Ecco le cinque strade per rilanciare la scuola dopo la pandemia

Qualche giorno fa si è svolta nella Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati, presso le Commissioni VII (Cultura e Istruzione) della Camera e del Senato riunite in seduta congiunta, l’audizione del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, relativa alle Linee programmatiche del Ministero.

Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienzaabbiamo ottenuto un risultato importante per ampliare le risorse per la scuola – ha spiegato il Ministro -. Abbiamo preso l’impegno di darci un tempo per recuperare il principale vulnus del nostro sistema: non dare uguali opportunità alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi. Le diseguaglianze, la dispersione, la povertà educativa segnano in modo negativo il nostro cammino del crescere. Il recupero di questi punti può portarci a superare la lunga stagnazione in cui il nostro Paese è da troppo tempo”. 

“Investire in istruzioneha proseguito il Ministro – vuol dire accrescere il numero di coloro che sono in grado di partecipare alla crescita del Paese. Abbiamo bisogno di aumentare il livello di produttività e aumentare il numero di coloro che dispongono delle competenze necessarie per concorrere allo sviluppo. In questo momento non basta l’apprendimento continuo e diffuso ma occorre dare un’accelerazione. La scuola motore del Paese non è solo una dichiarazione ovvia ma un piano di intervento, basato sulle coordinate del ruolo delle persone e dell’organizzazione”.

Le Linee Programmatiche si snodano lungo cinque traiettorie strategiche di seguito indicate.

1. La scuola motore del Paese: si intende avviare una vera e propria fase costituente. La scuola e lo studio sono considerati come un bene comune al pari del diritto alla salute e come leva fondamentale per l’educazione allo sviluppo sostenibile (Agenda 2030). “Ci sono due linee per legare l’istruzione allo sviluppo, ha dichiarato il Ministro. Aumentare le competenze per aumentare la competitività. Investire in istruzione significa anche aumentare il numero di coloro che partecipano alla vita attiva del Paese”.

2. Il diritto allo studio: va inquadrato all’interno di una visione più ampia di società. Dovrà sostanziarsi di priorità irrinunciabili come il sostegno economico, il diritto ad una scuola di qualità e all’equità complessiva del sistema educativo; la riduzione della dispersione scolastica, il contrasto alle povertà educative e l’abbattimento dei divari territoriali; l’inclusione e la presa in carico delle fragilità; l’allineamento dell’offerta formativa agli standard internazionali; la riforma del sistema di orientamento degli studenti con particolare riferimento a quello in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado; lo sviluppo delle metodologie didattiche, le innovazioni digitali e le nuove tecnologie oltre la fase emergenziale; l’aumento del tempo scuola. La pandemia come choc esterno ha esasperato le diversità e messo a nudo delle situazioni non più sostenibili come il diritto allo studio: abbiamo un indice insostenibile di dispersione scolastica, ha affermato Bianchi. C’è una dispersione esplicita, di chi non riesce a raggiungere titolo di studio, e chi lo consegue ma non ha le competenze adeguate. Dobbiamo iniziare fin dall’estate a fare un ponte verso l’anno prossimo.

Ed inoltre “bisogna legare di più il rapporto fra studenti e famiglie. E’ importante preparare per tempo i ragazzi. L’orientamento vuol dire non lasciare le famiglie e i ragazzi soli in una scelta che determinerà la propria vita. Il diritto allo studio è un diritto se funziona per tutti“.

3. L’organizzazione del sistema scolastico. Vi si ravvisano molteplici necessità: ridisegnare l’offerta formativa in raccordo con i servizi educativi extra scolastici in senso verticale; la continuità del processo educativo lungo tutto l’arco della vita in senso orizzontale; una maggiore integrazione tra la dimensione formale e non formale nel processo di insegnamento-apprendimento; il ripensamento dei curricoli; l’investimento sul sistema integrato 0-6 anni; la filiera formativa professionalizzante degli istituti tecnici superiori (ITS); la riforma del modello organizzativo; la cooperazione tra scuola, università e ricerca; una nuova idea educativa di edilizia scolastica. “Non voglio distruggere il liceo classico a scapito degli ITS. Dobbiamo arricchire. Gli ITS hanno una propria autonomia. Dobbiamo uscire dalle gabbie del 900” ha spiegato il Ministro.

4. Il ruolo del personale della scuola. Non si può più prescindere da una riforma di sistema con politiche nuove per il reclutamento e la formazione continua del personale scolastico; dalle professionalità della scuola come pilastro per l’autonomia, la sostenibilità e l’innovazione; dal rimettere al centro gli insegnanti; da una rinnovata formazione iniziale; da un rinnovato sistema di reclutamento dei docenti; dalla formazione continua e dalla valorizzazione del personale scolastico. “Quando l’anno scorso gli insegnanti hanno dovuto utilizzare gli strumenti digitali si è visto che si sono dati da fare – ha ammesso Bianchi – certo, con risultati diversi nel territorio, ma ognuno ha fatto quel che poteva. Ecco perchè bisogna fare un programma di formazione sistematica. Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) lo prevede e ci dà le risorse per ciò”. E ancora “abbiamo bisogno di insegnanti per avere classi più piccole e aumentare il tempo scuola. Dobbiamo uscire dalla meccanica lineare tot docenti-tot studenti. ….Inoltre la professione del docente va riconosciuta anche in termini salariali, servono carriere più articolate per i docenti e tutto il personale delle scuole….. Abbiamo bisogno anche di più dirigenti. I dirigenti hanno una funzione fondamentale, non abbiamo dato il giusto peso alla gravosità degli impegni che hanno avuto, va e andrà riconosciuto di più nel confronto contrattuale” ha proseguito il Ministro.

5. La riforma del Ministero. Si impongono un disegno organizzativo e strumenti gestionali innovativi come pure linee d’integrazione fra ministero e sviluppo dell’autonomia funzionale delle scuole. E’ indispensabile rilanciare l’autonomia scolastica nell’unità del sistema nazionale di istruzione e rinsaldare i legami con il territorio attraverso patti educativi di comunità: il patto educativo di comunità rende praticabili altri spazi educativi che possono temporaneamente entrare nella disponibilità organizzativa della scuola come “piano scuola estate 2021”. Infine non è più rinviabile l’adozione di un Testo Unico delle leggi sulla scuola. Si intende infine ridisegnare l’organizzazione del Ministero e rafforzare le strutture periferiche. Ci sono due linee importanti: su un asse le persone, gli studenti, tutto il personale della scuola e le famiglie e un asse che è l’organizzazione e la Governance” ha concluso Bianchi.