Perché è necessario un patto per il lavoro

Un vecchio adagio usato nella mia campagna abruzzese dice così : “La processione non cammina e la cera si consuma”. Si fa ricorso a questo detto per mettere in guardia dalla perdita di tempo prezioso che non permette di avanzare nel cammino, e per giunta, per conseguenza, si sprecano anche risorse importanti. Infatti questa raccomandazione si adatta alla nostra situazione.

Mentre Mario Draghi tira dritto sull’obiettivo di cambiare il paese con la digitalizzazione, la transizione energetica, lo sviluppo dei sistemi trasportistici e logistici, ed il cambiamento sistema scolastico e della pubblica amministrazione, buona parte delle forze politiche e sociali, nella sostanza, fanno perdere tempo e perdono tempo loro stessi sui loro programmi bandiera. Non vogliono capire che le loro priorità potranno avere sbocco alla sola condizione del risanamento della nostra malandata economia.

È molto difficile comprendere il senso di quello che sta accadendo: sono disponibili più di 200 miliardi di Euro da investire sui punti chiave affinché il paese risolva tutti i suoi gap rispetto ai propri concorrenti internazionali, eppure ognuno ha le sue bandierine da esibire: chi ha il reddito di cittadinanza, chi quota 100 per le pensioni, chi la legge Zan peraltro bocciata in Parlamento in questi giorni, e chi vuol salvaguardare i no vax con annessi capricci ed assurde richieste. In queste condizioni anche il governante più lungimirante, il più ispirato, il più affidabile, non può che avere difficoltà non potendo contare pienamente neanche sui leader dei partiti della maggioranza che come si può notare non si affannano certo sui temi del Piano nazionale e ne stimolano i loro aderenti locali ad approfondire ed elaborare soluzioni di adattamento delle esigenze territoriali con le direttrici principali del piano preparandosi alla collaborazione per lo sviluppo delle procedure degli investimenti.

La ricostruzione del paese ed industrializzazione nel dopoguerra, avvennero nella piena collaborazione tra tutti i soggetti sociali e politici accomunati da un’unica aspirazione: creare le condizioni di modernizzazione e di benessere che precedono sempre il rafforzamento della coesione sociale e Democrazia. Partiti e Sindacati fecero la loro parte aprendo una diffusa discussione in ogni territorio della Nazione, così come nei posti di lavoro, costruendo nei fatti un Patto Nazionale che prescindesse dalle appartenenze, e che fu decisivo per i risultati prodigiosi che si ottennero in seguito.

Credo che in questo momento un patto per il lavoro come chiesto più volte la Cisl, per coinvolgere i lavoratori nel disegno di modernizzazione del paese e per creare condizioni concrete per un programma di redistribuzione nella crescita economico, serva a coinvolgere i lavoratori per ampliare il clima di responsabilità collettiva nel paese e di vigilanza per il buon andamento della spesa. In assenza di compartecipazione di garanti collettivi e popolari, il Piano potrebbe procedere senza una vera anima ed esposta ad ogni rischio di ritardo, distorsione o fallimento, mentre realtà  irresponsabili e ciniche avranno più facilità nel continuare ad inseguire i loro obiettivi di parte rifiutandosi di comprendere che la risposta ad ogni loro richiesta risiede non nel continuare ad indebitarci, ma nel creare nuova ricchezza approfittando all’utilizzo intensivo della grande somma di 200 miliardi disposti dalla UE, proprio per dare una grande chance agli italiani.