Fase 2, non è l’ora delle facilonerie

Era chiaro già giorni fa, quando molti politici si davano da fare per reclamare la riapertura di ogni attività. Affermazioni non responsabili, giacché le ricadute sulla pubblica opinione sono state nefaste. È proprio da quel momento che molti hanno percepito che sostanzialmente era già tutto finito. Nelle strade, subito si sono avute più auto e più persone; il resto poi si è sviluppato da se. È comprensibile che ognuno, un po’ per stanchezza, molto per bisogno, spera si possa ricominciare la vita normale. I ragazzi di tornare a scuola e di ricominciare le attività ludiche collettive, i giovani di ritrovarsi negli incontri serali con la complicità della primavera, i lavoratori di ritornare nei loro posti di lavoro, così come i professionisti, gli albergatori, ristoratori, i gestori dei bar, i commercianti di ogni genere, gli addetti ai servizi di bellezza e delle attività di svago.

Ora le decisioni che si stanno prendendo, già volgono a cocenti delusioni, quando non ad accuse vigorose contro il Governo. Sono ovviamente i simpatizzanti delle opposizioni, e tutte quelle categorie di persone impegnate nelle attività non gestibili in smart working, e quei servizi alle persone come la ristorazione, la balneazione, le attività cinematografiche e teatrali, le palestre e i gestori delle attività sportive e tante altre, per una oggettiva difficoltà ad organizzare questi servizi senza correre i rischi di una recrudescenza della pandemia. Senz’altro queste attività, saranno fortemente svantaggiate, e molte di esse, è molto probabile, dovranno ridimensionare sensibilmente i loro programmi imprenditoriali per il futuro.

Infatti, anche dopo il superamento della malattia, sicuramente le cose non saranno come prima, per nuovi modelli culturali e comportamentali provocati dalla esperienza che si sta avendo. Comunque, dobbiamo sperare che la classe dirigente nel suo insieme, non si affidi a facilonerie, pur di assecondare l’umano desiderio di normalità. Potremmo pagare cara la fretta: il virus può ritornare alla sua forza distruttrice iniziale, e dipenderà molto dal nostro comportamento. L’ultima pandemia che hanno vissuto i nostri nonni e bisnonni, risale esattamente ad un secolo fa e provoco’ una ecatombe nel mondo di 100 milioni di morti e di 500 milioni di infettati su una popolazione di circa 2 miliardi di persone.

Si dirà che erano altri tempi e che la medicina non aveva ancora acquisito lo sviluppo odierno. Ma consideriamo che la scienza ( come abbiamo visto in questi mesi ) ci aiuta se noi l’aiutiamo: in special modo nelle pandemie che sono portatrici sempre di virus sconosciuti alla scienza farmaceutica e medica al momento in cui si manifestano. Se è così, dobbiamo essere cauti e pazienti. Li abbiamo già visti all’opera nel mondo alcuni politici faciloni: hanno solo procurato più ammalati e morti con le loro tardive scelte su come combattere il coronavirus.