L’importanza di programmare con responsabilità lo sviluppo

È iniziata la campagna elettorale e la comunicazione dei partiti per attirare gli elettori somiglia ormai a quella in uso in una fiera. Si promettono più alberi, bonus di diecimila euro per chi compie 18 anni, cancellazioni tombali di tasse non pagate, dentiere, e tanto altro che la più fervida fantasia intimidisce al cospetto delle trovate giornaliere dei comunicatori politici. Ovviamente le proposte sono tutte dirette ad un pubblico che si aspetterebbe qualche piccolo vantaggio circoscritto e comunque gratuito, continuando così al ricorso a vari bonus, e mai prospettando un disegno economico che guarisca lo stratosferico debito pubblico che ormai si avvicina a toccare oltre il 170% di rapporto debito PIL, e una strategia economica all’altezza di un paese avanzato.

In questa disperata situazione a pagarne le conseguenze sono soprattutto i salariati e pensionati, la povera gente, che da tempo sono costretti a reggere un fisco sempre più vorace, bollette più pesanti, generi di necessità e trasporti dal costo insostenibile. La situazione dunque diventa sempre più incresciosa, con la prevalenza della classe dirigente dedita ad ottenere il massimo numero dei voti, senza porsi il tema della responsabilità e dei doveri che essi hanno nei confronti della comunità nazionale. E’ persino ovvio che se si pensa solo a spendere denaro pubblico, senza porsi il tema di una economia efficiente che lo consenta almeno con pari entrate, le conseguenze non possono che presentare un conto sempre più salato ai cittadini.

L’impoverimento degli italiani dipende proprio da comportamento assurdo su descritto come risulta dai dati che ci ricordano che nei primi anni settanta il prelievo fiscale, tra tasse dirette ed indirette, equivaleva appena al 23,3% del Pil. Ora prelievo fiscale rispetto al Pil è raddoppiato con il 42%, che significa che siamo costretti a pagare quote altissime per un debito esorbitante sempre in ascesa a causa della dissipazione di denaro pubblico, che come conseguenza non ci permette di programmare investimenti pubblici. Va precisato che nei paesi OCSE, per lo stesso periodo, in media, l’aumento del prelievo è aumentato meno della metà.

Risultato: mentre paghiamo più tasse e ci impoveriamo, chi vuole governare ci promette regali sempre più grandi, ma senza dirci che il conto lo paghiamo noi moltiplicato per 10, datosi che facendo così si butta sabbia sugli ingranaggi dello sviluppo. Le promesse che ci fanno sono fasulle al pari di quelle del ciarlatano dell’opera lirica ”L’elisir d’amore” Dulcamara di Gaetano Donizetti, che prometteva agli astanti in una fiera paesana che il suo elisir andava comprato per fare miracoli per ogni esigenza.

Ma le infrastrutture che non si fanno, i tagli alla sanità, una scuola più moderna, salari bassi e mancanza di posti di lavoro, provengono tutti dalla mancanza di responsabilità. Allora si comprende il perché i salari italiani sono si quasi tre punti in meno a 30 anni fa ed invece quelli tedeschi e francesi sono cresciuti di 31 punti in più. Taluni non vedevano l’ora di far scappare via Draghi per ricominciare una vicenda che dura da un quarto di secolo. E tuttavia mi chiedo: c’è ancora in Italia chi non è più disposto a bruciare i soldi dei contribuenti per programmare sviluppo nella responsabilità?