I tre nodi principali che la Meloni dovrà sciogliere a Bruxelles

Roma 25/10/2022 - Il Presidente del Consiglio alla Camera dei Deputati per le dichiarazioni programmatiche del Governo / foto Ufficio Stampa Presidenza Consiglio Ministri/Image nella foto: Giorgia Meloni

Esattamente cos’è la politica italiana? Ma soprattutto cos’ha di differente dal resto del mondo? Forse non vi siete mai posti domande simili, forse non vi capiterà mai di doverlo fare. Ma se davvero un marziano, tipo quello di Ennio Flaiano, dovesse sbarcare a Roma, la questione si porrebbe. E a quelle domande dovreste poter rispondere, perché l’extraterrestre ve le farà. Eccome se ve le porrà. A quel punto, però, potrete sempre ricordare quanto avvenuto in Aula, alla Camera, in occasione delle comunicazioni della presidente del Consiglio ai parlamentari, in vista dei prossimi impegni europei.

Protagonista principale della scena, Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva. “Sono in quest’Aula da parecchi anni e non era mai capitato nella mia vita”, ha esordito il renziano, volendo esternare il proprio disappunto per il ritardo con il quale Giorgia Meloni si è presentata alla Camera per le comunicazioni che precedono il Consiglio europeo del 15-16 dicembre. Colpa del traffico romano, ha spiegato la stessa premier, per cui la seduta è stata posticipata dalle 9.30 alle 9.50, senza una motivazione ufficiale. A Roma è così, succede. E siccome tanto Giachetti quanto la Meloni sono romani stupore e disappunto, hanno il sapore della polemica fine a se stessa, del voler attaccare senza avere maniglie alle quali appendersi. “Trattati un po’ da camerieri”, ha polemizzato il deputato di Italia viva, sottolineando la sgrammaticatura di un tale comportamento. “Non è normale, non è solo un problema di educazione. È un problema di rapporti istituzionali”, ha sottolineato Giachetti, prima di lasciarsi andare a una battuta: “Lo so, adesso probabilmente si alza qualche collega della destra e dice che è colpa della sinistra perché c’era traffico. Voi siete capaci di tutto”.

Mi scuso con Giachetti e con l’Aula per il ritardo, per un motivo di traffico che non avevo previsto. Non ho detto che è colpa di Gualtieri (Roberto, sindaco di Roma, ndr) ma del traffico”, ha risposto la premier Meloni una volta presa la parola, all’inizio del suo intervento. Ecco, questa è la politica italiana, quella che guarda l’orologio dell’Aula e non il cronografo della storia, decisamente molto più importante. Quanto avviene fuori dal raccordo anulare non può essere messo in discussione da un giro di lancette. Evidentemente per Giachetti non è cosi, però. Quanto alla Meloni, modesto consiglio: parta prima la prossima volta, eviterà di offrire spunti polemici a chi non ha argomenti seri. Perché i temi sono davvero tanti.

Nel suo intervento alla Camera la premier ha parlato della necessità di avere “più Italia in Europa, non viceversa”. Quanto Al fronte energetico c’è bisogno di ricalibrare la risposta contro la speculazione, “insoddisfacente e inattuabile”. E sul dossier immigrazione bisogna “passare dal dibattito sulla redistribuzione a quello sulla difesa comune dei confini esterni dell’Ue”. Giorgia Meloni ha indicato i tre nodi principali da affrontare a Bruxelles, intervenendo alla Camera in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, con un intervento incentrato sull’approccio del suo governo, che punta ad “avere più Europa in Italia, piuttosto che più Italia in Europa”. Come fatto al G7, la Meloni ha difeso il sostegno militare a Kiev e le sanzioni a Mosca: “Non dobbiamo consentire che Putin utilizzi la carenza di cibo come arma contro l’Europa, come già sta facendo con il gas e il petrolio”. Sulla crisi energetica, “siamo pronti a fare tutto quello che c’è da fare per fermare la speculazioni”, la promessa di Meloni, convinta però che “gli unici interventi davvero efficaci e risolutivi debbano arrivare dall’Ue”, che “è in ritardo su una situazione epocale”.

A guidare la trattativa ora “sono i Paesi considerati non sovranisti”, ha notato la Meloni, secondo cui “andare in ordine sparso, pensando che chi è più forte economicamente possa salvarsi, se necessario a scapito degli altri”, non è solo “un’illusione”. “Tradirebbe” l’idea di Europa “decantata in questi anni”, ha sottolineato la premier, aggiungendo che “la maggioranza” dei 27, Italia inclusa, chiede “un tetto dinamico al prezzo del gas e dell’energia”. Sul fronte interno la Meloni ha rivendicato di aver messo in sicurezza la raffineria siciliana Isab-Lukoil, “uno dei tanti dossier finora irrisolti”. Da Bruxelles, Roma si aspetta “uno sforzo per difendere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese”. Mentre sono potenzialmente “distorsivi e discriminatori” verso le aziende europee gli effetti del piano anti-inflazione varato dagli Stati Uniti. L’Italia punta anche a inserire nelle conclusioni del Consiglio europeo un segnale di condanna per le sentenze capitali in Iran: “L’uso della forza contro dimostranti pacifici, contro le donne è ingiustificabile e soprattutto inaccettabile”, ha detto la presidente del Consiglio, applaudita da tutta la Camera.

Nel complesso, quello della Meloni, lo si può definire un intervento molto istituzionale, teso a rassicurare, tanto i mercati quanto gli alleati europei. Del resto la fase è di transizione, di passaggio, non certo risolutoria. E questo non consente certo fughe in avanti. Però il rimarcare la necessità di aumentare il peso dell’Italia nel contesto europeo resta un punto qualificante dell’azione del governo, da sostenere e condividere. Solo così, aumentando il nostro peso contrattuale, potremo uscire dall’angolo, riprendendo il centro del ring.