La Pasqua di risurrezione ci consente di diventare persone e comunità co-risorte con Cristo

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Il percorso verso la Pasqua è periodo di conversione verso la Parola di Dio (Verbo di Dio incarnato nell’uomo e nel cosmo), periodo di riconciliazione con i propri fratelli, di condivisione dei beni materiali e dei beni spirituali, per dare maggiore compimento al disegno di Dio nella nostra storia. La Chiesa italiana, sollecitata da papa Francesco ha intrapreso un percorso sinodale avente come poli per l’ascolto, la preghiera, il discernimento: l’annuncio, la fraternità solidale e la conversione pastorale. Siamo chiamati a vivere la Pasqua in continuazione, al fine di rendere le nostre famiglie, comunità ed associazioni sempre più capaci di essere testimoni credibili del Risorto in questo tempo. Il Sinodo è momento in cui non è coinvolta la Chiesa italiana solo nei suoi vertici e nelle rappresentanze delle varie Diocesi. Prevede momenti sinodali anche a livello di Chiesa locale. Alla Santa Pasqua corrispondono preghiere, invocazioni, disposizioni d’animo atte a rendere noi, le nostre comunità ed associazioni sempre più partecipi dell’esplosione di vita nuova che si è irradiata nel mondo a partire dal sepolcro in cui il Figlio di Dio era stato posto. E’ una festa per tutti, soprattutto per piccoli e grandi, malati, poveri, persone sole, presbiteri, diaconi, religiose e religiosi, operatori sanitari, persone di buona volontà.

Cristo dopo la sua risurrezione non si è allontanato dalla storia dell’uomo, ma vive in essa, continua la sua opera di redenzione e di ricapitolazione di tutte le cose in Lui. Chiama ogni battezzato ad essere impegnato e corresponsabile con Lui nella Chiesa e nel mondo. Siamo sollecitati dunque a salire non solo il Golgota, ma specialmente la montagna che è il Signore Gesù. Il nostro traguardo ultimo è vivere Cristo stesso che, per sconfiggere il male e ricreare il mondo, ha volontariamente accettato di essere crocifisso e di venire innalzato con le braccia spalancate sul mondo, in segno di dono totale di sé a Dio e a tutta l’umanità. Durante la Quaresima siamo chiamati non ad essere depressi, tristi, scoraggiati. Tutt’altro. Siamo convocati a vivere in Cristo il rinnovamento del mondo mediante un combattimento spirituale. Elemosina, digiuno, astinenza (Venerdì Santo), preghiera, non sono fini a sé stessi e nemmeno un’ascesi che ci trasforma in esseri melanconici. Tutt’altro. Sono da considerare mezzi per una vita cristiana più piena, per vivere ed essere trasfigurati dall’amore, per essere annunciatori di gioia e della risurrezione di Cristo, della sua pace. Non a caso papa Francesco ha indicato, già l’anno scorso, il Mercoledì delle Ceneri come giorno particolare di digiuno e di preghiera per la pace tra Russia e Ucraina. La Pasqua di risurrezione ci consente di diventare persone e comunità co-risorte con Cristo, gioiose, vittoriose sul male, sulle guerre fratricide. La risurrezione ha trasformato gli apostoli, facendoli passare dalla paura al coraggio, dal desiderio di nascondersi alla determinazione di esporsi, dall’atteggiamento della rinuncia a quello della proposta. Un simile cambiamento avvenga anche nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie.

Dobbiamo, allora, augurare una Buona Pasqua alle nostre comunità cristiane: ritrovino la freschezza e la gioia del primo annuncio della comunità primitiva, quando questa era appena un seme! Così, le nostre famiglie non abbiano la paura di testimoniare la ricchezza e la bellezza del loro amore, arricchito dall’amore totale e fedele di Cristo. Poiché Cristo ha vinto il male e la morte, è possibile il bene, una nuova umanità, più fraterna e giusta. È possibile la pace. Dobbiamo, allora, non essere tristi, senza speranza. Per vivere nella gioia, dobbiamo, però, come sollecita a fare san Paolo, togliere da noi il «lievito vecchio», per essere pasta nuova. La risurrezione di Cristo – spiega sant’Agostino – si realizza in noi se viviamo bene, se muore la vita cattiva, e la vita nuova progredisce ogni giorno. Se, dunque, grazie alla risurrezione, siamo destinati alla pienezza umana che abita in Cristo glorioso, se il bene da noi compiuto su questa terra viene ad essere stabilizzato da Cristo, vale la spesa soffrire per esso, vale la pena lottare perché sia vinto il male. Nulla va perduto. Non è inutile combattere contro la corruzione e l’illegalità. Non è inutile pregare per la pace e perché il cuore degli uomini sia liberato dal male che li atrofizza.

Vale la spesa impegnarsi nell’accoglienza dei migranti e dei profughi, vale la spesa mobilitarsi affinché la politica sia un servizio al bene comune e non agli interessi particolari. Ogni fatica per sconfiggere le cause strutturali della povertà, delle guerre viene premiata. Ogni sacrificio è compensato. Nulla andrà perduto del bene che si riuscirà ad incarnare nelle istituzioni, comprese le istituzioni di pace di cui oggi abbiamo un estremo bisogno. Tutto ciò che di positivo viene fatto qui in terra sarà recuperato e conservato. La vittoria di Cristo sul male ci dà la certezza che noi possiamo sempre ancora sperare, anche se per la nostra vita singola o per il momento storico che stiamo vivendo non abbiamo molto da sperare. Solo la certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la nostra vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite dal potere indistruttibile dell’Amore di Cristo risorto – e, grazie ad esso, hanno un senso e un’importanza -, solo una tale certezza può dare ancora il coraggio di operare e di proseguire sulla strada del dono, anche quando si è giunti allo stremo.