Ecco i tre versanti su cui lo Stato deve intervenire

Dobbiamo tutelarci da questa pandemia che sta portando morte in tutto il mondo. La fase 2 deve tenere conto che, come in Germania e Francia, dove le misure di contenimento sono state allentate troppo presto, la curva dei contagi sta nuovamente salendo. Bisogna essere molto prudenti, ma in questo sembra che il nostro governo abbia imboccato questo indirizzo. Finora la maggioranza degli italiani ha collaborato, ma deve continuare a con più impegno, mantenendo le distanze, indossando le mascherine e avendo cura di lavarsi le mani. Anche l’utilizzo dell’app Immuni, sebbene possa vincolarci un po’, potrebbe essere utile per il bene comune e per individuare eventuali contagi, permettendo di isolarli tempestivamente.

Questa pandemia ha stravolto, oltre la nostra quotidianità, anche la nostra vita di credenti. Da oltre un mese non possiamo partecipare alle celebrazioni, ma paradossalmente, la vita spirituale e la dimensione religiosa ha avuto come un risveglio, come quando manca il pane e ti viene fame. Sui social e nella rete c’è stato un grande fiorire di momenti di preghiera, rosari, messe. E’ ovvio che si auspica un ritorno, presto, alla pienezza della vita di fede attraverso i sacramenti, soprattutto quello dell’eucarestia. Se fossi stato io a trattare, con molta umiltà e senza voler fare crociate, avrei chiesto – sempre nel rispetto delle regole – che si potesse celebrare un’Eucarestia feriale, con massimo 15 persone e controlli rigorosi.

Il diffondersi del contagio da coronavirus ha causato disagi a molte famiglie, pensiamo a chi ha un figlio affetto da disabilità. Questa chiusura forzata in casa ha caricato le loro spalle di una pressione enorme. Ci sono state delle iniziative di sostegno alla genitorialità a domicilio, nelle trasmissioni televisive si è scelto di inserire un interprete della lingua dei segni. Non si può però negare che per le famiglie si è trattato di un periodo molto intenso. Ma anche le grandi strutture che ospitano persone disabili, anziani, senza fissa dimora hanno dovuto dare i conti con il rischio del contagio che poteva causare, come nelle case di riposo, una strage.

Pensiamo alle Rsa, alle case di riposo. E’ chiaro che il problema è molto a monte dell’epidemia. “Dio ha creato la famiglia, gli uomini hanno creato gli istituti”, diceva il nostro fondatore don Oreste Benzi. Bisogna essere molto onesti, soprattutto nel nord Italia, anche nei paesini più piccoli c’è una casa di riposo. E’ consuetudinario l’atteggiamento di relegare i nostri nonni in queste “prigioni dorate”, così tanto che anche loro, avanzando con l’età si convincono di essere un peso per la famiglia e chiedono di essere portati in queste strutture. E’ necessario più che mai l’intervento dello Stato, deve fare investimenti importanti, magari dando uno stipendio a quel familiare che sceglie di tenere con sé il nonno. Le case di riposo sono un costo sociale e, stiamo vedendo ora, l’alto prezzo che abbiamo pagato con le tante morti dei nostri anziani, la parte più saggia del Paese.

L’emergenza sanitaria causata dal coronavirus ha portato alla chiusura di molte attività. C’è il rischio che si creino molti nuovi poveri. E’ il lavoro che crea dignità, dobbiamo fare di tutto affinché tutte le persone abbiano un impiego. Si potrebbe pensare a una redistribuzione del lavoro, così che ci sia per tutti, fare qualche sacrificio, ma tutti devono avere la dignità del lavoro, di guadagnarsi il pane con i propri talenti, mani e competenze.

Il governo deve intervenire su tre versanti: quello sanitario, come sta facendo in modo sufficientemente adeguato; quello lavorativo, per garantire a tutte le imprese di poter riaprire e continuare a dare lavoro; quello familiare, perché ci sia un vero e forte sostegno alla vita, incentivare la natalità perché dopo la crisi l’Italia avrà bisogno dei giovani per ridare futuro e continuità alla storia del nostro Belpaese.