto per restare con voi sempre, ma – ti confesso – mi sento sempre più estraneo e non tanto rigettato quanto piuttosto ignorato. Sembra che senza di me state bene, quasi meglio perché non avete più bisogno di Dio. Eppure, basta poco per capire che le cose non stanno proprio così: vi vedo preoccupati, scontenti, inquieti e scontrosi come se cercaste sempre qualcosa in più senza mai riuscire a raggiungerla. Anche se vi riempite le case di ogni confort e vi potete comprare merci e beni d’ogni tipo, la felicità purtroppo non ha prezzo e non è in vendita. Qualcuno, che proprio mi odia da sempre, vuole convincervi del contrario, ma credetemi perché vi conosco a perfezione. In questi giorni vi scambiate gli auguri con frasi belle, dolci e patetiche di pace, amore, felicità ma di tutto questo solo Io posso riempire il vostro cuore, perché a Natale ho gettato una luce dentro l’animo umano, una luce capace di dar senso e valore a tutta l’esistenza persino al dolore e alla morte.

Vi ricordate quello che scrive l’evangelista Luca? C’erano sulla collina accanto a Betlemme dei pastori che vegliavano facendo la guardia al gregge. Un angelo si presentò loro e li avvolse di luce ed essi furono presi da spavento, ma l’angelo li rassicurò: “Non temete! Vi annunzio una grande gioia per tutto il popolo; oggi vi è nato un Salvatore, che è il Messia Signore”. I pastori si fidarono dell’angelo e andarono in fretta alla grotta, dove  trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia, proprio come era stato loro descritto. Quando ripartirono erano talmente felici che glorificavano e lodavano Dio per tutto quello che avevano sentito e visto, esattamente come l’angelo aveva detto.  Se ne tornarono felici cantando. La gioia è il mio dono di Natale per chi, come questi pastori poveri e all’epoca ritenuti esseri subumani, viene ad incontrarmi. Ma se non c’è più il presepe, la grotta, Gesù, dove potete attingere la gioia? Sparisce Gesù e purtroppo sparisce anche la gioia, quella vera e non il piacere che è di ben altra pasta.

Caro Bambino Gesù, cerca di capirci. E’ difficile per noi oggi continuare a crederti spassionatamente come questi miseri pastori. Oggi in televisione ci dicono che la tua nascita, il presepe e questa roba qui è una fiaba d’altri tempi; i negozi a Natale sono riempiti di tantissime novità, ma tu – fattene una ragione – sei proprio scomparso. Ho fatto un giro in un immenso supermercato e non ho trovato un presepe. Inoltre, ai bambini non s’insegna più a scrivere la letterina di Natale a Gesù Bambino mettendola come facevo io da piccolo sotto il piatto di papà prima della cena natalizia. Scrivono a Babbo Natale e ho visto che in tv anche adulti leggono la loro lettera a Babbo Natale. Ma mica crederanno che Babbo Natale è veramente esistito? Ti capisco, noi adulti abbiamo una grande responsabilità se i bambini non avvertono più il fascino spirituale del Natale. Ci siamo fatti distrarre da troppe cose che ci sembrano più importanti, forse abbiamo pensato egoisticamente più a noi stessi che a questi poveri piccoli e non abbiamo trasmesso loro l’essenziale del Natale, che è proprio il dono della tua nascita. Abituandoci a dire Buon Natale e non Santo Natale, siamo divenuti sempre meno sensibili al mistero della tua presenza e gradualmente anche noi, che ci diciamo cristiani, siamo diventati cultori della nuova stagione e non più innamorati del piccolo Gesù che ci viene a ricordare la bellezza dell’umiltà del cuore, indispensabile per ricevere il dono della luce della fede e il calore dell’amore divino.

Caro Gesù Bambino, anche se ti stiamo cacciando dalla nostra società supertecnologica tu non te ne andare. Nasconditi dove puoi, cerca qualche luogo per passare questa nostra notte di sbandamento umano e spirituale come fecero Giuseppe e Maria quando dovevi nascere. In verità anche loro non trovarono posto se non fuori di Betlemme e in una grotta. Come allora, la tua storia si ripete. Se non trovi spazio da nessuna parte vieni a casa mia. Sono sicuro che come me tanti altri, forse anche da chi apparentemente non te l’aspetteresti, ti cercano e vogliono incontrarti. Ci sono tanti poveri, come i pastori di Betlemme, dei quali puoi fidarti e che possono diventare tuoi messaggeri di gioia e di fraternità. Noi non riteniamo una fiaba per bambini il racconto della tua nascita, ma una verità di fede che ha cambiato la nostra vita e intendiamo ribadirla con ferma convinzione; crediamo in te che sei vivo e vuoi abitare nel nostro cuore. Aiutaci a resistere alla tentazione delle mille luci che ci abbagliano di giorno e di notte facendoci diventare così miopi da non riuscire più a leggere persino dentro il nostro animo. Regalaci la tua umiltà che oggi non sembra più essere una virtù perché se ti fai pecora ti sbranano i tanti lupi che circolano dappertutto. Da chi possiamo andare se non da te visto che tu sei esigente e ci chiedi totale fiducia, ma non la tradisci mai, mentre in giro ci sono venditori di fumo che riescono a illuderci con promesse astronomiche e talvolta strabilianti purtroppo fallaci e false e troppa gente si lascia ingannare cadendo poi, finita l’ebrezza del momento, in forti delusioni, depressioni, disperazioni. Considera, io penso, che per questo misto di orgoglio e povertà di amore le statistiche mondiali registrano un’impennata preoccupante di sfiducia e d’indifferenza, di solitudine e di abbandoni, di violenza e di vendette con cattiveria gratuita.

E che dire di chi sfrutta le armi della giustizia, del potere e dei media per impallinare la gente e ucciderla moralmente? Conosco tanti che sono stati rovinati nella loro onorabilità da un avviso di garanzia o da una notizia sparata in prima pagina e poi tutto si è chiuso come una bolla di sapone, o con un processo che dura decenni senza mai arrivare a soluzione. Qualcuno pensa addirittura che è colpa tua perché non intervieni e qualche volta anch’io per qualche istante cado nel dubbio. Poi però penso a te, alla tua vicenda umana che molto rassomiglia a questi poveri cristi e rivado al tuo Natale. Tu, Dio onnipotente, sei nato al freddo e al gelo in una sconosciuta capanna fuori Betlemme; hai riposato in una mangiatoia e ti sei fatto conoscere da umili pastori. Hai dovuto scappare in Egitto perché un crudele tiranno voleva eliminarti dalla faccia della terra e poi, e poi diventato adulto sei finito innocente in croce come un ignobile schiavo. E mi chiedo perché lo hai fatto. Davanti alla tua capanna, caro Bambino Gesù, comprendo che siamo proprio furi strada e dobbiamo ritornare alla semplicità e al silenzio della Notte Santa se vogliamo liberarci da tante paure e pretese assurde.  Lasciando i rumori delle strade addobbate a festa, entro in una chiesa deserta e sosto davanti al presepe. Mi colpisce sempre, come se fosse la prima volta, ed esco felice anche se attorno a me tutto sembra un mondo diverso, un mondo di falsi miraggi e di luminarie irreali da film. Ne sono convinto: tutto è falso senza di te, ma con te tutto acquista sapore e colore diverso, perché tu inietti il profumo della gioia e i colori dall’amore.

Caro Gesù Bambino, per me non ti chiedo regali perché sei tu il mio dono natalizio, ma non ti offendere se ti domando lo sforzo di guardare con più attenzione e misericordia a questa mia diocesi, all’Italia e alle nazioni europee dove in passato il tuo Vangelo ha prodotto i frutti più belli di fede, di carità e di civiltà, mentre adesso sono invasi dalla nebbia dell’indifferenza e da una voglia matta di vivere senza di te come se tu fossi un intruso che disturba la quiete interiore del cuore. Non ci lasciare soli e inforca gli occhiali sella benevolenza per guardare  il peggio che avanza nelle nostre società e con la potenza della tua misericordia sciogli i nodi dell’egoismo e dell’indifferenza che bloccano la nostra fiducia in te. Senza di te, caro Gesù  Bambino, questo pianeta massacrato in ogni angolo rischia di diventare un deserto abitato da bestie randagie. Resta con noi, Bambino Gesù! Mi darò da fare perché almeno qualcuno in più allestisca un presepe in casa, e davanti alla statuetta di te neonato, legga la letterina d’un tempo per chiederti non un dono per se ma per tutti: Te stesso, caro Bambino Gesù, perché se tu ci sei nulla ci manca e  aiutaci a farlo comprendere anche a chi non ci crede e fa fatica ad accettarlo. Santo Natale! Perché solo così Natale è veramente il tuo Natale.