Chi fa il Papa e chi lo è

Nella bimillenaria storia della Chiesa non sempre è bastata l’elezione pontificia a calare un Papa nella radicalità evangelica della propria missione. Quando si siede sul Soglio di Pietro la forma diventa contenuto.  La lezione del Concilio Vaticano II nella predicazione di Francesco è evidente nella predicazione semplice, simbolica e di grande coerenza nella vita di cristiano e di uomo. Papa Francesco è il primo pontefice del post concilio che non ha partecipato al Vaticano II. Non avendo partecipato all’elaborazione dei documenti del Concilio, egli li cita effettivamente poco, a differenza dei suoi due immediati predecessori (Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger). Sembra che egli si riferisca più allo “spirito” del Concilio che alla lettera dei suoi documenti. Si ha l’impressione che il Concilio sia per lui un’evidenza che non vada discussa.

Come ha detto nella sua omelia di apertura del Giubileo straordinario della misericordia, il Concilio è stato “un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo”. Con Bergoglio siamo entrati in una nuova fase della ricezione del Vaticano II. Dal Concilio in avanti, grazie anche ai pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il cammino ecumenico a livello di vertice ma soprattutto a livello di base è avanzato sia con la Chiesa ortodossa sia con le chiese riformate. Molti i passi compiuti e ancora altri saranno sicuramente proposti.  Una data che resterà sicuramente impressa nelle memoria ecumenica è quella del 22 giugno 2015, giorno della visita nel Tempio Valdese di Torino, un momento storico, a conclusione della visita pastorale nella città della Sindone. Francesco ritiene che la Chiesa, per essere “dei poveri”, dev’essere “povera” essa stessa. Lui ne parla spesso, ne dà l’esempio con lo stile della sua vita, e fa vedere quanto vuole che le strutture della Chiesa, proprio a cominciare da quelle del Vaticano, facciano capire come la semplicità e la trasparenza delle operazioni debbano manifestare che la finanza non è dominante, ma è solo uno strumento per i rapporti di carità e di fraternità. E questo risulta così evidente che dall’America del Nord lo si mette in guardia dall’accusare il capitalismo, che con le sue sovvenzioni permette alla struttura vaticana di sopravvivere. Ma papa Francesco sente che solo uno stile di povertà e di solidarietà consente alla Chiesa di essere la Chiesa di Cristo e del Vangelo. L’altra finalità che emerge dalle parole e dallo stile di papa Francesco è quella di una Chiesa di “comunione”. Oggi si contesta alla Chiesa cattolica di essere “clericale”.

Ovviamente non si può volere l’annullamento della gerarchia, come in alcune Chiese cristiane è avvenuto (e sono quelle che ufficialmente venivano declassate – proprio per questo – da “Chiese” a “Comunità”  cristiane), ma si vorrebbe che la gerarchia, a tutti i livelli, si riconoscesse “al sevizio” (in latino è proprio “ministerium”, che include il meno-minus di fronte al più – il magis – che è l’insegnamento, il “magistero”), con la priorità quindi dell’intero «popolo di Dio», costituito da quanti, per il Battesimo, sono inseriti in Cristo, divenendo così – per Lui, con Lui e in Lui – sacerdoti, profeti e pastori. La misericordia di Dio verso l’uomo è il segno più grande dell’Amore per ogni sua creatura. Questo tratto distintivo, il più profondo nella dimensione della fede cristiana, è costitutivo della Chiesa in uscita proposta da Francesco che è l’aggiornamento della Chiesa in ascolto della storia del Vaticano II. Il legame è dunque profondo e vero, così come la capacità di comunicare di Bergoglio in modo semplice ma nello stesso tempo non banale, il messaggio di salvezza di Cristo al mondo. La nuova evangelizzazione ha bisogno di confrontarsi con tutti i mezzi messi a disposizione della modernità. La rete internet, i social, l’età digitale sono luoghi di evangelizzazione e di spiritualità. Non può o deve esserci conflitto tra questi mondi. Sono realtà o ambiti da evangelizzare e dove la presenza e la mediazione dei cattolici è necessaria e fondamentale per fare crescere il mondo in umanità.