Sette anni fa l’abbraccio del Papa alle “donne crocifisse”

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L’abbraccio del Papa alle vittime della tratta salvate dalla strada da don Aldo Buonaiuto e dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII. Sembra ieri (per la forza simbolica del gesto), sono trascorsi sette anni. “Il Santo Padre ha ascoltato il grido di queste figlie venendo personalmente ad incontrarle, aprendoci il suo cuore di Pastore universale ed insegnandoci l’importanza della misericordia”, ricorda il sacerdote di frontiera che accoglie quelle che il Servo di Dio don Oreste Benzi chiamava “sorelline”. Di fronte alla tragedia della tratta “non possiamo tacere”. E proprio a causa del silenzio generalizzato su un fenomeno così tragico, “mi risuonano ancora più forti quelle parole di perdono rivolte dal Papa a coloro che non hanno, a volte, neanche più la forza di sperare“, aggiunge don Buonaiuto. Da vaticanista ho seguito e ho raccontato per tutta la vita pagine di vita ecclesiale: in poche altre occasioni mi è parso altrettante evidente il soffio dello Spirito. Testimonianza di Vangelo quotidiano nel servizio agli ultimi.

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Il Segretario di Stato, Card. Pietro Parolin e, a sinistra, don Aldo Buonaiuto nella struttura APG23 “Casa tra le Nuvole di Papa Francesco”

Preziose sono le parole, pronunciate da papa Francesco il 12 agosto 2016 incontrando le ragazze sottratte al racket della prostituzione. “Io vi chiedo perdono per tutti i cristiani, i cattolici che hanno abusato di voi e anche perdono da parte mia di non aver pregato tanto per voi e per questa schiavitù. Perdono per una società che non capisce. Perdono per i governanti che se ne infischiano di questo. Per il Signore ognuna di voi è importante. Per Dio ognuna di voi ha la faccia del suo Figlio sofferente, che ha sofferto sulla croce e voi avete sofferto sulla croce. Vi chiedo perdono per i credenti, i cristiani che vi hanno abusato e vi dico di guardare avanti. Guardate avanti, davanti a voi c’è l’orizzonte, la speranza. Il Signore vi ha fatto sentire quella parola, quella domanda “quanto soffri?”. Il Signore con questi fratelli e sorelle che lavorano vi ha aiutato. Grazie del coraggio che avete avuto. Grazie di guardare la vita con speranza e pregate per me perché io possa dire le cose giuste e dare le bastonate giuste. Grazie tante”.

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La copertina del libro di don Aldo Buonaiuto

La sua visita ha felicemente scioccato queste figlie di Dio dimenticate da tutti ma non dal Santo Padre che le ha abbracciate e ascoltate con un’umanità tangibile. Jorge Bergoglio ha proprio scelto di fare visita in una nostra umile dimora nelle periferie di Roma, in quelle periferie dell’esistenza dove la persona è soltanto usata per soddisfare i propri perversi istinti e poi gettata ai bordi dei marciapiedi. “È stata impressionante la sua capacità,il profondo desiderio di ascoltare i drammi di queste creature”, rievoca don Buonaiuto. Anna dalla Moldavia ha raccontato piangendo l’orrore subito sulle strade, il suo essere venduta, violentata e torturata fino all’estremo. Così Stefania che ha anche mostrato al Papa le cicatrici impresse nel suo corpo con le orecchie tagliate dai magnaccia. Gloria e Kate provenienti dalla Nigeria hanno sottolineato il calvario della tratta a partire dal viaggio passando per i deserti, la mancanza di cibo, la costrizione di doversi bere l’urina per mancanza di acqua, il desiderio di morire per farla finita. E poi la commovente storia dell’ultima ragazza accolta proprio alla vigilia dell’arrivo del Pontefice, che accostandosi a Francesco ha raccontato il suo inferno.

Don Aldo Buonaiuto, Gaia, Papa Francesco durante l’udienza alla Comunità Papa Giovanni XXIII

Storie che hanno commosso e colpito nel profondo anche coloro che ogni giorno hanno scelto di mettere la propria vita accanto a quelle di queste donne invisibili. Papa Francesco rinnova sempre il suo monito contro questa piaga disumana. Ed è solo grazie a lui che qualche media si rende conto che il fenomeno esiste ed è più esteso di quello che si immagini. “Il Papa ha versato alle ragazze le bevande, le ha servite e abbracciate più volte commuovendosi. Sembrava volesse restare con noi ancora più tempo- afferma don Buonaiuto-. Abbiamo cantato insieme e si vedeva che era a suo agio con i poveri e gli ultimi della terra. Sicuramente dal Cielo il nostro fondatore don Oreste Benzi avrà gioito immensamente. Penso che ci sia stata la sua regia perché poco prima della sua morte aveva detto che se avesse raggiunto il Paradiso, non si sarebbe fermato, tormentando anche gli angeli del cielo. E su questo non avevo dubbi. A volte mi chiedo – come ha fatto sempre con i potenti finché è stato in mezzo a noi – quanto starà stressando, anche lassù, angeli e santi affinché ci sia attenzione per l’uomo più debole. Poi arriva Papa Francesco, con un linguaggio tanto simile a quello di don Oreste. E riesci a vedere nelle docili carezze che ha rivolto alle donne schiavizzate come il Cielo e la terra si uniscano per liberarle”.

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Don Oreste Benzi aveva un imperativo: mai lasciare sulla strada una ragazza che vuole uscire. Neppure un minuto in più del necessario. Questa esigenza, però, si scontrava con una difficoltà insormontabile. “Rapidamente le strutture che erano a nostra disposizione per ospitare le ragazze si riempirono – spiega don Aldo Buonaiuto-. Case famiglia, appartamenti, comunità, canoniche, non sapevamo letteralmente più dove rifugiarle. Don Oreste ci insegnava (e noi ne avevamo tragica dimostrazione di continuo) che una ragazza intenzionata ad uscire dal giro non poteva restare un attimo in più sulla strada perché diventava bersaglio dei suoi aguzzini, infuriati alla sola idea di perdere una fonte di guadagno“. E prosegue: “Fu per questo che io, quando ero ancora diacono, fui investito dallo tsunami di un sacerdote super carismatico che, ogni volta che parlava di sé simpaticamente ai bambini. Si descriveva come un bufalo in discesa senza freni. E ad un cardinale che chiedeva la sua benedizione di Santo vivente rispose: ‘sono solo uno scarabocchio di Dio‘. Difficile per me con queste premesse potergli dire di no. E infatti non ci sono mai riuscito in tutta la mia vita. Così mi capitava sempre più spesso di dover sistemare ragazze liberate dalla tratta in alloggi di fortuna, chiedendo e ottenendo ospitalità nelle case di fedeli. All’inizio di questa missione la situazione burocratica delle schiave liberate in Italia era una nebulosa”.

L’arcivescovo Francesco Massara dà la manna insieme con don Aldo Buonaiuto, parroco di San Nicolò di Fabriano

“Ci sentivamo dei pionieri che si muovevano in terreni sconosciuti. Poi ad un certo momento la situazione divenne sempre più complicata – afferma don Buonaiuto nel libro “Donne crocifisse” (Rubbettino)-. A quel punto bussai alla porta del mio vescovo, spiegai le nostre esigenze e lui senza battere ciglio mi indicò una soluzione letteralmente tra terra e cielo. In cima ad una montagna raggiungemmo con don Oreste Benzi un casolare che in passato era stato utilizzato come scuola materna. Appena lo vide, don Oreste, rimase sorpreso dalle tante stanze a nostra disposizione. Non gli parve vero e la ribattezzò subito “Casa Tra Le Nuvole”. In primo luogo, perché eravamo veramente in alto e si vedevano solo le nuvole. In secondo luogo, perché li sentivamo di poter dare autentico rifugio nel nascondimento. Una sicurezza in più per ragazze in fuga dal mondo deteriore”. E in effetti, evidenzia don Buonaiuto, “essere fuori dalla realtà‘ ci è servito e come. Don Benzi destinò alla Casa tra Le Nuvole, i più preziosi regali del Signore”. Erano persone che non riuscivano ad affrancarsi definitivamente da situazioni estreme. Togliere una ragazza dalla strada non significa solo strapparla solo ai suoi aguzzini. E’ molto di più: significa ricostruirle un simulacro di esistenza malgrado le indicibili sopraffazioni che hanno devastato la loro solidità fisica e interiore.

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Foto di Viviana Viali

“Da un giorno all’altro mi ritrovai a vivere sotto lo stesso tetto con donne sottoposte nella loro vita ad ogni genere di atrocità- sottolinea don Buonaiuto-. Alcune di queste avevano tentato più volte il suicidio, altre soffrivano di gravissimi problemi psichiatrici a causa delle torture inflitte con sadismo e crudeltà. A volte mi sentivo inadeguato all’enormità dei problemi concentrati tra quelle quattro mura. Pregavo per non cedere sotto il peso di quelle responsabilità. A inaugurare il mio sacerdozio fu l’apostolato della tratta. Come in una celebre canzone di Lucio Dalla, ero circondato da situazioni di degrado che mai in vita mia avevo neppure immaginato. Ero cresciuto in una famiglia cattolica dove per tenermi al riparo dal male non si trattavano questi argomenti. E nella mia formazione umana e sacerdotale non era neppure contemplata la presenza concreta del male. Forse per questo sono diventato il sacerdote delle prostitute e dei fuori usciti delle sette”. Il male se lo conosci ti fa meno paura e impari a soccorrere chi ne diventa schiavo. Papa“In fondo anche il mio ministero di esorcista scaturisce dalla consapevolezza che al fondo delle tenebre ci sono sempre persone sofferenti. Sulle strade ho appreso il linguaggio della misericordia. E con le ex-schiave della tratta ho capito davvero cosa significhi essere prete- conclude don Buonaiuto-. Il vero seminario, dove si può ricevere una formazione umana e cristiana, teologica perché teologale e quindi una vera esperienza di Dio padre misericordioso è la Casa Tra Le Nuvole insieme alle tante altre strutture dove si condivide la vita con i poveri, gli ultimi. Nello specifico di questa complessa realtà di accoglienza delle donne schiavizzate, si sono formati tanti giovani, alcuni oggi diventati religiosi. Ed altri alla scuola di Gesù e dei poveri sono responsabili di altre realtà di accoglienza. La Casa Tra Le Nuvole dell’Associazione Giovanni XXIII è divenuta così nel tempo un cenacolo di incontri fraterni”.