Editoriale

La verità sulla liberazione di ieri e di oggi da raccontare ai giovani

La festa del 25 aprile anche quest’anno ci ha riservato le stesse scene ipocrite, ambigue e polemiche, della scarsa attitudine alla cultura democratica di non pochi personaggi e organizzazioni politiche e sociali; della mancanza del senso del ridicolo e rispetto per la storia d’Italia che nessuno può presumere di aver fatto da solo e che ancor più non può riscriverla a proprio piacimento. Ancora una volta a circa ottant’anni dalla Liberazione si è scelto il terreno fascismo-antifascismo per rovinare l’idea stessa della epopea della Resistenza da consegnare alle giovani generazioni.

Il 25 aprile è il ricordo più esaltante di patriottismo che ha indicato la Repubblica quale istituzione di garanzia per le libertà costituzionali volute da tutte le culture politiche democratiche che offrirono il meglio della loro gioventù nella resistenza per la sconfitta dei nazifascisti. Ed infatti numerosi i democristiani come i socialisti, gli azionisti come i liberali, i monarchici i comunisti come i nazionalisti. La libertà di parola, la libertà di organizzare la difesa dei propri interessi del sociale, la libertà di organizzarsi in partito per concorrere al bene della propria comunità, furono abolite dal Fascismo, e ben presto questi abomini nutrirono la conseguente e ultima follia di Mussolini di condurre il paese alla guerra.

Ieri come oggi, infatti altri dittatori provocano guerre di conquiste illegali di territori ai danni di altri popoli spinti dalla medesima cultura di sopraffazione, in dispregio delle libertà e delle leggi internazionali. Il fascismo è stato questo, ed è la cifra del ripudio della dignità e libertà dell’uomo. Questo crimine basico, ha prodotto e produrrà sempre lo stesso risultato di oppressione e disastro materiale e morale. La sua natura scaturisce dalla cultura deviata di potere che rifiuta il componimento di più opinioni e più interessi attraverso il dialogo nel rispetto di ognuno, e si affida in alternativa ad un unico leader, ad un unico potere predefinito che non riconosce alcun altra soggettività sociale e politica. Ecco perché i nostri Padri Costituenti hanno fissato nella Costituzione, i caratteri essenziali per per la vita della Repubblica attraverso l’art. 3 : “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. È attraverso questi caratteri che si rifiuta il fascismo, come qualsiasi altra ideologia che non si nutre della filosofia di fondo rappresentate dalle garanzie costituzionali e dalle leggi internazionali della convivenza pacifica dei popoli. Le ideologie del secolo scorso fasciste ed anche del comunismo storico interpretato e condotto dalla Russia sovietica,  parimenti derivano dal distorcimento della filosofia Egheliana, e che hanno condotto ad un modo di pensare e di agire contro la libertà di ciascuno, in nome di un astratto bene comune, che puntualmente in ogni esperienza avuta ha portato aberrazioni di ogni genere contro l’umanità.

Ed allora le attuali forze politiche, se vogliono essere credibili, devono saper fare luce su queste verità inconfutabili e dare il vero senso della liberazione ottenuta da uomini e donne che unitariamente hanno riscattato dalla vergogna l’Italia. Servirà anche a smascherare l’indole di coloro che in nome della pace, in modo ambiguo, nei fatti tifano per gli invasori dell’Ucraina. La loro natura, si capisce, trae origine da queste appartenenze fuse in un torbido agglomerato rossobruno attratto da dittatori ed ostile addirittura agli angloamericani ed agli occidentali, che ci aiutarono durante e dopo la guerra. Sarà per questo che molti nostalgici di queste ideologie sono vicini agli oppressori e diffidenti quando non contrari agli oppressi.

Raffaele Bonanni

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