Sospese 200 app per uso improprio di dati

Sospette violazioni nel trattamento dei dati degli utenti. E' questo il motivo per cui Facebook, travolto dallo scandalo di Cambridge Analytica, ha sospeso circa 200 applicazioni nell'ambito di un'indagine sulle “app che hanno avuto accesso a un grande quantitativo di informazioni” degli utenti del social ideato da Mark Zuckerberg, prima che il social cambiasse il suo regolamento sulla privacy nel 2014. 

L'indagine

In un post firmato dal vicepresidente Ime Archibong, Facebook spiega di aver indagato finora su “migliaia di app” e di averne sospese circa 200. Queste saranno ora sottoposte a “un'indagine approfondita per stabilire se abbiano effettivamente abusato dei dati”. In tal caso, “saranno bandite”. “Alle persone – conclude il post – sarà mostrato se loro, o i loro amici, hanno installato un'app che ha abusato dei dati prima del 2015, così come abbiamo fatto per Cambridge Analytica”.

Cook attacca Zuckerberg

E mentre Facebook cerca di riacquistare la fiducia dei suoi utenti, Tim Cook attacca implicitamente Zuckerberg. Senza mai nominare il social media o il suo Ceo, l'esponente di Apple ha dichiarato: ''Noi respingiamo la scusa che ottenere il massimo dalla tecnologia vuol dire abbandonare il vostro diritto alla privacy. Noi abbiamo scelto di fare le cose diversamente, raccogliendo meno dati possibile e rispettandoli quando sono sotto il nostro controllo perché sappiamo che sono i vostri dati''.

Lo scandalo Google Analytica

Secondo le indagini del 'New York Times' e del 'Guardian', la società britannica Cambridge Analytica si sarebbe appropriata dei dati di milioni di utenti di Facebook per favorire l'elezione di Trump alla Casa Bianca e la Brexit. “Ho lavorato per capire esattamente cos'è successo – aveva scritto Zuckerberg qualche giorno dopo la pubblicazione dello scandalo sui media statunitensi – e come fare in modo che non succeda di nuovo. La buona notizia è che le azioni più importanti per evitare che ciò accada di nuovo oggi le abbiamo già intraprese anni fa”.