IO NON TI ASSOLVO

donaldoAmnistia, perdono, tolleranza, sono tutte parole che non entusiasmano, provocando sempre più un certo fastidio e per molti anche irritazione. Il peccato altrui o la sciagura del prossimo non fa più compassione, anzi anche questo sentimento ormai viene disprezzato in chi lo esterna. L’uomo si abitua a convivere con l’odio diventando iper-intransigente ed esigente… chiaramente verso gli altri! Per se stesso la coscienza invece non rimprovera più nulla, mentre il problema è la sua morte o lo stato comatoso in cui versa e quindi nella più totale incoscienza.

In un’epoca lontana, ormai senza ritorno, il perdono era fondamentale su tutti i piani della vita sociale. Il giudice, l’imperatore, il vescovo, il capo famiglia, chiunque avesse un ruolo di governo era il go’el del debole, dello schiavo, rappresentava il suo liberatore, poteva assolvere, riscattare il prossimo dal peso dell’errore (ecco il senso del Giubileo). La riconquista della libertà, la misericordia ricevuta era la più grande esperienza di gioia, una festa immensa.

Nella cristianità questo gesto di amore è diventato addirittura un Sacramento dispensato dai sacerdoti, per mandato diretto di Gesù conferendo loro il potere di “sciogliere e legare” rimettendo i peccati attraverso l’intervento dello Spirito Santo. Quindi la salvezza donataci da Cristo si manifesta nell’incontro personale con il peccatore pentito che riconosce il proprio errore chiedendo esplicitamente la riconciliazione con il Signore attraverso questo meraviglioso e insostituibile Sacramento di guarigione.

Ma la misericordia del Signore può giungere anche inaspettatamente, o essere immeritata proprio per la sua essenza di gratuità. Gesù è libero di liberare chi vuole senza pretendere chissà quali requisiti, per questo la scelta di obbedire al Padre lasciandosi crocifiggere è considerata ancora oggi una follia per i non credenti. Quindi la misericordia del Dio dei cristiani non è condizionata, nonostante il doveroso mandato della Chiesa di risvegliare in ogni uomo il desiderio del penthos, il bisogno di ravvedersi, pentirsi, confessando le proprie mancanze, chiedendo l’assoluzione e accogliendo di buon grado anche l’ammenda.

Oggi tutto questo viene sminuito e purtroppo anche relativizzato. L’umanità perde pericolosamente il senso della misericordia diventando un vero e ingestibile Caino spietato. La vita umana è dissacrata, svalutata, è del tutto scaduta così che si possa ormai con una spaventosa facilità uccidere, eliminare l’esistenza di qualcuno o di intere masse.  Gente sistematicamente in fuga, perdendo la vita per un sogno, quello di trovare un’accoglienza umana e un futuro. Tutto ciò è terrificante, e spaventa l’incapacità che ha l’uomo di ravvedersi, di pentirsi e quindi di ammettere i propri gravissimi errori.

Intanto nessuno si aspettava l’indizione di un Giubileo della Misericordia, neanche coloro che dovrebbero insegnarla con la propria testimonianza. Eppure quando la Misericordia tocca certi peccati – le parole del Papa su chi ha abortito hanno suscitato non poche reazioni smodate – ecco alzarsi le barricate dell’intransigenza, come se spettasse a noi e non a Dio decidere chi assolvere.

L’uomo distrugge l’uomo, inquina lo spazio, abbatte il benessere, distorce la natura, confonde l’identità dei sessi auto-condannandosi a un degrado senza possibilità di rimediare. I continui appelli di Bergoglio e di tutti coloro che credono nel bene comune sembrano cadere nel baratro dell’indifferenza, rimbalzando come se non ci toccassero da vicino. Il tradimento più grande è in atto in questi deliri di onnipotenza imperdonabili specialmente pensando a cosa resterà e a come vivranno le nuove generazioni.

C’è chi non sente più il bisogno né di farsi perdonare tanto meno di usare misericordia; ma tutto ciò rischia di provocare la spietatezza di un creato che realmente non potrà assolvere nessuno. “Io non ti assolvo” non sarà di certo Dio a dirlo, né potrà più farlo l’uomo, ma la natura stessa.