L’Immacolata che ci porta alla Luce

Immacolata

L’8 dicembre ha per me un significato particolare. Una propizia coincidenza di date ha posto il mio sacerdozio sotto la protezione mariana. Oggi, quindi, ricordo il ventiquattresimo anniversario della prima Messa che ho celebrato nell’umile consapevolezza che il nome di Maria è sempre stato sinonimo di misericordia. Ho avvertito la sua materna guida lungo ogni tornante del sentiero. E in questa strada segnata dalla presenza di Maria c’è, in questi ultimi nove anni, anche In Terris, testata giornalistica a Lei votata e che oggi vede la sua nuova veste grafica. L’Immacolata Concezione significa proprio che Maria è la prima salvata dall’infinita misericordia del Padre. Quindi anticipa la salvezza che Dio vuole donare in Cristo a ognuno di noi.

don Aldo Buoaniuto
don Aldo Buonaiuto 24 anni fa

L’Immacolata è la più luminosa delle solennità mariane. Il dogma diventa sequela quotidiana, stella polare nell’esistenza individuale e collettiva dei singoli credenti e della comunità dei fedeli. La festa odierna, infatti, offre un’opportunità unica all’umanità indicando la via d’uscita dal buio attraverso la contemplazione di un “singolare privilegio”. E’ il dono grazie al quale la Madonna è stata preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento. “Pur vivendo nel mondo segnato dal peccato, non ne viene toccata – evidenzia papa Francesco -. Maria è nostra sorella nella sofferenza, ma non nel male e nel peccato. Anzi, il male in lei è stato sconfitto prima ancora di sfiorarla perché Dio l’ha ricolmata di grazia”. Perciò la madre del Risorto è messaggera di speranza e testimone di luce aldilà del buio.

L’Immacolata, ci insegna il bimillenario Magistero della Chiesa, è icona della misericordia divina che ha vinto sul peccato. Amore e fede soccorrono un mondo scosso da guerre, ingiustizie, violenze. Seguire le orme di Maria equivale a vincere il nostro egoismo, asciugare lacrime e donare gioia. L’Immacolata è il modello della Chiesa e, per sua intercessione, la misericordia può prendere possesso dei nostri cuori e trasformare l’intera vita di tutti e di ciascuno. All’indomani del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, papa Francesco ha affidato il cammino della Chiesa alla premurosa intercessione di Maria. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rigeneratrice della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’empatia e la condivisione non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Scopriamo così la dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri che fa dell’Immacolata un paradigma ecclesiale per l’evangelizzazione.

E’ sulla scia della devozione mariana che papa Francesco ci ridesta alla centralità di una “Chiesa povera per i poveri”. Infatti, solo una Chiesa povera potrà camminare con i poveri, facendosi voce dei loro diritti negati. Il riferimento costante sono i poveri non solamente in senso economico, ma nel senso complessivo con cui la Sacra Scrittura determina la categoria. A partire appunto dall’Immacolata fino a tutti coloro ai quali è rivolto l’annuncio del Regno. Nasce qui la “conversione ecclesiale” invocata dal Santo Padre ad Assisi durante la visita alla sala della spoliazione.

Sull’esempio di Maria si rinnova una Chiesa umile, inquieta, accanto agli ultimi, non narcisista né autoreferenziale, non ossessionata dall’attaccamento a qualunque forma di potere. Maria nel Vangelo pronuncia poche ma decisive parole. Il suo messaggio più forte e universale, però, è la presenza ai piedi della croce, quando quasi tutti hanno abbandonato Gesù sul calvario. “Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello”, insegna San Massimiliano Kolbe che nell’abisso del lager dimostrò che la morte non ha l’ultima parola.