“Notre Dame: troppe domande senza risposta…”

Parliamo di un simbolo mondiale, di una chiesa patrimonio dell'Unesco. Abbiamo una tale concezione delle pietre e dei monumenti da restare smarriti quando crollano capolavori destinati a durare secoli, a oltrepassare la singola vita umana. Lo stesso avviene quando vediamo bruciare ulivi antichissimi o collassare opere d'arte sotto i colpi di un terremoto“. E' l'amara riflessione di Massimo Nava – giornalista, saggista e scrittore, nonché editorialista da Parigi per il Corriere della Sera – dopo l'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame. Con lui abbiamo fatto il punto sull'impatto emotivo e sociale della vicenda e sulle eventuali responsabilità. 

Che ferite lascia quello che è accaduto?
“Diverse. Nella spiritualità europea, nella Francia cattolica e, aggiungo, anche in quella laica. Notre Dame, non dimentichiamolo, è un simbolo che ha attraversato la storia francese. Napoleone vi fu incoronato, Charles De Gaulle fece l'appello al generale Leclerc affinché le divisioni della resistenza francese entrassero a Parigi, arrivando nella cattedrale, prima degli americani sul finire della Seconda Guerra Mondiale; Victor Hugo, cantore della Francia repubblicana, infine scrisse 'Notre Dame de Paris' per chiedere di salvare la chiesa dalle distruzioni della rivoluzione”. 

Domato l'incendio sembra arrivato il momento di interrogarsi sulle responsabilità…
“Esatto. Bisogna ragionare a mente fredda su quanto avvenuto. Le esultanze online dei gruppi jihadisti lasciano il tempo che trovano ma, nello stesso tempo, liquidare il tutto come un semplice evento accidentale mi sembra piuttosto sbrigativo. Molte domande, al momento, sembrano non avere risposta…”

Quali?
“Per prima cosa la mancanza di un sistema di sicurezza e di allarme; in secondo luogo l'assenza di misure di prevenzione in una chiesa nella quale diverse imprese stavano svolgendo lavori di restauro. Lo stato d'incuria della cattedrale, poi, andava avanti da tempo e più volte erano stati chiesti interventi per metterla in sicurezza. Legni e opere d'arte che hanno resistito alla rivoluzione francese, ai moti della Comune, a guerre e vicende potenzialmente distruttive vanno in fumo in epoca moderna in pochi minuti… Lascia francamente perplessi”. 


Massimo Nava

La ricostruzione dovrà fronteggiare i problemi di burocrazia con cui siamo abituati a confrontarci in Italia o procederà speditamente?
“Diverse famiglie di Francia hanno stanziato fondi per la ricostruzione e sarà aperta una gara di solidarietà internazionale. Per cui non mancheranno le risorse. Lo Stato francese, poi, ha una capacità di risposta alle emergenze molto più rapida della nostra. Certo, bisognerà in ogni caso fare i conti con i tempi tecnici; allo stato non conosciamo la reale entità dei danni, né quanto le strutture potranno effettivamente reggere”.

Eppure Macron ha detto che la cattedrale è salva…
“E' stato sbrigativo. Notre Dame è passata da temperature altissime a un repentino raffreddamento; non solo: su di essa sono state riversate tonnellate d'acqua. Quindi bisogna capire cosa resta, effettivamente, di salvabile”. 

Prima gli attentati terroristici, poi questo. Da qualche anno la Francia sembra essere alle prese con una sorta di maledizione…
“Non so quanto sia razionale parlare di accadimenti del destino, ma è pur vero che la Francia, da tempo, è attaccata e messa in ginocchio da forze oscure come terrorismo e violenze, cui si aggiungono situazioni disperanti come quella di Notre Dame. E' il momento no di un grande Paese che, forse, finisce col ripiegarsi sulle sue debolezze”.

Per Macron la ricostruzione di Notre Dame può essere l'occasione giusta per riprendere quota nei giudizi di francesi dopo una fase di appannamento e feroci critiche?
“E' presto per parlarne. Di sicuro le disgrazie uniscono un Paese, la sua cultura, la sua memoria storica. Per cui, oggi, c'è forse un po' più di unità attorno al governo e al presidente. Bisognerà però vedere quali saranno le risultanze dell'inchiesta e se consegneranno ai cittadini l'immagine di uno Stato non così protettore, efficiente ed efficace. I tempi della ricostruzione, poi, saranno lunghi e supereranno quelli di una legislatura”.