Il significato della vita consacrata

La tentazione, o meglio la scusa, è riservare la Parola di Gesù del Vangelo di questa domenica a quei pochi che scelgono di seguire una via radicale, che hanno la vocazione di consacrarsi al Signore, suore, preti o monaci; tanto ci sembra esigente.

Invece questa Parola è rivolta a tutti coloro che vogliano seguire Cristo, che desiderano compiere la Sua volontà: perché seguire Cristo, essere cristiano, richiede scelte serie, scelte di vita. Altrimenti si vive una fede “annacquata”, fatta di ritualità e di obblighi da rispettare, una fede che è come una barchetta sballottata dalle onde della vita, senza una base solida: la casa costruita sulla sabbia di cui ci parla Gesù alla fine del discorso della Montagna del Vangelo di Matteo (7,26).

Seguire la via di Dio richiede di saper sacrificare affetti e aspettative anche di chi ci vuole bene: è un “linguaggio duro” come diranno gli apostoli a Cristo! Però quando Gesù gli chiederà se dunque anche loro se ne vogliono andare, Pietro risponderà “Signore da chi andremo? Tu solo hai Parole di Vita Eterna” (Gv. 6,68).

Come rispondiamo noi oggi a questa Parola? Perché in gioco non c’è il “dover essere più buoni o bravi”, ma trovare la via della felicità, il senso della vita! Solo mettendo in gioco tutto, rischiando di perdere le cose a cui teniamo di più, rinunciando ai nostri progetti di felicità per seguire Dio, potremo sperimentare quanto è vero quello che ci dice oggi Gesù:Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”.

La verità è che non siamo liberi, ma legati da tanti fili, spesso vere catene: l’affetto degli altri, la stima, la paura di non essere “qualcuno”, il desiderio di accumulare, di cercarci delle sicurezze…

Ma chi accoglie la Parola di Gesù e la mette in pratica, chi ascolta i profeti che Dio gli invia nella vita, rischiando talvolta affetti e beni per seguire la via di Dio, riceverà invece la ricompensa: una pienezza di vita che non si può comprare con nulla.

Solo questa pienezza ci può donare un rapporto nuovo con gli altri: ora sì potrà servire davvero i suoi genitori, amare il marito o la moglie, i figli, gli amici, perché lo farà da uomo libero, che non elemosina un po’ d’affetto, ma che dona lui per primo Amore.

Diciamo spesso con una battuta, ancora una volta per giustificarci: “io non sono san Francesco”!però come cristiani siamo chiamati a scegliere la via di Dio, secondo la nostra storia, che non è la stessa del poverello, ma sicuramente in Dio è una via di felicità e di pienezza.

San Francesco d’Assisi, come tanti altri Santi, per seguire questa via sentì il bisogno di fare questa scelta pubblicamente: spogliandosi di tutte le sue ricchezze, prima di tutto delle aspettative di suo padre che lo voleva come lui un ricco mercante. Da quella fiducia data a Dio, che grande ricchezza è nata, nella Chiesa e nel mondo. E che felicità per Francesco!

Chiediamo oggi al Signore di donare anche a noi la Grazia di rischiare per Lui: saremo finalmente felici, liberi e capaci di amare!