Australia divorata dai roghi, 180 arresti per dolo

Più di centottanta persone arrestate, accusate di aver appiccato volontariamente larga parte degli incendi che stanno divorando flora e fauna del Paese, oltre ad aver provocato la morte (finora) di 25 persone. Roghi boschivi, 29 in particolar modo, attenzionati dagli investigatori in quanto sarebbero stati deliberatamente innescati nella regione di Shoalhaven nel sud-est del Nuovo Galles del Sud, in un lasso di tempo relativamente breve (appena tre mesi). Gli arresti sono stati eseguiti praticamente in tutto il Paese, tra Queensland, Australia Meridionale, Victoria, Tasmania e, appunto, Nuovo Galles del Sud, con la sorprendente e inquietante caratteristica che il 70% di loro è minorenne. Un dato che sconvolge e che va ad ancorarsi a una realtà locale che, come altre parti del mondo, fa i conti con l'emergenza del riscaldamento globale che, secondo il direttore del Programma di conservazione del Wwf Italia, Isabella Pratesi, “ha trasformato le foreste in prede facilmente divorabili dalle fiamme“. Lecito, secondo Pratesi, parlare di processi ecologici “ma quello che sta succedendo oggi è di una portata completamente diversa e in un contesto del tutto trasformato. A bruciare sono gli ultimi tasselli di ecosistemi naturali a cui non possiamo assolutamente rinunciare”.

Danno incalcolabile

Gli incendi che ormai da settimane stanno infiammando l'Australia (soprattutto nella sua parte orientale) hanno letteralmente raso al suolo intere foreste di eucalipti, le ultime che crescono spontanee in quest'area del globo terrestre, portando con loro migliaia di esponenti della fauna locale. Non solo koala – che dall'eucalipto traggono nutrimento e habitat – ma anche roditori come i wombat o altri marsupiali di grandi dimensioni, come canguri e wallaby, oltre a numerose specie di uccelli e di rara fauna autoctona (echidna e ornitorinchi). La stima, al momento, parla di quasi 500 milioni di animali uccisi dagli incendi, con le fiamme che, solo nella riserva naturale delle Blue Mountains, hanno portato via oltre il 50% della flora e della fauna che componevano il caratteristico ecosistema. E la situazione non è migliore nelle città: la capitale australiana, Canberra, è stata una delle più colpite dagli effetti degli incendi, con il fumo che ha coperto la città con una coltre scura valsa il triste primato di centro urbano con la peggior qualità dell'aria negli ultimi giorni. Le autorità cittadine hanno disposto la consegna di maschere di protezione ai cittadini, costringendo i servizi a sospendere le loro attività e i voli a restare a terra.

L'abbattimento dei cammelli

Nel frattempo, nel Paese si susseguono scenari surreali: i cieli hanno cambiato colore per via del bagliore degli incendi, auto e mezzi aerei si spostano fra fumo e luci accecanti, mentre le autorità locali arrivano a prendere decisioni drastiche. Fra queste, il mandato a dei tiratori scelti di abbattere almeno 10 mila cammelli nell'Australia Meridionale, i quali verranno colpiti con fucili di precisione per impedire che il loro eccessivo consumo di acqua privi la regione, travolta dalla siccità, di restare priva delle proprie riserve idriche. L'ordine è stato diramato dal capo della comunità degli aborigeni di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara, il quale ha disposto un programma di abbattimento (non nuovo in queste zone dell'Australia) di cinque giorni.