Come i Padri del deserto

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Per singolare coincidenza la celebrazione liturgica della Presentazione di Gesù al tempio, conosciuta popolarmente come Candelora, coincide con la giornata decisiva per la soluzione di una complessa e indecifrabile crisi di governo.  Intendiamoci, la politica ha sempre abbondato di formalismi e ritualità che nascondono indicibili conflittualità e malcelate volontà di rivalsa o persino di vendetta. Non ci stupiamo, quindi, di ciò che accade in queste ore nelle istituzioni, bensì a sorprendere e sconcertare è la tempistica: ci troviamo, infatti, nel bel mezzo di una pandemia e il piano nazionale per la vaccinazione di massa è drammaticamente paralizzato, con l’aggravante delle scadenze che incombono sull’Italia sotto forma di urgentissimi progetti richiesti dall’Unione Europea per beneficiare del Recovery plan. Insomma litigare ora per un rimpasto nell’esecutivo equivale ad interrogarsi sulle brioche mentre sotto le finestre monta l’indignazione popolare.

Amareggia pensare che quella politica definita da San Paolo VI “la più alta forma di carità”, offra un grigio spettacolo di frammentazione ed egolatria, dopo che papa Francesco ha più volte ammonito tutti ad anteporre il noi all’io, pena l’essere giudicati dalla storia inadeguati alle priorità imposte dall’attuale tragedia. Gesù, Figlio di Dio, avvertì la necessità di presentarsi e purificarsi nel pubblico confronto con le autorità civili e religiose della sua epoca. E oggi, per la Giornata della vita consacrata, la Chiesa richiama il valore unitario della comunità.

Al contrario i politici di ogni appartenenza e schieramento danno triste prova di particolarismo e insensibilità al bene comune. Un’indifferenza alle sofferenze di intere fasce della popolazione, alle prese con una pandemia che è sanitaria, economica e sociale. Dalla patristica traiamo una millenaria lezione: carestie, pestilenze, catastrofi distruggono il tessuto morale e collettivo di una società quando non trovano risposte all’altezza nei rappresentanti pubblici. I Padri del deserto, che lasciavano il loro eremitaggio solo in caso di estrema urgenza, tornavano in città esclusivamente qualora la sentissero minacciata da gravi pericoli. Seguano il loro alto esempio coloro che non rendono onore alla loro missione rinviando passi e decisioni da cui dipendono la sorte dei loro fratelli e sorelle. Non c’è autentica fraternità senza la sincera disponibilità al sacrificio personale da parte di coloro ai quali è delegata la rappresentanza e la salvaguardia degli interessi generali.