Chi sono gli angeli

L'espressione “Lunedì dell'Angelo” fa parte del linguaggio comune, ma non appartiene a quello del calendario liturgico della Chiesa, che indica tale giorno come lunedì dell’Ottava di Pasqua. L’espressione “lunedì dell’angelo” si riferisce all’annuncio angelico alle donne che andarono al sepolcro. Chi legge i quattro Vangeli trova però la sorpresa di una differenza nel numero degli angeli. Matteo e Marco parlano di un solo angelo. Luca e Giovanni di due angeli. Bisogna dunque esaminare la questione.

Nei vangeli

Matteo parla di un solo angelo (28,2) che rotola la pietra, spaventa le guardie e poi in un tempo successivo parla alle donne. È fuori di dubbio che la narrazione di Matteo circa il ribaltamento della pietra che chiudeva il sepolcro, e lo spavento delle guardie, ha come fonte la dichiarazione di una guardia che non se la sentì di mentire sull’avvenimento, come invece fecero le altre (Mt 28,12). Posto un solo angelo, Matteo proseguì con lo stesso angelo circa l’annuncio alle donne, ponendolo seduto sulla pietra ribaltata (Mt 28,3).

Marco riferisce anche lui di un solo angelo, ma dentro il sepolcro, seduto dalla parte destra (Mc 16,5). Giovanni pone due angeli dentro il sepolcro, uno seduto dalla parte del capo e uno seduto dalla parte dei piedi (Gv 20,12). È noto, tuttavia, che Marco dipende dalla predicazione di Pietro (1Pt 5,13), che indubbiamente lasciò spazio storico a dati che potevano emergere da ulteriori narrazioni di sicuri testimoni, quali Giovanni e la Maddalena. Luca parla di due angeli (Lc 24,2), che si presentano alle donne che già erano entrate nel sepolcro e non vi avevano visto il corpo del Signore.

Quello che risulta dal confronto tra Giovanni e gli altri tre evangelisti è che le donne arrivano quando la pietra è già stata ribaltata. Ma viene riferito che la Maddalena corse dagli apostoli con la terribile notizia che qualcuno aveva rubato il corpo del  Signore. Maria di Magdala si separa così dalle altre donne e poi ritorna al sepolcro e vi resta, mentre Pietro e Giovanni tornano al Cenacolo. Sopraffatta dal dolore che la faceva piangere, guarda di nuovo dentro il sepolcro e vede due angeli.

Costante è in tutti e quattro gli evangelisti la presenza angelica. In Matteo, Marco e Luca la presenza angelica annuncia il risorto, Giovanni, invece, riferisce che i due angeli non finirono il loro annuncio perché la Maddalena venne attratta dalla presenza del Signore, in un primo momento scambiato per l’ortolano perché il pianto ininterrotto aveva indebolito lo sguardo della Maddalena.

Messaggeri

Gli angeli annunciano la risurrezione. Sono annunciatori anche presso i pastori della nascita di Cristo Signore presente in una mangiatoia. L’angelo Gabriele aveva annunciato l’incarnazione del Figlio di Dio a Maria, attendendo il libero consenso. Un angelo appare in sogno a Giuseppe e gli annuncia la nascita del Salvatore ad opera dello Spirito Santo. Gabriele era apparso a Zaccaria annunciando la nascita del precursore. Ancora Gabriele aveva, secoli prima, annunciato nella profezia delle settanta settimane che sarebbe venuto un giusto messo a morte (Dn 8,22): “Un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui”.

Gli angeli sono dei messaggeri; infatti angelo, ággelos, significa “messo”, “messaggero”, “servitore”. I loro messaggi riguardano la salvezza degli uomini. Sono messaggeri, ma anche aiuto nei pericoli, nelle situazioni difficili. Lo si vede chiaramente nel libro dell’Esodo (14,19) dove l’angelo di Dio era alla testa dell’accampamento di Israele. Lo stesso nel caso di Giosuè dove un angelo, con spada in mano, si pone quale capo dell’esercito del Signore prima dell’attacco a Gerico (Gs 6,13s). Ma gli angeli possono anche essere inviati per piegare la superbia dei potenti e dei popoli. Così il popolo, che era stato entusiasta del censimento voluto da Davide per la grandezza del regno di Israele, fu colpito da un angelo sterminatore che non lesinò colpi (1Cr 21,12). Così lo stesso accadde per il furbo Giacobbe, colpito ben bene da un angelo, affinché imparasse a confidare non nelle astuzie, ma nella potenza di Dio (Gn 32,25).

La difesa del demonio

Ma l’aspetto di difesa è quello assolutamente preminente. Michele, “uno dei principi supremi”, cioè uno dei sette arcangeli che stanno alla presenza di Dio (Tb 12,15), è l’angelo che difende Israele dalle insidie del demonio che ispira il regno di Persia (Dn 10,13). Michele è a capo dell’azione contro i demoni (Dn 12,1; Gd 9; Ap 12,7).

L’aspetto di difesa contro gli assalti del demonio può esserci di guida per comprendere in che cosa servivano Cristo nel deserto dopo le tentazioni di Satana. Certo non lo servivano con un bel pranzo, o con l’apprestargli un bel giaciglio. No, avrebbero interrotto la mortificazione di Gesù. Tutto diventa però comprensibile se si pensa che difesero Gesù, in quanto uomo, dal furore vendicativo di Satana. Satana quando è vinto si vuole vendicare su chi l’ha vinto, ma ecco che gli angeli servono Gesù, bloccando Satana pronto a colpire il Cristo, e lo bloccano per il potere che Gesù avrà dal Padre per mezzo della croce. Certo, Gesù poteva bloccarlo presentando la sua volontà di sacrificio fino alla morte, e con ciò l’avrebbe schiacciato, ma gli angeli non vogliono che Gesù venga colpito da Satana. Sarà alla fine che Satana colpirà atrocemente il Cristo per mezzo degli uomini.

Consolatori

Gli angeli sono anche degli inviati di consolazione. Chiaro questo nel libro di Tobia dove Raffaele interviene per dare pace a una famiglia tanto tormentata.  Anche Cristo, nell’orto degli ulivi, ebbe un angelo consolatore (Lc 22,42). In che cosa consolava Gesù che sudava sangue di fronte all’imminente morte e di fronte al tentatore, che indubbiamente non solo attaccò i discepoli, ma Cristo stesso “al tempo fissato” (Lc 4,13), nell’ora del “potere delle tenebre” (Mt 26,41; Mc 14,38; Lc 22,53). Satana presentò al Cristo una prospettiva di fallimento: nessuno lo avrebbero seguito lungo l’itinerario che voleva percorrere. Aveva voluto rifiutare quanto gli aveva presentato nel deserto e ora il risultato fallimentare. L’angelo consolatore faceva così vedere all’umanità di Gesù il contrario, cioè che invece innumerevoli schiere lo avrebbero seguito.

L'angelo nemico

C’è dunque un angelo nemico. Un angelo che volle essere nemico di Dio, poiché da amico divenne nemico, come dice Giovanni nel suo Vangelo (8,44): “Egli era omicida fin da principio”. Lo stesso lo dice nella sua prima lettera (1Gv 3,8): “Da principio il diavolo è peccatore”. Ci si interroga in che cosa peccò. Certo di superbia. Ma quale fu la causa che scatenò in assoluta autonomia, tale peccato? Un passo della lettera agli Ebrei ci mette sulla giusta pista (1,6): “Lo adorino tutti gli angeli di Dio”. Dunque Satana non adorò il Verbo incarnato, disegno di Dio, che dava gloria non solo agli uomini, ma anche agli angeli chiamati a servire gloriosamente Cristo negli uomini ricevendo da loro omaggio e gratitudine. Satana disprezzò questo disegno d’amore e di comunione e per questo venne precipitato nell’inferno.

La scala apparsa a Giacobbe

li angeli che invece lo adorarono entrarono nella visione beatifica di Dio (Mt 18,10): “Vedono sempre la faccia del Padre mio”. Satana, per vendetta contro Dio e per invidia dell’uomo andò a tentare Adamo ed Eva, che caddero. Con la colpa originale di Adamo ed Eva gli angeli del cielo rimasero contraddetti, ma ancora aiutarono gli uomini scendendo e salendo sulla scala apparsa a Giacobbe (Gn 28,12). La scala era Cristo, come Cristo stesso dichiarò (Gv 1,15). È in Cristo, infatti, che sono riconciliate (Col 1,20): “Sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli”.

Il “Lunedì dell’angelo” ci apre ad un mondo provvidenziale per l’uomo, che ha per scopo la sua edificazione in Cristo. Indubbiamente, gli angeli non si fanno maestri della parola di Dio, ma tuttavia la illuminano, la commentano se vogliamo, con le loro luci. Non si sostituiscono al Maestro, ma servono l’insegnamento del Maestro, lasciando gioiosamente allo Spirito Santo il compito di condurre a tutta quanta la Verità (Gv 16,13).

Le loro caratteristiche

Quali le caratteristiche degli angeli? Essi sono puri spiriti, che sono nell’eternità, ma più precisamente sono evi-eterni, perché l’eternità è lo stesso Dio, e non i secoli dei secoli in eterno. Possono assumere delle sembianze umane organizzando la materia aerea. Possono spostare oggetti da un punto all’altro. Possono agire sulla materia, anche toccando il mondo subatomico (i demoni in alchimia). Certo, non possono essere creatori, poiché solo Dio lo è. Possono agire sull’uomo, ma con un influsso che è esterno e non come quello della grazia che è interno. Sono felici quando sono a custodia di un uomo in grazia di Dio, che è tempio di Dio. Sono tristi quando sono a custodia di uno che è tempio del male. Sono velocissimi nello spostarsi da un punto all’altro. Percorrono le distanze siderali a velocità immensamente superiori a quelle della luce; infatti un angelo in un battibaleno scende dal più alto dei cieli accanto a un nuovo nato, per essergli custode per tutta la vita.

Il mondo della realtà angelica è provvidenziale per ciascuno di noi, che ha accanto a sé  un angelo custode (Gn 48,16; Tb 5,22; 2Mac 11,6; Ps 91/90,11; ecc).