La scienza aiuta a capire il come. E la fede risponde al perché

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Scienza e fede. Fides et ratio. Pochi ricordano che la teoria del “Big Bang” fu inventata da un gesuita belga, padre Georges Edouard Lemaitre. Il religioso non usò mai quell’espressione che fu invece coniata da scienziati che lo prendevano in giro per quella intuizione che invece si rivelò giusta. Ed è ancora oggi una delle vie  più accreditate per lo studio dell’universo. Nell’esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi” Paolo VI spiegava cosa significa per la Chiesa evangelizzare. E’ portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità. E’, col suo influsso, “trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa“. Ciò vale per tutte le culture. L’accesso alle dimensioni dell’umanità in cerca di redenzione va cercato in tutte le direzioni. Con creatività e immaginazione. Deve esprimersi “con i linguaggi appropriati in tutti gli ambiti e gli spazi in cui l’umanità vive le sue pene, le sue gioie, le sue speranze”.scienzaUna notte del 1572, l’astronomo danese Tycho Brahe vide una luce che sembrava una nuova stella molto brillante, nella costellazione di Cassiopea. Nel 1604, una seconda supernova apparve nel cielo. Queste scoperte fecero mettere seriamente in dubbio agli scienziati la teoria di Tolomeo. Secondo la quale tutte le stelle sono contenute in una sfera immutabile dell’universo. Nella varietà delle culture, sottolinea papa Francesco, “nel loro differenziarsi nel tempo e nello spazio, si può e si deve sempre cercare e trovare la via dell’accesso a Dio e all’incontro con Cristo”. Scienza e fede non sono in contrapposizione. Anzi sono alleate a salvaguardia del bene comune. Parte proprio da Lemaitre e dal rapporto tra scienza e fede, una delle catechesi di padre Maurizio Botta che apre il libro “Quel cretino di un cristiano” (edizioni San Paolo). “Non ha motivo di esistere competitività tra ragione e fede. L’una è nell’altra. E ciascuna ha un suo spazio proprio di realizzazione”, scrive Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fides et ratio”scienzaPadre Botta ripercorre anche il “caso” Galileo e la sua condanna della quale molto si è parlato. “Il 20% dei ragazzi è convinto che Galileo sia stato arso vivo. Mentre l’80% che sia stato torturato. E invece continuò a soggiornare in ville meravigliose- sottolinea padre Botta- e fu costretto solo a recitare una volta a settimana i salmi penitenziali“. I “Cinque Passi al Mistero” sono un ciclo di catechesi per giovani e adulti che si svolge ormai da dieci anni nella parrocchia Santa Maria in Vallicella, la Chiesa Nuova di Roma. Don Maurizio Botta, sacerdote dell’Oratorio di San Filippo Neri, guida gli incontri. Con uno stile preciso e di grande impatto. Sono poi gli stessi giovani dell’Oratorio a offrire i temi su cui riflettere, argomenti “caldi”. Spesso quelli che tengono più lontane le persone dalla fede. scienzaPadre Maurizio Botta affronta una serie di argomenti che mettono in crisi alcuni luoghi comuni della nostra cultura, spesso superficiale. In particolare, il legame tra scienza e fede. La questione della libertà e dei suoi confini. La questione educativa. Il capitolo conclusivo invita il lettore a riprendere fra le mani e nel cuore il legame con lo Spirito Santo. Persona della Trinità che, spesso, si tende a lasciare in secondo piano. “La Bibbia non ci dice come va il cielo ma come si va in cielo“, insegna Galileo Galilei. E secondo il Concilio Vaticano II, scienza e fede colgono, ognuna a modo suo, un aspetto della stessa verità. Per questo offrono la possibilità di comprendere il creato nella sua globalità. La scienza aiuta a capire il come. E la fede risponde al perché.