I difetti del modello economico tradizionale

Oggi sappiamo che esiste un modello economico generale alternativo a quello tradizionale. L’attuale modello di equilibrio economico generale pensato dagli economisti ed usato come riferimento da gran parte dei ricercatori ragiona su come la competizione dei mercati e mette in relazione la domanda di una molteplicità di consumatori che scelgono cosa acquistare in termini di beni e servizi massimizzando la loro utilità/felicità e una miriade di produttori che decidono cosa vendere e a quale prezzo per massimizzare i loro profitti.

La concorrenza mette in gara tra loro i produttori che per poter emergere abbassano i prezzi, col risultato che aumenta il benessere dei consumatori – poiché questi ottengono grandi varietà di beni a prezzi bassi e inferiori a quanto sarebbero stati al massimo disposti a pagare per ottenere lo stesso bene. Questo, chiamato il surplus del consumatore, è il maggior beneficio prodotto dal mercato. Lo stesso modello di cui stiamo parlando riconosce però che il mercato non riesce, nel suo equilibrio spontaneamente determinato, a realizzare il miglior risultato per la collettività. A causa della presenza di tanti ostacoli come gli effetti negativi indesiderati delle azioni che facciamo sui nostri simili, come l’inquinamento, o il fatto ci sono dei beni pubblici che i privati non hanno interesse a produrre nella quantità socialmente desiderata perché non in grado di appropriarsi dei benefici derivanti dalla loro vendita, ad esempio l’informazione, la salute o la sicurezza. La soluzione dei problemi in questa visione tradizionale avviene grazie all’intervento dall’alto di istituzioni che agiscono da “pianificatore benevolente”. Il difetto di questo modello è di sovrastimare le possibilità informative e l’attitudine a fare il bene dei cittadini delle istituzioni e sottostimare invece la prosocialità di imprese e cittadini.

L’alternativa ha un nome, “generatività”. Questo parte dall’assunto, verificato nella realtà dei fatti, che cittadini e imprese non si comportano solo massimizzando le proprie entrate monetarie ma traggono soddisfazione da comportamenti socialmente orientati. Nel mondo in cui viviamo il dono di tempo e di denaro da parte dei cittadini e la presenza di moltissime organizzazioni che abbinano all’obiettivo della creazione di valore economico l’ambizione di generare un impatto sociale ed ambientale positivo dimostrano che l’ipotesi del modello tradizionale di cittadini e imprese “miopemente autointeressati” è un errore.

La via da seguire per attuare questo modello nell’era della globalizzazione e del profitto è quella di valorizzare la leva del voto col portafoglio per mettere in moto trasformazioni profonde di imprese e mercati. Così i cittadini diventano consapevoli che le loro scelte di consumo e risparmio sono e possono essere un voto per quelle aziende all’avanguardia nella creazione di valore economico che si coniuga con qualità del prodotto, salute, sostenibilità ambientale, giustizia sociale e dignità del lavoro. Le istituzioni, a loro volta, possono applicare questi principi ai propri acquisti – come appalti green e generativi – e contribuendo con le proprie decisioni a ridurre ostacoli come la scarsa consapevolezza dei cittadini, limiti di informazione sulle caratteristiche di responsabilità sociale e ambientale dei prodotti, difficoltà di coordinamento delle decisioni e differenze di prezzo rispetto ai prodotti tradizionali.

Una società in grado di valorizzare le energie positive del nuovo modello, ovvero quelle attitudini prosociali di cittadini e imprese con istituzioni levatrici delle energie positive della società, è una società molto più felice e generativa. Gli studi sulle determinanti della soddisfazione e ricchezza di senso di vita su milioni di osservazioni in tutto il mondo indicano che le persone sono felici se generative, ovvero quando le loro scelte hanno un impatto positivo sulla vita dei loro simili. Una società dove risparmiatori e consumatori votano col portafoglio arricchendo di senso e significato le loro scelte di consumo, dove la vita di lavoro nelle imprese è orientata a fini più generativi socialmente e ambientalmente responsabili, dove i rappresentanti delle istituzioni sanno essere generativi perché levatori delle energie della società civile, è una società più felice.