Da turisti a pellegrini, il passo è breve

È stato firmato recentemente un Accordo di collaborazione tra gli Assessorati dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, dell’Agricoltura, del Territorio e Ambiente e del Turismo della Regione Siciliana e le Arcidiocesi di Palermo, Agrigento, Monreale e l’Eparchia cattolico-bizantina di Piana degli Albanesi per la valorizzazione e fruizione dell’” Itinerarium Rosaliae”. Si tratta di un cammino religioso che parte dalla Grotta dell’Eremo della Quisquina nell’agrigentino al Santuario di Monte Pellegrino a Palermo, dove è venerata S. Rosalia eremita dell’epoca normanna. Il percorso si snoda per 187 km e attraversa diverse aree naturali protette e 14 comuni dell’entroterra siciliano. Questo cammino oltre gli aspetti culturali, turistici ed economici ha un aspetto spirituale.

Nell’Accordo è messo in evidenza che “la Chiesa, in una prospettiva pastorale, considera il turismo religioso una concreta possibilità di annuncio e trasmissione della fede; un’opportunità per l’uomo di ricerca di senso su sentieri privilegiati e riscoperti di spiritualità profonda; una riscoperta delle radici in un contesto culturale di perdita di identità; un’opportunità per attivare “itinera stuporis”, percorsi di vita buona, per introdurre le donne e gli uomini del terzo millennio all’arte vitale dello stupore ed alimentare la vita di desideri autentici di bellezza, di ricerca del bene comune, di solidarietà e di speranza; un laboratorio di creatività pastorale e di opportunità lavorativa soprattutto per i giovani, per renderli protagonisti del loro territorio e della loro storia; via per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Cristo Risorto, l’uomo perfetto e completo”.

Con Accordo siglato nel 2018 tra la Regione Siciliana e la Conferenza Episcopale Siciliana, in un contesto più ampio di iniziative mirate per la promozione del turismo religioso, è stata prevista la creazione di un Atlante dei cammini religiosi in Sicilia.  Si tratta di un segmento turistico importante, che intende favorire significativi flussi di pellegrini verso santuari da sempre meta di pellegrinaggi devozionali, non sempre conosciuti o valorizzati. Le tradizionali Vie Francigene di Sicilia, percorse nei secoli da Greci, Romani, Bizantini, Arabi , Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, oggi sono diventate una  rete di cammini turistici che attraversano tutta l’isola.

Tra gli itinerari storici c’è la Magna Via Francigena che collega Palermo ad Agrigento per un totale di 183 km; la Via Francigena che collega Palermo a Messina con un cammino di 370 km; la Via Fabaria che da Agrigento arriva alle falde dell’Etna, all’abbazia Maniace nei pressi di Bronte; la Via Mazarense che va da Mazara del Vallo a Palermo, passando da Marsala, dalla zona archeologica di Segesta e dalle colline di S. Giuseppe Jato e dalla Conca d’Oro.

In questi ultimi anni le esperienze di comunità parrocchiali, di associazioni ecclesiali o turistiche, di pellegrini di ritorno da Santiago o dalle Vie Francigene hanno dato vita a percorsi tematici in diverse parti dell’isola ispirati ai vari santuari mariani o alla memoria dei santi minori venerati nei comuni siciliani. Tra questi: i monaci basiliani san Silvestro da Troina, san Teoctisto di Caccamo e san Leoluca da Corleone, gli anacoreti San Corrado Confalonieri e il beato Guglielmo da Noto, i cappuccini San Felice da Nicosia e san Bernardo da Corleone, al quale si ispirò il Manzoni nel delineare la figura di Fra Cristoforo.

Le “Vie Sacre” sono dei cammini che presuppongono un tema sacro ed una pratica escursionistica e si presentano come occasione di crescita umana e spirituale che valorizza il territorio e le tradizioni delle comunità locali. Oggi il turismo religioso interessa particolarmente perché a livello globale i numeri descrivono un fenomeno in grande crescita, che è visto come opportunità di sviluppo locale particolarmente delle aree interne in grado di intercettare la domanda di viaggiatori spinti da motivazioni in qualche modo legate al senso religioso. Si tratta di pellegrini o di turisti definiti dagli esperti  “pluridimensionali”, alla ricerca di esperienze legate alla tradizione cattolica nella sua pluralità di forme o vagamente religiose, abbinate a pratiche spirituali solitarie o orientaleggianti, connesse con la frequentazione di beni artistico-architettonici a carattere religioso, ma anche di musei etnografici e archeologici o di trattorie che servono cibi tipici. La Chiesa è chiamata ad accompagnare questi pellegrini o turisti con gesti di accoglienza e di dialogo, per dare spazio a momenti di amicizia e di festa.